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Super ospite Il popolare giornalista e conduttore televisivo è atteso al Melotti di Rovereto per il decennale del Lo scrittore: «Le neuroscienze hanno un «Fascismo: opinione o reato» con Denicolò e Loner
«Forse una delle prime occasioni di avvicinarmi alla scienza la ebbi quando mi regalarono l’Enciclopedia dei ragazzi. Il mio volume preferito, il più consunto, era quello dei “Perché”. Probabilmente lì è nato il piacere di capire tante cose, con spiegazioni semplici». Ci risponde con quella cordialità intrecciata ad autorevolezza e competenza che costituisce uno dei suoi tratti distintivi Piero Angela, quando lo contattiamo in relazione al suo prossimo arrivo in Trentino. Giovedì 19 alle 17.30, infatti, il popolare giornalista e conduttore televisivo sarà l’atteso super ospite all’auditorium Melotti di Rovereto, in occasione del decennale del Centro interdipartimentale mente/cervello, Cimec (Università di Trento). Nell’ambito delle diverse iniziative in programma per tale anniversario, Angela presenterà il suo ultimo libro dal titolo Il mio lungo viaggio (Mondadori, 2017). In dialogo con lui ci sarà Massimiano Bucchi, docente di scienza, tecnologia e società all’Università di Trento.
Professor Angela, dunque il suo interesse per la scienza è nato soprattutto dal desiderio di capire?
«Penso che il piacere di capire sia proprio uno dei segreti per essere attratti dalla scienza. Questo, in fondo, è anche quello che ho cercato di fare nel mio lavoro: rispondere a dei perché, rendendo attraenti argomenti difficili attraverso spiegazioni semplici. La scienza è piena di cose straordinarie: per renderle interessanti, basta raccontarle nel modo giusto».
Ne «Il mio lungo viaggio» si sofferma anche su altri aspetti e incontri che l’hanno avvicinata alla scienza.
«Importante in tal senso è stato senz’altro il mio maestro elementare che con i suoi esperimenti di fisica ha lasciato in me una traccia indelebile, e poi penso conti molto la genetica, come uno si pone di fronte alla vita in generale. Ho un temperamento di persona razionale e la razionalità, è evidente, si abbina bene con la curiosità e la scienza. Non posso poi non menzionare figure come quella di Edoardo Amaldi, con cui ebbi lunghe frequentazioni. Scoprii una persona straordinaria. Non solo come scienziato, ma
Appuntamento oggi alle 20.30 a Merano, nella sede Arci «coworking della memoria» in via Foscolo 8. Invitati da Orfeo Donatini e da Marcello Fera, approfondiranno il tema sempre di grande attualità «Fascismo: opinione o reato?» i giuristi Guido Denicolò e Arnaldo Loner. Presenterà Gabriele di Luca. in un Paese che «non ha mai fatto un serio esame di coscienza sui
In proposito, nel libro sottolinea che in questo percorso la politica invece non è servita a molto.
«In effetti, se si guarda la storia dell’umanità, la politica non ha mai mutato davvero la condizione umana, e allora cosa mai è intervenuto a favorire questo processo? È stato che a un certo punto nelle campagne le macchine e le nuove fonti di energia hanno sostituito il lavoro suo passato dittatoriale di fronte ad una attualità sempre più funestata dall’emergere di forze che a diverso titolo si rifanno alle ideologie nazifasciste e a consistenti gruppi giovanili che esibiscono i simboli».
Come vede il rapporto tra scienza e discipline umanistiche?
«Cito in proposito il caso straordinario di Leonardo, al tempo stesso grande artista, pittore, ma anche inventore, ingegnere. Componeva canzoni, scriveva barzellette, faceva il regista teatrale, ha creato degli spettacoli memorabili alla corte degli Sforza. Quando una persona è colta e creativa, la cultura diventa una sola cosa».
Come è passato dal giornalismo alla divulgazione scientifica?
«Per un mio interesse personale, ma rapidamente ho compreso il bisogno della nostra società di capire il ruolo della scienza, che ha trasformato il mondo. È un nuovo alfabeto che noi dobbiamo declinare in modo più intelligente, e l’energia ne costituisce uno degli elementi fondamentali, senza di essa torniamo all’Età della pietra. La conoscenza e le sue applicazioni sono fondamentali anche per difendersi dalle distorsioni che le applicazioni tecnologiche sconsiderate possono provocare».
«Fate musica – lei scrive - di qualsiasi tipo, ma fatela. Lo consiglio soprattutto ai giovani che sentono di avere una predisposizione». Perché è importante?
«La musica è un universo, spazia dai canti della mondine alle sinfonie più raffinate. Musica vuol dire studio per chi la fa di professione, ma per chi è dilettante è necessario un insegnamento che non sia punitivo. La musica deve piacere, divertire, far uscire la creatività, non essere sentita come un lavoro».
Fatela, di qualsiasi tipo essa sia, ma fatela: è un universo
A breve lei sarà al Cimec: che cosa pensa del futuro delle neuroscienze?
«Che hanno un grande futuro. Oggi le neuroscienze rappresentano uno dei fondamentali campi di ricerca perché sul cervello non si è mai capito nulla, o quasi. Ora le cose stanno cambiando, ma c’è ancora tanta strada e tanta ricerca da fare».