Corriere della Sera

«Le donne forti al cinema? È retorica lontana dalla realtà»

Virginie Efira: le registe non hanno gli stessi budget dei colleghi maschi

- Di Stefania Ulivi

Niente da perdere. Il coraggio di Blanche. È solo un caso che i due film si trovino contempora­neamente nelle sale italiane (uno, di Delphine Deloget, in arrivo il 16 maggio, il secondo, di Valerie Donzelli, già nelle sale). Ma questi titoli sembrano fatti apposta per descrivere la loro protagonis­ta, Virginie Efira. Niente da perdere: lo sa bene chi, come lei, belga ma ormai adottata dal cinema francese, al successo e alla stima della critica è arrivata dopo una lunga gavetta, iniziata come conduttric­e tv. Il coraggio lo ha dimostrato spesso, per esempio accettando il ruolo di Benedetta Carlini, la suora accusata alla fine del XVII secolo di omosessual­ità e eresia, nella ricostruzi­one fantasiosa e libertaria di Paul Verhoeven. E anche «rigettando la retorica sui personaggi femminili, obbligati a farsi supereroin­e della contempora­neità. Mi sembra una nuova gabbia, lontana dalle realtà. Cerco personaggi che abbiano senso, che aiutino me e il pubblico a capire delle cose della vita. Il cinema può fare la sua parte, sempre».

Per esempio, raccontand­o una storia come quella di Sylvie in Niente da perdere: madre single di Sofiane e Jeanjacque­s, una quotidiani­tà scandita da difficoltà economiche e dalla voglia di non rinunciare a sogni e libertà. Ma messa a rischio — dopo che una notte, mentre lei è al lavoro, il più piccolo si ferisce gravemente — di perderne la custodia.

Un film dalla gestazione lunghissim­a, quattro anni. «Delphine arriva dal documentar­io, a un certo punto non si riusciva a trovare la produzione, non era giudicato abbastanza commercial­e. Ma ci tenevo, ho amato la sceneggiat­ura e l’ho portata da un produttore. La protagonis­ta è una donna dalla vita complicata ma che prova a fare le cose a modo suo, a rischio di non essere capita. Tutti gli dicono cosa fare ma lei non vuole subire, vuole reagire, usare la sua energia per non soccombere».

Deloget le ha consigliat­o di studiare Qualcuno volò sul nido del cuculo. «Mi ha suggerito di ispirarmi alle scene in cui Jack Nicholson cerca di controllar­si, restare calmo. Ma Sylvie ha qualcosa anche delle eroine di Ken Loach. E di Gena Rowlands, una delle mie attrici del cuore, capace di comunicare umanità in ogni cosa che ha fatto. Sogno di fare lo stesso».

Anche la protagonis­ta de Il coraggio di Blanche trova la forza in sé stessa. «La questione della violenza domestica è attualissi­ma in Francia, spesso le donne non vengono credute. Anche lei è una madre e reagisce pensando che i figli non debbano subirne gli effetti. Il film descrive bene la violenza fisica ma anche quella verbale, economica, psicologia, il tentativo del marito di demolirla in tutti in sensi. Valerie Donzelli si è ispirata a un libro su un femminicid­io, ma ha cambiato il finale. Proprio per sottolinea­re che se ne può uscire».

Non si è fermata un attimo Efira: qualcosa come 17 film negli ultimi anni, più della metà con registe. Riabbracci­are Parigi l’è valso il César. «Non ha cambiato le mie scelte. Arrivare al successo tardi aiuta a guardare tutto con più distacco. Certo mi fa piacere ma non quanto, per esempio, l’idea di girare un giorno con Marco Bellocchio, uno dei miei registi preferiti, libero e vibrante come pochi. È vero ho girato spesso con registe, ce ne sono tante in Francia ma il problema è che non hanno gli stessi budget dei colleghi maschi». Alcuni incontri sono stati folgoranti, dice. «Con Justine Triet, da Victoria in poi, un vero colpo di fulmine artistico. Con Rebecca Zlotowski ma pure con Paul Verhoeven che è la prova vivente che non serve essere donna per raccontare in modo intelligen­te il femminile».

Cosa l’aspetta? «Ho sempre voglia di cambiare, non mi interessa ripetermi. Un film in Italia? Perché no?».

Il film

In «Niente da perdere» sono una madre dalla vita difficile che prova a fare le cose a modo suo

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Virginie Efira è Sylvie, una madre single con due figli, nel film «Niente da perdere», dal 16 maggio nelle sale. Lo dirige Delphine Deloget, finora regista di documentar­i
Single Virginie Efira è Sylvie, una madre single con due figli, nel film «Niente da perdere», dal 16 maggio nelle sale. Lo dirige Delphine Deloget, finora regista di documentar­i

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