La maestra Nikoletti Un’eroina antifascista
La moderna piazza Nikoletti si apre su via Claudia Augusta. Angela Nikoletti (Magré, 1905-Cortaccia, 1930) fu una maestra clandestina. In Sudtirolo, prima dell’ascesa di Mussolini e ancora per qualche anno, nelle scuole preesistenti all’annessione fu consentito l’insegnamento in tedesco; qualcuno riuscì perfino a terminare gli studi in questa lingua. Nel frattempo però Ettore Tolomei, considerato dal regime l’esperto massimo sui nuovi territori al di qua del Brennero, aveva studiato un meticoloso piano di italianizzazione della popolazione, che doveva partire proprio dalla scuola. Lui stesso diede l’annuncio della svolta in un discorso al teatro di Bolzano nel luglio 1923; seguì un decreto che stabiliva la scomparsa delle scuole tedesche, pubbliche e private, nel giro di tre anni. Nacque allora, con il sostegno di personaggi come il canonico Gamper e l’avvocato Noldin e della popolazione stessa, una complessa organizzazione che, celandosi dietro attività non didattiche e innocenti (giochi, incontri, attività manuali, racconti, conversazioni) promuoveva momenti in cui i bambini potessero esercitare la lingua materna. Il tutto in luoghi insospettabili e nascosti: di qui il termine Katakombenschulen. Fra i sostenitori e gli insegnanti, che rischiavano pesanti sanzioni, si distinse in particolare la giovane Nikoletti, di famiglia modesta e sfortunata ma diplomatasi maestra in Austria, nonostante le difficoltà artatamente createle dalle autorità. Tornata in patria, fu maestra nonostante tutto, organizzando nella cucina di casa attività in cui i bambini, senza libri e quaderni, lavoravano, parlavano e cantavano in tedesco. Scoperta, fu arrestata e sottoposta a duri interrogatori; la sua fibra delicata ne fu colpita fino alla malattia e morì in carcere, a 25 anni, trasformandosi in un’autentica eroina dell’antifascismo e della cultura. Su di lei ha scritto un ottimo libro biografico Othmar Parteli.