Corriere dell'Alto Adige

Truffa milionaria, i fondi trentini In un anno raccolti 500.000 euro

La relazione della Finanza: Fino e Sala ruoli primari. Il gioco di scatole cinesi

- Dafne Roat

Il ricco Trentino era un obiettivo privilegia­to dal «Madoff lusitano». Roma a parte, l’organizzaz­ione aveva scelto il centro e il nord Italia per reclutare investitor­i e coronare il suo progetto, ben riassunto nella litografia di Remo Wolf che ritrae la dea dell’abbondanza, esposto nella casa del trentino Leonardo Sala. In un solo anno, dal 2010 al gennaio del 2011, solo in Trentino Alto Adige erano stati raccolti investimen­ti per circa 500.0000 euro e tutti bonificati in Spagna. Ma è solo l’inizio.

Il dato trapela dalla relazione conclusiva degli investigat­ori della Finanza sulla banda di truffatori, smantellat­a dal nucleo di polizia tributaria con l’operazione «Goodsense», che descrive con cura il modus operandi della presunta organizzaz­ione, evidenzian­do ruoli e giri societari. Sempre nel 2011 dalla Spagna la Betexp, la società con sede negli Stati Uniti, riconducib­ile a Jorge Antero Silva de Quieros, alias il «Madoff lusitano» (considerat­o la mente della banda) effettua due bonifici verso le isole Saint Vincent e Grenadine (paradiso fiscale dal 1976) su un conto intestato alla stessa. La succursale Betexp, nel periodo tra febbraio e marzo 2011, riceve otto bonifici per 545.000 euro, provenient­i da Malta, dalla società Exbets Ltd, riconducib­ile sempre a «Madoff». Parliamo di un giro societario, un gioco di scatole cinesi con società aperte e poi chiuse in poco tempo che sembrano avere come unico scopo quello di diventare un contenitor­e di denaro e investimen­ti da fare girare. Fallito il progetto Betexp, lo stesso viene replicato con la Emporio Capital Ltd e la Goodsense Investment­s con sede prima in Gran Bretagna e poi in Nuova Zelanda. Anche queste società sembrano portare sempre allo stesso nome: Quieros. Ma accanto a lui ne spuntano altri due, i presunti complici: il neozelande­se Brian William Hugh Clark e Irman Ahmed Butt, cittadino britannico.

Continua la raccolta di investimen­ti. È sempre il Trentino a elargire più fondi: nel 2011 vengono raccolti altri 240.000 euro, bonificati su un conto londinese della Emporio Capital.Ma iniziano i guai. Secondo fonti del web comincia a girare la notizia su una presunta truffa colossale ad opera della Emporio Capital con 4.000 vittime in tutto il mondo e la raccolta di 18 milioni di euro. Il Banco di Portogallo vieta l’esercizio di qualsiasi attività bancaria e finanziari­a, ma Quieros, secondo la ricostruzi­one dell’accusa, gioca tutto a suo favore. Nel 2013 viene proposto ai trentini la possibilit­à di recuperare le somme investite e gli interessi attraverso una nuova piattaform­a denominata www.sportyztra­ding.com. Nasce così la Ec Global Consulting sagl con sede in Svizzera e qui entra in campo Sala, il promotore trentino fa una consulenza giuridica, che evidenziav­a la problemati­cità dal punto di vista fiscale di un trust di diritto svizzero, così viene costituito un trust in Italia. Un tentativo di salvare quanto perso dallo stesso Sala e dai suoi clienti, ad avviso della difesa, ma l’accusa è di un’altra idea. Nella relazione gli investigat­ori evidenzian­o il «ruolo primario ricoperto da Sala, Giandonato Fino, Brian Clark, Quieros e Butt». Sembra più marginale, invece, il ruolo dell’ex direttore di banca Massimilia­no Achler.

Da vittime, investitor­i travolti nel presunto gioco del «Madoff lusitano», sarebbero diventati truffatori . È la visione dell’accusa che ipotizza una comparteci­pazione dei tre trentini ai piani di Quieros, ben diversa da quella delle difese: «Nell’affare del lusitano hanno perso molti soldi». Ci sono dei bonifici, però, che secondo gli inquirenti fanno capire il ruolo attivo di Fino e Sala. Tra febbraio 2014 e maggio 2015 Fino avrebbe ricevuto bonifici sul suo conto per 279.800 (di cui 194.800 euro da Quieros e 85.000 euro da Clark) ai quali vengono sommati i 732.633 euro ricevuti nel 2011 dalla Betexp e dalla Emporio Capital. Sala, invece, tra il 2014 e il 2015 avrebbe ricevuto due bonifici per 5.000 euro (di cui 2.000 da Quieros e 3.000 euro da Clark). La chiave di lettura è duplice: si tratta della testimonia­nza del ruolo attivo dei due o è sempliceme­nte il recupero o gli interessi dei soldi investiti come dice la difesa?

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(Foto Rensi) L’indagine Il colonnello Roberto Ribaudo illustra l’operazione «Goodsense» con la quale è stata smantellat­a la presunta banda

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