Un’altra aggressione agli agenti a Milano La polizia spara e ferisce un 27enne
Il pm: è legittima difesa. Migliora il viceispettore accoltellato
MILANO Passano poco più di 24 ore dalla notte di Lambrate, con il ferimento a coltellate del viceispettore Christian Di Martino durante il fermo di un 37enne marocchino, all’intervento quasi fotocopia in stazione Centrale. Stavolta però la polizia ferroviaria spara e ferisce in modo grave un 27enne egiziano, Mohamad el Shaad Alì Harga, richiedente asilo, in preda alla droga che si stava scagliando contro gli agenti cercando di colpirli con un pezzo di marmo. Anche in questo caso un poliziotto aveva cercato di immobilizzare l’aggressore con il taser, la pistola elettrica: uno dei dardi ha preso la gamba ma l’altro s’è fermato sulla cintura, non chiudendo il circuito. E così, una frazione di secondo dopo, mentre l’egiziano si stava scagliando verso di lui, il collega a «guardia» dell’agente ha sparato un colpo di pistola ferendolo alla spalla sinistra. Tutto è stato ripreso dalle telecamere. Il proiettile, dall’alto verso il basso, ha colpito la scapola per poi fermarsi nel muscolo, senza ledere punti vitali. L’agente della polizia ferroviaria, 27 anni, è ora indagato per lesioni pluriaggravate ma con le scriminanti della legittima difesa e dell’uso legittimo dell’arma nel fascicolo aperto dal pm Rosario Ferracane e dal procuratore Marcello Viola.
La vittima è stata subito soccorsa — erano le 2.20 di venerdì — e portata d’urgenza al Niguarda. Per lui una prognosi di 70 giorni. Lo stesso ospedale in cui ancora lotta il viceispettore Di Martino. Ieri è iniziata la fase del risveglio. «Comprende le parole dei medici e muove gli arti», dicono i colleghi. Il 35enne è «stabile», i medici sono ottimisti perché la fase critica è stata superata. Ma ha subito quattro arresti cardiaci e la rimozione di un rene. Decisive le trasfusioni di 50 sacche di sangue e 40 di plasma. Chi lo ha colpito, il marocchino Hasan Hamis — che davanti al giudice ha detto di chiamarsi Hassine —, 37 anni, molti precedenti e irregolare da 22 anni (tre espulsioni mai eseguite), è in carcere su ordine del gip Lidia Castellucci «per il concreto e attuale pericolo»
che «possa commettere ulteriori reati con armi o altri mezzi di violenza personale». Il 37enne, difeso dall’avvocato Alfredo Quattrocchi, ha detto di non aver capito che «erano poliziotti» e ha negato di aver lanciato pietre della stazione di Lambrate verso la strada (una ha ferito alla testa una 55enne): «Mi sono spaventato, mi hanno accerchiato e pensavo volessero aggredirmi. Avevo la luce puntata contro. Il coltello era nella manica, non volevo fargli del male. L’ho colpito inavvertitamente». Quanto alla lama (20 centimetri e più 12 di manico) ha detto di averla comprata «per cucinare»: «Non ne ho trovato nel negozio uno più piccolo». Hamis ha raccontato di essere stato sottoposto a terapia psichiatrica: «Ogni giorno prendo sei pastiglie di Rivotril (un potente psicofarmaco, ndr) insieme all’alcol».