LA NUOVA VOCE DELLE AUTONOMIE
di
In un dibattito a Bolzano, mesi fa, il senatore Francesco Palermo aveva pronosticato che i veri guai per il governo Renzi sarebbero arrivati non dall’Italicum né dalla legge sulla scuola, ma dalla riforma del Senato. Aveva ragione e a settembre si saprà chi vincerà il braccio di ferro che, contro il governo a guida Pd, coalizza Salvini con Brunetta e Grillo ma perfino i ribelli della sinistra dem, i quali pare abbiano individuato in Renzi il loro pericolo pubblico numero uno.
Certo, non è facile che il Senato voti a cuor leggero una norma che lo ridimensiona moltissimo come componenti e competenze. Eppure è esattamente quanto volevano nei loro programmi un po’ tutti i partiti, compresi gli oppositori attuali. L’obiettivo della riforma, si sa, è che il Senato diventi la sede di rappresentanza delle autonomie. Dunque va legato proprio al sistema autonomistico dei Comuni e delle Regioni. Si tratta di istituzioni che hanno subito, spesso per propria colpa, colpi durissimi in seguito ai tanti, troppi scandali in gran parte legati ai privilegi della politica. Ma la strada da percorrere resta quella indicata, perciò si sta muovendo bene al Senato il Gruppo per le autonomie dove militano, con Karl Zeller, una buona fetta dei parlamentari autonomisti locali e, non dimentichiamolo, il presidente emerito Giorgio Napolitano.
L’ultimo oggetto del contenzioso in merito alla riforma è l’elezione dei componenti del futuro Senato. Se rappresentano le autonomie, è pensabile e probabilmente giusto che siano le Regioni stesse, cioè gli enti delle autonomie, a designarli. Ma la previsione non piace alle opposizioni per ragioni che paiono essere più di battaglia politica che di correttezza istituzionale. Ebbene, per mediare sul tema, il Gruppo per le autonomie — che non nasconde di voler sostenere il governo Renzi nella sua azione riformatrice — ha lanciato una proposta, quella del listino. E cioè una lista di candidati che alle elezioni regionali i cittadini potranno designare anche come futuri senatori (senza stipendio aggiuntivo, tra l’altro). Si tratta così di consiglieri regionali e anche senatori eletti direttamente dai cittadini: una soluzione limpida e di buon senso, se davvero è questo il problema che tanto sta a cuore alle opposizioni. Riuscirà a spuntarla la mediazione di Zeller & C., che nel frattempo altri nella maggioranza hanno sposato? C’è da augurarselo. Di tutto ha bisogno il nostro Paese, fuorché di una crisi di governo al buio, per giunta motivata da ragioni incomprensibili ai più.