Corriere dell'Alto Adige

Rampanelli non accettava la separazion­e «Uomini più deboli, soffrivo troppo»

- di Dafne Roat

TRENTO «Perdonatem­i, soffrivo troppo, non ce la faccio senza di lei». È la prima lettera scritta di getto da Claudio Rampanelli dopo l’omicidio. Un biglietto scritto in stampatell­o con parole molto grandi, scritte in fretta e di getto. È questa la prima missiva di una lunga serie. Quattro biglietti, una specie di testamento morale, di sfogo di un dolore interiore.

Ma prima delle quattro lettere Claudio aveva lasciato un biglietto sul comodino della camera da letto, compilato prima dell’omicidio. Un ultimo tentativo di riconquist­are Laura. Purtroppo vano, la donna non ha avuto la reazione che forse Claudio sperava. «Ti chiedo scusa per quello che è successo, non volevo.. Ti amo». Ma Laura è stata irremovibi­le. Ormai aveva deciso. La relazione tra i due si era logorata nel tempo e nell’ultimo mese la situazione era precipitat­a. La donna aveva deciso di lasciarlo, tanto che non rispondeva neppure più ai suoi messaggi, se non a quelli strettamen­te necessari relativi all’andamento della casa. Claudio, secondo quanto ricostruit­o, aveva continuato a scrivere anche durante la vacanza a Jesolo, ma lei non aveva mai risposto, tanto che l’uomo scriveva a Paola chiedendo di mostrare i messaggi alla mamma. La donna da tempo era stanca del loro rapporto e voleva chiuderlo ma l’uomo avrebbe fatto l’impossibil­e per salvarlo. Si era immaginato tutta la vita con lei, aveva costruito un futuro insieme, una nuova famiglia. Nella casa c’erano le foto dei suoi figli e poi quelli di lei, le fotografie insieme, felici, durante i giri in bici. Poi c’era l’ex marito di cui lui si era preso cura anche durante la vacanza di Laura, era andato a prendere il giornale e a sbrigare alcune faccende. Ma lei non aveva capito che era per amor suo. «Non solo mi lascia, ma non riconosce i miei meriti» ha scritto nelle lettere. Una specie di testamento morale. Piccoli screzi e liti c’erano stati anche in passato, ma erano discussion­i banali sulla gestione della casa. Lui, secondo i testimoni, ascoltati dalla polizia, non alzava mai la voce e non avrebbe mai detto una parola negativa sulla donna. Era innamorato, un amore profondo, ma questo sentimento forte, forse troppo totalizzan­te, era diventato opprimente per Laura.

Dalle lettere emerge il ritratto di un uomo fragile che pensava di essere finito senza la sua donna. «A 63 anni cosa faccio da solo...» aveva detto alla polizia quando, disperato, ha chiamato il 113 prima di suicidarsi. «Gli uomini sono più deboli — ha scritto ancora — quando la donna li vuole lasciare.. gli uomini non sanno resistere...». L’uomo aveva confidato tutto il suo dolore e la disperazio­ne anche a un’amica, conosciuta sul lavoro. A lei aveva confidato la paura di essere lasciato e il senso di abbandono che lo opprimeva.

Un sentimento che ha scritto in tutte le quattro lettere trovate dagli inquirenti. Ma nell’ultima lettera il pensiero di Claudio è andato ai figli e ai parenti: «Spero che i giornalist­i non strumental­izzino, per le persone che stanno soffrendo.. chiedo scusa ai miei figli e a tutti quelli che stanno male, ai suoi figli, a Ricki, ai parenti.. non dite niente a mia madre...».

Il dolore «Cosa faccio ora a 63 anni da solo?»

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L’omicida Claudio Rampanelli durante un giro in bici, una delle sue passioni

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