BOMBARDIERI ITALIANI SULL’IRAQ IL PREZZO DELLE ALLEANZE MILITARI
Bombardare sì o no? Ci risiamo. Ancora una volta l’Italia si ritrova, suo malgrado, trascinata in un finto dibattito che in realtà si sa benissimo quale esito avrà. La scelta di partecipare o meno all’azione militare sui territori occupati dall’Isis in Iraq sarà concretamente presa da altri soggetti della coalizione internazionale a cui siamo legati. Sarà infatti difficile che il governo Renzi possa rifiutarsi di contribuire ai bombardamenti aerei, seppure con pochi mezzi, anche perché un’eventuale partecipazione, a quanto pare, eviterebbe i tagli al budget per la Difesa.
Segnalo due aspetti: il primo è che la storia continua a ripetersi e ogni volta che si discute di interventi militari l’Italia si ritrova puntualmente in un limbo destinato a risolversi alla fine con un assenso stiracchiato e inutile, dato quasi per sfinimento e senza una reale valutazione di quanto si sta andando a fare. Qui subentra il secondo punto: il 99,9% delle azioni militari promosse negli ultimi 20 anni dagli Stati Uniti si sono rivelate inutili e quasi controproducenti. Non sto qui a ricordare le «esportazioni di democrazia» in Medio Oriente che ora ci riconsegnano un quadro decisamente peggiore rispetto a qualche anno fa. Un esempio su tutti ce lo dà l’Afghanistan; per non parlare del pasticciaccio brutto causato in buona parte anche dalle strategie fallimentari di Obama. Il mio modestissimo parere è che anche questa volta contribuiremo all’ennesimo piano, inutile e tardivo, degli Stati Uniti.
non so se la situazione si evolverà così, seppure mi pare che lei non sia troppo lontano dalla verità. Fare parte di alleanze internazionali — anche militari — ha costi di vario tipo. L’ultimo (e forse unico) impiego militare diretto italiano credo sia stato nella grande crisi dell’ex Jugoslavia. Almeno lì la vicenda si è risolta positivamente. Di fronte alle pulizie etniche e all’assedio di Sarajevo, pure il pacifico e pacifista Alex Langer ci ricordò che non si poteva stare a guardare mentre gli inermi venivano massacrati. Per quanto riguarda il cosiddetto Stato islamico, sono convinto che le sue nefandezze possano quasi far impallidire quelle dei nazisti, senza contare l’impatto sull’Europa delle popolazioni inevitabilmente in fuga. Personalmente riterrei perlomeno necessario che il nostro Paese — non intervenendo direttamente nei bombardamenti — aumenti il supporto agli altri Stati impegnati nel conflitto.