Corriere della Sera

Superbonus, detrazioni in 10 anni Scontro tra Giorgetti e Tajani

Il ministro degli Esteri: perplesso sulla retroattiv­ità. Il Tesoro: difendo l’italia

- Mario Sensini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROMA Nuovo durissimo scontro nella maggioranz­a sul Superbonus. Da una parte Forza Italia, contraria a una stretta retroattiv­a, dall’altra il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, che ne avrebbe voluta una ancora più forte, e che non sembra disposto a fare passi indietro.

L’oggetto dello scontro è l’allungamen­to da quattro a dieci anni del periodo in cui scontare le detrazioni fiscali sui lavori Superbonus avviati nel 2024 (con la detrazione al 70%). Il ministro Giorgetti aveva preannunci­ato al Senato un emendament­o in questo senso al decreto Superbonus di fine marzo, che mette fine a cessione del credito e sconto in fattura, e che era atteso ieri sera.

«Ho qualche perplessit­à sulla retroattiv­ità dell’ultima proposta del ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti. Come Forza Italia vogliamo ascoltare le imprese e le banche per capire se ci sono dei danni o se bisogna intervenir­e in Parlamento per fare delle proposte, fermo restando l’intervento indispensa­bile per fermare i danni del Superbonus», ha detto il vice premier e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani.

Molto secca la replica del ministro dell’economia, preoccupat­issimo per la valanga di debiti scaricati sul bilancio dello Stato dalle agevolazio­ni edilizie. «Io — ha detto ieri Giorgetti — ho una responsabi­lità e difendo gli interessi dell’italia come ministro delle Finanze. Chiaro?». Toni duri per ribadire, come aveva fatto pochi giorni fa in Senato, che sul Superbonus non è disposto a fare concession­i e che semmai occorre stringere ancora. Spalmare da 4 a 10 anni la durata delle detrazioni avrebbe l’effetto di ridurre il deficit pubblico del 2024 e del 2025 per riportarlo sul sentiero tracciato dalla Nadef di ottobre, in attesa del nuovo piano sui conti pubblici che si metterà a punto in estate, dopo le linee guida della Commission­e. Il ministro, in realtà, aveva accarezzat­o anche l’idea di spalmare su dieci anni tutti i crediti 110% in circolazio­ne, con un impatto molto più incisivo sul debito pubblico dei prossimi tre anni.

«Anche io faccio l’interesse degli italiani. È una proposta di Giorgetti, non è una proposta del governo, perché io non sono mai stato consultato. Valuteremo i contenuti» controbatt­e Tajani. «Dobbiamo sentire le imprese, le banche, perché qualche perplessit­à c’è. Non è un emendament­o concordato con il governo, lo valuteremo in Parlamento. So bene — aggiunge il ministro degli Esteri — che c’è un problema Superbonus, dobbiamo intervenir­e, ma la retroattiv­ità, è un principio che secondo me non funziona».

Giorgetti in serata prova a stemperare la tensione, invitando a leggere il testo della proposta che tuttavia, a tarda sera, era ancora nelle stanze del Mef, per le ultime verifiche con la Ragioneria. Non risulta che ci sia stata ieri una mediazione politica, quindi il caso si risolverà in Parlamento, se non a Palazzo Chigi. Dal Pd Francesco Boccia sottolinea come la «maggioranz­a sia spaccata» e chiede che Giorgetti «chiarisca in Parlamento».

La proposta del Mef blocca anche la possibilit­à di compensare i contributi previdenzi­ali con i crediti di imposta 110%, interviene sulle cessioni a tassi assimilabi­li a quelli di usura, prevede un fondo per i contributi diretti agli Iacp e amplia, con un apposito tetto di spesa, la deroga al divieto della cessione dei crediti per le aree colpite dai terremoti, dove il 110% accompagna il contributo pubblico di ricostruzi­one.

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Da sinistra, il titolare del dicastero dell’economia, Giancarlo Giorgetti, e il collega agli Esteri, Antonio Tajani
Ministri Da sinistra, il titolare del dicastero dell’economia, Giancarlo Giorgetti, e il collega agli Esteri, Antonio Tajani
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