Bressan lo ha invitato ad abbandonare la canonica entro domani. Zanotti: difficile essere adeguati
Don Flaim lascia Trento per l’estero Farina: «È vittima di se stesso»
TRENTO Don Gino Flaim lascerà la canonica entro domani. Il sacerdote trentino ha accettato la richiesta rivoltagli ieri mattina dall’arcivescovo di Trento, monsignor Luigi Bressan, nel corso di un incontro durato più di mezz’ora durante il quale don Gino ha anche scelto «autonomamente», fa sapere dalla Curia, di trascorrere un periodo all’estero. Destinazione e durata del viaggio, però, non sono stati resi noti.
L’incontro tra i due uomini di Chiesa si è svolto al termine di una mattinata che per don Gino Flaim è iniziata come tutte le altre: sveglia prima dell’alba e colazione al bar di via San Pio X. Ieri, però, ad attenderlo c’era una selva di cronisti. Il sacerdote ha lasciato così il locale da una porta laterale ed è tornato in canonica, dove si è cambiato di abiti per tornare a sedersi al bar e finire la colazione senza dare nell’occhio. Poco dopo è rientrato nel suo appartamento dove ha atteso Bressan, giunto verso le 12 ed entrato da una porta secondaria.
Le dichiarazioni rilasciate nel corso di un’intervista nella quale ha giustificato la pedofilia e sostenuto che l’omosessualità è una malattia hanno gettato il parroco in una vera e propria bufera, culminata con l’immediata revoca degli incarichi da parte della Curia.
«Don Gino Flaim è vittima di se stesso» spiega don Marcello Farina, docente di filosofia all’università di Trento e al Corso superiore di Scienze religiose della fondazione Bruno Kessler, il quale si dice «sicuro» che «quelle parole fossero innocenti», nel senso che don Gino «non si è reso conto della loro gravità». Il tema diventa allora quello dell’inadeguatezza professionale, risultato forse della presenza di una certa «pigrizia personale», sia nella formazione quanto nell’aggiornamento perché, secondo don Farina, «oggi esistono tante occasioni per conoscere il comune sentire». Secondo Andrea Zanotti, ordinario di Diritto canonico ed ecclesiastico all’università di Bologna, «oggi come oggi è difficile per tutti essere adeguati» e ciò in ragione del fatto che «ci troviamo di fronte a un’antropologia che cambia velocemente», per cui «non getterei la croce solo addosso ai parroci, seppure ve ne siano di più e di meno adeguati», perché «le sollecitazioni creano scompiglio in tutta la Chiesa». Proprio per queste ragioni «nel 2005 la Chiesa ha messo in campo degli strumenti molto esigenti, per cui quando un sacerdote dimostra qualche carenza viene tenuto da parte e non entra in contatto con la pastorale».
Come ricorda don Farina, «con l’arrivo di papa Francesco la Chiesa ha fissato una linea chiara nei confronti della pedofilia», «di rigore» come la definisce Zanotti. In un contesto del genere, quindi, il docente sostiene che «è inevitabile che una voce fuori dal coro non passi inosservata». Ecco perché la decisione della Curia di sospendere immediatamente il sacerdote era inevitabile. «Monsignor Bressan non poteva non intervenire» commenta Zanotti, con cui don Farina concorda: «La Curia ha fatto bene. Poi è possibile che riveda la sua decisione, nel senso che don Flaim potrebbe recuperare la sua posizione».
Oltre che per quelle sulla pedofilia, però, don Flaim sta pagando con la sospensione dai suoi incarichi anche la posizione espressa sull’omosessualità. «Sempre con l’arrivo di papa Francesco, la Chiesa sta tentando di andare verso l’accoglienza e il rispetto degli omosessuali» ricorda don Farina. «Secondo la Chiesa, infatti, esiste un ordine naturale che dischiude un ordine creazionale che prevede una forte complementarietà tra uomo e donna. E la mutazione di quell’ordine non rientrerebbe fra le facoltà degli esseri umani» controbatte Zanotti.