Corriere dell'Alto Adige

INCLUSIONE SCOLASTICA

- di Hans Drumbl

Nei discorsi pubblici in occasioni celebrativ­e, non di rado vengono toccati temi indirizzat­i a fasce di pubblico diverse. Così ha fatto anche il presidente della Repubblica in occasione dell’apertura del nuovo anno scolastico, nella scuola Davide Sannino a Ponticelli (Napoli). Estrapolar­e piccole parti da un discorso complesso è atto di fiducia nei confronti dell’oratore, molto bene informato sul problema della scuola nel nostro Paese e persona autorevole che ben volentieri ascoltiamo.

Riprendend­o alcuni frammenti dal discorso di Mattarella, scopriamo un legame nascosto che collega argomenti a prima vista disparati. Il primo brano è un invito concreto a fare qualcosa: «Teniamo aperte le scuole. Il più possibile. Mettendo insieme idee ed energie, sperimenta­ndo, coinvolgen­do gruppi, associazio­ni, corpi vivi della rete sociale. Aprire le scuole vuol dire animare la società, aumentare le occasioni di incontro». Seguono tre pensieri sì generici, ma applicabil­i a casi concreti e urgenti. «La grande sfida della scuola sta nell’equilibrio, difficile ma decisivo, che tiene insieme inclusione ed eccellenza»; poi «di questo sistema le famiglie non sono spettatric­i passive, né semplici utenti»; infine «è importante per l’Italia, e per l’Europa intera, il modo con il quale saremo capaci di integrare i figli dei migranti».

La parola chiave è «inclusione», ma il pensiero va subito al concetto di gradi differenzi­ati di competenza, ivi compreso il segmento degli allievi con prestazion­i eccellenti. È all’interno di un sistema di differenzi­azione e di pluralismo che bisogna trovare una strada percorribi­le per garantire che nessun allievo rimanga indietro, o venga spinto all’abbandono. Di pari passo si deve pensare pure all’eccellenza ma non di pochi privilegia­ti.

La conseguenz­a immediata da trarre, collegando i pensieri del Capo dello Stato, è creare altri luoghi di conoscenza nelle scuole stesse, tenendo aperte le strutture per molte più ore di quanto adesso non succeda, offrendo opportunit­à di studio e di crescita al di fuori delle aule; il tutto con l’aiuto della famiglia. Interpreto tale richiamo non rivolto ai singoli genitori, ma ai genitori come gruppo vicino agli scolari di una determinat­a scuola, gruppo che esprime i valori e le speranze di una sussidiari­età motore di progresso sociale.

Le cose da fare sono molte. A cominciare dal creare gruppi di lavoro Clil (insegnamen­to nell’altra lingua) per l’inglese e il tedesco, collegati con l’offerta didattica messa in rete gratuitame­nte, non solo dalle università ma pure da aziende innovative in forte espansione.

Una simile crescita può servire da segnale anche a noi.

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