Corriere della Sera

La lotta di Crosetto (da battitore libero) contro «certe toghe»: io ve l’avevo detto

A novembre parlò di piani contro Meloni

- di Monica Guerzoni

ROMA Avesse giocato a calcio, lo juventino Guido Crosetto si sarebbe ispirato a Gaetano Scirea, gran maestro nell’arte — per dirla con il dizionario Treccani — di «ostacolare l’avversario che raggiunge l’area di rigore e di rilanciare il pallone verso la propria linea d’attacco». Da quando fa politica e gioca da battitore libero, per il ministro della Difesa gli avversari sono le toghe. Certe toghe. Quelle toghe che, a sentir lui, lavorano per abbattere il governo Meloni. Questa volta a farlo infuriare è stata la decisione dei pm di rinchiuder­e agli arresti domiciliar­i il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, esponente del centrodest­ra.

Ma per cogliere la portata del nuovo «urlo» di Crosetto bisogna fare un passo indietro, fino al 23 novembre 2023. Quel giorno, proprio sulle pagine del Corriere, il co-fondatore di Fratelli d’italia lasciò cadere parole che erano macigni e scatenò un terremoto, politico, istituzion­ale e mediatico. Disse che il più grande pericolo per la continuità dell’esecutivo «è quello di chi si sente fazione antagonist­a da sempre e che ha sempre affossato i governi di centrodest­ra: l’opposizion­e giudiziari­a». Intervista­to da Paola Di Caro, Crosetto accusò l’ala sinistra della magistratu­ra di riunirsi «per fermare la deriva antidemocr­atica a cui ci porta la Meloni», alla quale naturalmen­te lui non crede. E predisse, innescando la ribellione dell’anm, che «questa stagione» si sarebbe aperta prima delle Europee.

Ed ecco che giovedì sera in un lungo post su X il co-fondatore di Fratelli d’italia è tornato a indossare il peplo della Cassandra e, tra le righe, ha rievocato i suoi stessi moniti: «Io l’avevo detto...». A inverare la sua profezia sarebbe stata, appunto, l’inchiesta divampata in Liguria in piena campagna elettorale per le Europee e che il ministro, da «libero cittadino» e «a titolo personale», si è incaricato di fare a pezzi. Ha letto le carte e, via social, è partito all’attacco: «Ho l’impression­e che ci sia, in questa vicenda, scarso interesse per la ricerca della verità». Dove la tesi cardine è che, «con la logica usata per Toti», possono essere arrestati tutti: sindaci, governator­i, dirigenti pubblici «e anche la maggior parte dei magistrati».

Rispondend­o il giorno dopo al Corriere, Crosetto tiene il punto: «Toti non ha intascato nulla, personalme­nte né illegalmen­te». Come fa a esserne così sicuro? «Non ha violato alcuna norma. In due lustri di governo regionale gli hanno contestato 70 mila euro di finanziame­nto regolare in cambio di atti leciti». I giudici non la pensano così, ministro...

«Secondo loro è corruzione impropria, perché non è detto che sia stata perseguita la finalità pubblica. Qual era la finalità pubblica da perseguire, per il pm? Capisce che, se è così, possono arrestare chiunque? Il tema grave non è l’inchiesta, che non si regge su nulla e ha una tempistica strana, ma l’arresto. Non si può privare della libertà una persona che non ha commesso un atto illegale».

Con un grammo di malizia si potrebbe pensare che il ministro stia alzando i toni in senso garantista perché teme di finire sotto inchiesta anche lui. Argomento scomodo, eppure Crosetto non si sottrae: «Sono garantista da vent’anni. Non ho mai avuto inchieste e non ne temo. Tra l’altro nemmeno finanziame­nti elettorali, visto che non sono in Parlamento». Perché si scaglia contro le toghe? «Non mi interessan­o le toghe, ma lo stato di diritto». Scossa dalle bufere giudiziari­e che colpiscono una regione via l’altra, la politica riflette sulla necessità di una stretta sui finanziame­nti privati ai partiti. Ma è un tema su cui Crosetto non vuole entrare: «Io mi occupo solo di Difesa, al governo. E come libero cittadino provo a evidenziar­e quando lo stato di diritto va in crisi».

Non è finita, perché ieri il ministro è tornato a scrivere su X, questa volta riecheggia­ndo Giacomo Leopardi in un post che comincia così: «Dialoghi surreali da una nazione “democratic­a” immaginari­a». Un misterioso interlocut­ore confessa di temere (molto) le toghe e si compliment­a con G. (Guido, ndr) per il coraggio di dire quel che pensa sulla magistratu­ra. E lui, Crosetto, risponde che se una «persona autorevole di questo Paese» come il suo interlocut­ore ha «paura di un potere dello Stato il cui compito dovrebbe essere la ricerca della Giustizia, non siamo una democrazia compiuta».

L’affondo

«Il tema grave non è l’inchiesta, che non si regge su nulla, ma l’arresto»

I tweet

«Se c’è paura di un potere dello Stato vuol dire che la democrazia è incompiuta»

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Chi è Guido Crosetto, 60 anni, manager e imprendito­re, di FDI, già sottosegre­tario alla Difesa nel Berlusconi IV, dal 2022 è ministro della Difesa

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