Toti non parla al gip Spinelli: «Abbiamo fatto una barcata di soldi»
Il legale del governatore: chiederemo un interrogatorio ai pm Le carte: contrarietà da Palazzo Chigi sulla proroga all’imprenditore
Non risponde al gip Giovanni Toti e resta ai domiciliari da dove non può «confrontarsi con i partiti che lo sostengono» per decidere se deve dimettersi, cosa che potrebbe convincere il giudice a revocare gli arresti. Avvalendosi del diritto al silenzio, mette in stallo la sua posizione fino alla prossima settimana, quando potrebbe presentarsi ai pm per convincerli che non erano tangenti ma leciti finanziamenti i soldi che ha ricevuto da Aldo Spinelli, il re della logistica portuale che diceva di aver fatto «una barcata di soldi» grazie ai favori che aveva ricevuto.
Toti entra intorno alle 14 di ieri nel palazzo di giustizia di Genova da un ingresso laterale e lontano dalle telecamere per l’interrogatorio di garanzia dopo l’arresto di lunedì per corruzione nell’inchiesta con 30 indagati che ha terremotato la Liguria. Come previsto, si avvale della facoltà di non rispondere. Va via mezz’ora dopo. Troppi gli atti da esaminare per confrontarsi ora con i pm diretti dal procuratore Nicola Piacente che hanno indagato per tre anni raccogliendo novemila pagine, spiega il suo avvocato, Stefano Savi. «Sta bene, anche se sono esperienze che segnano. Ha voglia di difendersi, di tornare una persona libera e spiegare quello che ha fatto», dice il legale aggiungendo che il governatore «rivendica di avere svolto l’attività politica alla luce del sole e che tutti i finanziamenti sono stati fatti secondo la legge. Non ci sono stati approfittamenti personali». Dimissioni? «Ci sta pensando. È una decisione politica che potrà prendere solo dopo un confronto diretto con i partiti che lo sostengono», che ci potrà essere solo se vengono revocati i domiciliari, ma dopo l’interrogatorio con i pm.
Una delle accuse principali riguarda la proroga per 30 anni della concessione per il terminal Rinfuse che, dice l’accusa, sarebbe stata comprata da Spinelli a suon di mazzette, ma Savi fa notare che il fascicolo è approdato in Regione dopo il sì di altri enti. Tra cui l’autorità portuale il cui presidente Paolo Signorini, però, è in carcere per corruzione. Le intercettazioni restituiscono un legame confidenziale tra Spinelli e Toti. Il secondo, dicono i pm, chiedeva finanziamenti in occasione di atti. Il governatore «è una persona assolutamente aperta che comunica volentieri e con la coscienza a posto che forse si riteneva in grado di poter dire anche qualcosa che a posteriori può apparire poco confacente», afferma Savi. Quando gli si chiede cosa pensa di un arresto dopo anni di indagini, l’avvocato si domanda perché, «se c’era un’attività così pericolosa», non si è interventi subito per bloccarla invece di arrestare tre anni dopo dicendo che Toti potrebbe reiterare il reato in vista delle Europee «alle quali non partecipa».
Le delibere favorevoli,evidenzia il gip Paola Faggioni, hanno aumentato il valore della Spinelli srl. Quando a settembre 2022 il colosso tedesco Hapag-lloyd ne acquisisce il 49% detenuto dal fondo Icon e un 4% dalla famiglia Spinelli (che resta al 51%), l’imprenditore 84 enne è al settimo cielo: «C’han dato una barcata di soldi che tu non hai un idea, una cosa incredibile (...) quasi trecento milioni (ad Icon, ndr.)! (…) a noi c’ hanno dato una castagna secca! 73 milioni! come potevamo dire di no? ma poi cash eh!». L’iter delle Rinfuse non è stato facile per l’opposizione di tre componenti del comitato dell’autorità portuale. Uno è il rappresentante della città di Genova, Giorgio Carozzi. Chiede consiglio all’amico Antonio (non identificato) che risponde da un cellulare intestato alla Presidenza del Consiglio dei ministri e lo esorta a non votare a favore perché «non è per niente a norma di legge». Per Carozzi «non è borderline, è al di là del delinquenziale». «Una merdata da manette» replica Antonio.
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Il difensore «Dimissioni? È una decisione che potrà prendere solo dopo un confronto con i partiti»