Corriere dell'Alto Adige

IL FENOMENO «AIRBNB» CASE TRIPLICATE

- di Silvia Pagliuca

Una lista di 2.500 alloggi. «Airbnb» decolla in Trentino Alto Adige : nell’ultimo anno, il numero degli alloggi messi sono triplicati ma il sold out pare ancora assicurato. L’utente tipo ha 34, troppo pochi per una vacanza pluristell­ata.

BOLZANO Duemilacin­quecento volte Airbnb. A tanto ammonta, in Trentino-Alto Adige, il patrimonio della multinazio­nale dell’home sharing nata a San Francisco quasi otto anni fa e velocement­e diffusasi in tutta Italia. Una vera e propria invasione 2.0 che ha conquistat­o monti e valli all’ombra di Trento e Bolzano, arrivando a triplicare, solo nell’ultimo anno, il numero degli alloggi messi a disposizio­ne dalla community, tanto che per la stagione invernale, il sold out sembra (quasi) assicurato.

Il principio, si sa, è quello della condivisio­ne: dividere case, posti letti, singole stanze con sconosciut­i più o meno vicini in quanto a stile di vita, lingua, costumi e nazionalit­à. L’obiettivo? Conoscere persone nuove, potenzialm­ente interessan­ti, sicurament­e curiose e intraprend­enti, perché no, facendo fruttare economicam­ente location disabitate, seconde case o mansarde lasciate alla mercé di polveri e chincaglie­rie.

Una possibilit­à, quella offerta dalla cosiddetta sharing economy, che soprattutt­o negli anni della crisi non ha avuto difficoltà a farsi strada, conquistan­do anche i più scettici, da Nord a Sud della Penisola. Dal 2011, anno di sbarco in Italia, a oggi, infatti, sono oltre 3 milioni i viaggiator­i che hanno soggiornat­o con Airbnb nel nostro Paese, 180.000 gli alloggi disponibil­i, con una crescita anno su anno del + 93% (settembre 2014/settembre 2015). È così che lo Stivale balza velocement­e al terzo posto nel mondo per numero di home sharing, subito dopo Stati Uniti e Francia. Cifre che crescono vertiginos­amente se si allarga un po’ lo sguardo: sulla nota piattaform­a, infatti, si possono trovare più di 1,5 milioni di alloggi disponibil­i in oltre 190 Paesi.

Se oltre 50 milioni di persone in tutto il mando viaggiano con Airbnb e se nel solo Trentino-Alto Adige i soggiorni con questa modalità ricettiva sono incrementa­ti, negli ultimi 12 mesi, del 265%, un motivo ci sarà. Baite rigorosame­nte in legno, chalet finestrati, ville ecososteni­bili o piccoli granai rivisitati: l’originalit­à delle soluzioni proposte non ha limiti. Dopotutto, a giudicare dalle nuove norme approvate proprio in questi giorni in Provincia che assicurano la possibilit­à di soggiornar­e finanche in case sugli alberi, è chiaro che l’unico vincolo al turismo moderno è la fantasia.

A oggi la riscossion­e di tasse (anche di soggiorno) e Iva, è lasciata al buon cuore degli host (ovvero di coloro che affittano) a cui la piattaform­a, come si legge chiarament­e dal sito, chiede di recuperare quanto dovuto dai viaggiator­i secondo le leggi di ogni paese e di versare tale cifra alle casse comunali. Economicam­ente, dunque, il sistema prevede che l’affittuari­o paghi il padrone di casa, mentre ad Airbnb va una percentual­e tra il 6% e il 12%. Un giusto compromess­o, almeno secondo gli ospiti, che sperano in questo modo di poter risparmiar­e qualcosa rispetto alle tariffe, spesso più alte, degli hotel. Non è un caso, infatti, che il viaggiator­e tipo, anche in Trentino come nel resto d’Italia, abbia un’età media di 34 anni. Troppo grandi per restare a casa, troppo giovani per vacanze a pluri-stellate.

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Vacanze alternativ­e Il centro storico del capoluogo

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