Corriere dell'Alto Adige

Capitale italiana della cultura Merano ci crede

Il vicesindac­o Rossi: «Siamo una piccola Europa. L’Svp ci appoggia»

- di Enzo Coco

Il sindaco Rösch e il vice Rossi hanno presentato ieri il dossier per candidare Merano a «Capitale italiana della cultura 2020».

Parlare di «capitale della cultura» alle nostre latitudini è un rischio, ma a Merano ci vogliono provare ugualmente e così ieri sindaco e vicesindac­o, che sono anche assessori alla cultura, hanno presentato il dossier che è stato spedito a Roma al Ministero della cultura, per candidare Merano a Capitale italiana della cultura 2020.

«Fino ad oggi ci è costato solo 250 euro — affermano i due vertici dell’amministra­zione comunale meranese — e l’80% delle cose che abbiamo inserito nel progetto (poco più di 12 milioni e mezzo di euro, ndr) fa già parte del nostro programma di giunta. Nessuna spesa ulteriore e grande lavoro di volontaria­to, soprattutt­o interno al Comune, con la partecipaz­ione di 50 persone esterne che hanno dato il loro contributo di idee e proposte».

Il vicesindac­o Andrea Rossi aggiunge: «La piccola Europa d’Italia: è questo il nome che si è voluto dare al progetto che propone la città del Passirio come capitale culturale dopo Mantova, che lo è stata l’anno scorso, Pistoia quest’anno e Palermo nel 2018». In un documento di 60 pagine ci si ispira al fatto che due gruppi linguistic­i siano rappresent­ati equamente, fatto che ha reso Merano una sorta di piccola Europa d’Italia. «È una visione innovativa e anche un po’ provocator­ia — dice al riguardo Andrea Rossi — Merano vuole distinguer­si dalle altre 44 città concorrent­i e pensiamo di avere in mano un progetto originale che ha lo scopo di raggiunger­e l’obiettivo della convivenza e del dialogo. Un lavoro faticoso che vuole anche mettere in evidenza le criticità che ci sono perché quella di stare assieme è un’arte che costa fatica». Il dossier elenca nel dettaglio gli investimen­ti che l’amministra­zione intende attuare e che ammontano complessiv­amente a 12,6 milioni di euro.

Con questi fondi verrà ad esempio finanziata la realizzazi­one di una nuova succursale della biblioteca a Sinigo (550.000 euro), di un sede per Òpla, l’archivio dei libri d’artista per bambini (1,3 milioni di euro), di un collegamen­to diretto fra la cappella di Santa Barbaba e il Palais Mamming Museum (400.000 euro) nonché di un percorso sopra i tetti di Merano (350.000 euro).

Ma sono state preventiva­te anche altre spese, che a prima vista non sono direttamen­te collegate al settore cultura, come ad esempio per la creazione di un nuovo bikepoint (510.000 euro) all’ex distributo­re Agip di via Piave e l’ampliament­o della rete di passeggiat­e e sentieri pedonali (535.000 euro).

Alcuni malumori in casa Svp hanno bollato questo progetto come «troppo italiano». Rossi e Rösch replicano convinti: «È un progetto assolutame­nte condiviso anche dalla rappresent­anza di lingua tedesca in giunta, che vi ha dato anche il proprio contributo e assenso. È stato costruito e ideato per andare oltre gli steccati etnici che ci stanno sempre più stretti».

Il cammino è comunque ancora lungo: se Merano sarà nelle dieci finaliste e poi prescelta come vincitrice (in palio c’è un milione di euro), si saprà solo a gennaio 2018.

Solo allora inizierà il vero lavoro che coinvolger­à tutte le componenti culturali della città rinnovando la positiva esperienza avuta quest’anno con il giubileo dei 700 anni del primo statuto cittadino.

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Idee Il ponte della Posta
 ??  ?? Fascino La facciata del Kurhaus sul lato delle passeggiat­e, un edificio simbolo del centro storico meranese La città del Passirio si candida ora a Capitale italiana della cultura
Fascino La facciata del Kurhaus sul lato delle passeggiat­e, un edificio simbolo del centro storico meranese La città del Passirio si candida ora a Capitale italiana della cultura

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