IL FENOMENO «AIRBNB» CASE TRIPLICATE
Una lista di 2.500 alloggi. «Airbnb» decolla in Trentino Alto Adige : nell’ultimo anno, il numero degli alloggi messi sono triplicati ma il sold out pare ancora assicurato. L’utente tipo ha 34, troppo pochi per una vacanza pluristellata.
BOLZANO Duemilacinquecento volte Airbnb. A tanto ammonta, in Trentino-Alto Adige, il patrimonio della multinazionale dell’home sharing nata a San Francisco quasi otto anni fa e velocemente diffusasi in tutta Italia. Una vera e propria invasione 2.0 che ha conquistato monti e valli all’ombra di Trento e Bolzano, arrivando a triplicare, solo nell’ultimo anno, il numero degli alloggi messi a disposizione dalla community, tanto che per la stagione invernale, il sold out sembra (quasi) assicurato.
Il principio, si sa, è quello della condivisione: dividere case, posti letti, singole stanze con sconosciuti più o meno vicini in quanto a stile di vita, lingua, costumi e nazionalità. L’obiettivo? Conoscere persone nuove, potenzialmente interessanti, sicuramente curiose e intraprendenti, perché no, facendo fruttare economicamente location disabitate, seconde case o mansarde lasciate alla mercé di polveri e chincaglierie.
Una possibilità, quella offerta dalla cosiddetta sharing economy, che soprattutto negli anni della crisi non ha avuto difficoltà a farsi strada, conquistando anche i più scettici, da Nord a Sud della Penisola. Dal 2011, anno di sbarco in Italia, a oggi, infatti, sono oltre 3 milioni i viaggiatori che hanno soggiornato con Airbnb nel nostro Paese, 180.000 gli alloggi disponibili, con una crescita anno su anno del + 93% (settembre 2014/settembre 2015). È così che lo Stivale balza velocemente al terzo posto nel mondo per numero di home sharing, subito dopo Stati Uniti e Francia. Cifre che crescono vertiginosamente se si allarga un po’ lo sguardo: sulla nota piattaforma, infatti, si possono trovare più di 1,5 milioni di alloggi disponibili in oltre 190 Paesi.
Se oltre 50 milioni di persone in tutto il mando viaggiano con Airbnb e se nel solo Trentino-Alto Adige i soggiorni con questa modalità ricettiva sono incrementati, negli ultimi 12 mesi, del 265%, un motivo ci sarà. Baite rigorosamente in legno, chalet finestrati, ville ecosostenibili o piccoli granai rivisitati: l’originalità delle soluzioni proposte non ha limiti. Dopotutto, a giudicare dalle nuove norme approvate proprio in questi giorni in Provincia che assicurano la possibilità di soggiornare finanche in case sugli alberi, è chiaro che l’unico vincolo al turismo moderno è la fantasia.
A oggi la riscossione di tasse (anche di soggiorno) e Iva, è lasciata al buon cuore degli host (ovvero di coloro che affittano) a cui la piattaforma, come si legge chiaramente dal sito, chiede di recuperare quanto dovuto dai viaggiatori secondo le leggi di ogni paese e di versare tale cifra alle casse comunali. Economicamente, dunque, il sistema prevede che l’affittuario paghi il padrone di casa, mentre ad Airbnb va una percentuale tra il 6% e il 12%. Un giusto compromesso, almeno secondo gli ospiti, che sperano in questo modo di poter risparmiare qualcosa rispetto alle tariffe, spesso più alte, degli hotel. Non è un caso, infatti, che il viaggiatore tipo, anche in Trentino come nel resto d’Italia, abbia un’età media di 34 anni. Troppo grandi per restare a casa, troppo giovani per vacanze a pluri-stellate.