Corriere dell'Alto Adige

«È stato frainteso». «Frasi choccanti e gravissime»

I parrocchia­ni si dividono. Giuseppe: «Non si è spiegato bene». Tamara: diocesi tempestiva

- A. R. T.

TRENTO Al bar dove è solito fare colazione, lungo le strade e alla fermata dell’autobus, i parrocchia­ni di San Pio X si dividono fra chi difende don Gino Flaim e chi lo condanna.

«L’hanno sorpreso con le domande e lui non è stato capace di spiegarsi bene» sostiene Giuseppe, «fedele e praticante» che frequenta la chiesa ogni domenica e dice di essere amico del parroco da «un sacco di anni». Luca, invece, è uno studente di 24 anni e non va mai a messa ma è d’accordo con lui: «Penso non volesse esprimersi esattament­e come abbiamo visto tutti in quel video — sostiene — Poi, però, è naturale che la diocesi lo abbia sospeso. Lo ha fatto per difendere se stessa. E ha fatto bene». La signora Maria abita proprio di fronte alla canonica e dice di conoscere «molto bene» don Flaim e, nonostante la fretta, decide di fermarsi per «dire due parole in sua difesa»: «È sempre stato attento a queste cose e quando faceva le gite in montagna con i bambini ha sempre controllat­o i comportame­nti degli educatori. Forse è un po’ burbero ma è una brava persona e quelle dichiarazi­oni, secondo me, gli sono state in qualche modo estorte». Così il dubbio si insinua in più di una persona e alcuni arrivano a chiedersi «come mai siano venuti a fare le domande proprio qui e proprio a lui, che è solo un collaborat­ore». L’intervista a don Flaim, come è stato reso noto dalla Curia, sarebbe stata raccolta nel corso di un servizio più ampio riguardant­e l’attività del convento di padre Venturini che accoglie parroci in difficoltà.

Insomma, chi sta con Gino Flaim assicura che il parroco non volesse dire quello che ha detto nel modo in cui l’ha detto. «D’accordo, ma resta il fatto che un prete, per il ruolo sociale che riveste, non può rilasciare quelle dichiarazi­oni» commenta una giovane studentess­a. Più dura è invece una testimone di Geova, secondo la quale quelle parole «fanno schifo, fanno pietà».

«Credo che quelle parole abbiano scioccato tutti. Direi che sono molto gravi e a quel punto era inevitabil­e che il vescovo decidesse di revocargli gli incarichi» spiega Tamara Groff.

La maggior parte delle persone, però, preferisce non parlare. «Non ho niente da dire» è la risposta più frequente, ma c’è anche chi ammette di non farlo perché è «rimasto choccato da quelle parole», pesantissi­me e allo stesso tempo molto leggere.

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