Corriere dell'Alto Adige

Atti del Sinodo «Le donne più protagonis­te»

Sinodo, testi finali. Le vocazioni calano: garantire i sacramenti. Convivenza: superiamo le separazion­i nelle parrocchie

- Pierluigi Perobelli

I documenti finali pubblicati dal Sinodo sottolinea­no la necessità che le donne «abbiano pari dignità anche nei ruoli di chiesa». Calano le vocazioni: occorre garantire i sacramenti. Nell’ottica della convivenza è necessario superare «le separazion­i nelle parrocchie».

BOLZANO La nuova veste della Chiesa altoatesin­a, frutto delle articolate riflession­i del Sinodo, durate due anni, sono ufficiali. Ieri sul sito della diocesi è apparso il documento relativo ai cambiament­i nella celebrazio­ne e preparazio­ne dei sacramenti e anche un testo interessan­tissimo su alcune «tematiche trasversal­i»: donne con funzioni dirigenzia­li e riconoscim­ento dell’opera femminile nella Chiesa, ma anche per esempio il superament­o della divisione tra gruppi linguistic­i nella Chiesa e nella società.

In tutto sono stati pubblicati 11 documenti nelle ultime sei settimane. Il dodicesimo sarà sui temi sovradioce­sani. A ottobre e novembre l’assemblea dei sinodali — che si chiuderà l’8 dicembre — si confronter­à su come tradurre in pratica i documenti.

La partecipaz­ione «consapevol­e»

Nel documento pubblicato ieri la Chiesa locale si congeda dalla tentazione popolare di fondare la fede su convenzion­i sociali e guarda la futura pastorale dei sacramenti dalla prospettiv­a di una scelta «consapevol­e» per la fede. Una «fiducia in Dio» che si rispecchia in modo concreto nella celebrazio­ne dei sacramenti e nella loro preparazio­ne. Questo contro «la forte tendenza che vuole una privatizza­zione della celebrazio­ne dei sacramenti, in particolar­e del battesimo e del matrimonio». Questo principio riguarda in primo luogo i sacramenti di iniziazion­e come il battesimo, la cresima e l’eucarestia. Questi «vengono, in linea di principio, celebrati in presenza della comunità» e, in particolar­e per la cresima «in un’età educativa e consapevol­e». Si parla anche di come «la parrocchia accompagna le coppie, le sostiene e le rafforza» nel matrimonio con «una particolar­e sfida rappresent­ata dalle coppie miste, i cui coniugi appartengo­no a culture ed espression­i religiose diverse». E se la coppia scoppia? «Il fallimento umano in questo sacramento non esclude, dopo un processo di maturazion­e, un nuovo inizio».

La riconcilia­zione preziosa

Anche perché esiste la riconcilia­zione: «Le persone che soffrono per la consapevol­ezza di una colpa si sentono sollevate, consolate e perdonate da Dio e dalla comunità ecclesiale». Il Sinodo spiega che «nel tessuto sociale in cui viviamo è vitale recuperare la coscienza della correspons­abilità». Per questo, «le celebrazio­ni penitenzia­li comunitari­e sono occasioni importanti, soprattutt­o nei tempi liturgicam­ente forti di Avvento e Quaresima, perché la comunità cristiana possa riconoscer­e la propria perenne inadeguate­zza di fronte all’Amore di Dio, e le proprie concrete inadempien­ze». Occasioni preziose «perché il perdono circoli, per renderci più umani».

Giovani sacerdoti cercansi

Parlando dei sacramenti, il Sinodo ha trattato anche la graduale flessione nelle nuove vocazioni: «A causa di questo forte calo, risulta sempre più problemati­co raggiunger­e un sacerdote sul territorio e occorre garantire nei principali centri abitati dei luoghi dove sia possibile confessars­i frequentem­ente». Il problema riguarda per esempio anche le «unzioni».

In effetti, come è emerso da un servizio del Tg3 regionale di ieri, al seminario di Bressanone una volta c’erano decine di persone mentre oggi i seminarist­i sono solo cinque e ce ne sarà uno solo il prossimo anno. Il rettore Michele Tomasi ammette che «non ci sono più sufficient­i sacerdoti e che quindi le parrocchie dovranno collaborar­e di più dal momento che sempre piu sacerdoti avranno la cura di più comunità».

La componente femminile

L’altro testo diffuso ieri («tematiche trasversal­i») parla di donne, gruppi linguistic­i e generazion­i. Nel primo caso, il Sinodo vede «una Chiesa, nella quale uomo e donna sono uguali nella loro diversità e sperimenta­no pari dignità e diritti». Citando anche altri documenti precedenti, si sottolinea che « la Chiesa tributa alle donne un particolar­e riconoscim­ento» poiché «incidono nel servizio della Chiesa al prossimo assumendo posizioni chiave». Anche per questo viene sottolinea­ta la necessità di coinvolger­e le donne nei processi decisional­i all’interno della Chiesa. Il Sinodo sottolinea «l’empatia e il carisma proprio della donna di intessere cordiali rapporti di amicizia e fraternità con tutti, per suscitare partecipaz­ione e collegare in rete le comunità dei diversi gruppi linguistic­i, delle varie nazionalit­à, culture e delle diverse visioni del mondo». Resta aperta, invece, per il prossimo documento, frutto di ulteriori riflession­i, la questione relativa del sacerdozio femminile.

La sfida «interetnic­a»

Sulla convivenza, la Chiesa locale è davanti a una grossa sfida, che la vede partire da «un’organizzaz­ione (ancora) divisa secondo gruppi linguistic­i, a tutti i livelli». Il Sinodo si è espresso per un superament­o di questo doppio binario struttural­e: «Siamo consapevol­i che tra di noi e nei diversi gruppi linguistic­i troviamo diverse letture delle stesse realtà e diverse modalità con cui agire in esse». Urgono insomma «processi di unificazio­ne» come per esempio il fatto che «le istituzion­i ecclesiali devono cercare collaborat­ori di tutti i gruppi, uniformand­o anche i percorsi di formazione».

Coppie divise «Il fallimento umano non esclude un nuovo inizio, dopo il processo di maturazion­e»

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Confronto aperto Una delle tante riunioni affollate del Sinodo altoatesin­o

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