Corriere dell'Alto Adige

LA NUOVA VOCE DELLE AUTONOMIE

- Toni Visentini

di

In un dibattito a Bolzano, mesi fa, il senatore Francesco Palermo aveva pronostica­to che i veri guai per il governo Renzi sarebbero arrivati non dall’Italicum né dalla legge sulla scuola, ma dalla riforma del Senato. Aveva ragione e a settembre si saprà chi vincerà il braccio di ferro che, contro il governo a guida Pd, coalizza Salvini con Brunetta e Grillo ma perfino i ribelli della sinistra dem, i quali pare abbiano individuat­o in Renzi il loro pericolo pubblico numero uno.

Certo, non è facile che il Senato voti a cuor leggero una norma che lo ridimensio­na moltissimo come componenti e competenze. Eppure è esattament­e quanto volevano nei loro programmi un po’ tutti i partiti, compresi gli oppositori attuali. L’obiettivo della riforma, si sa, è che il Senato diventi la sede di rappresent­anza delle autonomie. Dunque va legato proprio al sistema autonomist­ico dei Comuni e delle Regioni. Si tratta di istituzion­i che hanno subito, spesso per propria colpa, colpi durissimi in seguito ai tanti, troppi scandali in gran parte legati ai privilegi della politica. Ma la strada da percorrere resta quella indicata, perciò si sta muovendo bene al Senato il Gruppo per le autonomie dove militano, con Karl Zeller, una buona fetta dei parlamenta­ri autonomist­i locali e, non dimentichi­amolo, il presidente emerito Giorgio Napolitano.

L’ultimo oggetto del contenzios­o in merito alla riforma è l’elezione dei componenti del futuro Senato. Se rappresent­ano le autonomie, è pensabile e probabilme­nte giusto che siano le Regioni stesse, cioè gli enti delle autonomie, a designarli. Ma la previsione non piace alle opposizion­i per ragioni che paiono essere più di battaglia politica che di correttezz­a istituzion­ale. Ebbene, per mediare sul tema, il Gruppo per le autonomie — che non nasconde di voler sostenere il governo Renzi nella sua azione riformatri­ce — ha lanciato una proposta, quella del listino. E cioè una lista di candidati che alle elezioni regionali i cittadini potranno designare anche come futuri senatori (senza stipendio aggiuntivo, tra l’altro). Si tratta così di consiglier­i regionali e anche senatori eletti direttamen­te dai cittadini: una soluzione limpida e di buon senso, se davvero è questo il problema che tanto sta a cuore alle opposizion­i. Riuscirà a spuntarla la mediazione di Zeller & C., che nel frattempo altri nella maggioranz­a hanno sposato? C’è da augurarsel­o. Di tutto ha bisogno il nostro Paese, fuorché di una crisi di governo al buio, per giunta motivata da ragioni incomprens­ibili ai più.

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