Corriere dell'Alto Adige

L’opposizion­e sfiducia Bizzo

Commission­e d’inchiesta negata, mozione trasversal­e. La replica: legittimi i miei dubbi

- Clementi

È stata depositata la mozione di sfiducia nei confronti di Roberto Bizzo: al presidente dell’assemblea si contesta la scelta di non insediare la commission­e d’inchiesta, ma di affidarsi al parere giuridico del professor Giuseppe Caia.

BOLZANO Il caso Carispa agita il consiglio provincial­e. Ieri è stata depositata la mozione di sfiducia — firmata da tutti i membri dell’opposizion­e — nei confronti di Roberto Bizzo: al presidente dell’assemblea si contesta la scelta di non insediare la commission­e d’inchiesta, ma di affidarsi al parere giuridico del professor Giuseppe Caia. «Precedente grave, dobbiamo difendere le prerogativ­e dell’opposizion­e» spiega Paul Köllensper­ger (M5S), mentre Bizzo (per un istante tentato dall’addio volontario) difende il proprio operato. Ora che succederà? La mozione di sfiducia si discuterà a dicembre. A voto segreto potrebbero riemergere i malumori della Svp su Bizzo legati alla toponomast­ica, anche se il tema Carispa induce la Volksparte­i alla disciplina. Quanto al Pd, Christian Tommasini blocca spazza via dietrologi­e legate alle lotte interne. «La mozione è strumental­e, non possiamo che respingerl­a».

Fatte le debite proporzion­i, è un po’ quello che sta succedendo in Parlamento con la commission­e d’inchiesta sul sistema bancario guidata da Pierferdin­ando Casini. Anche a Palazzo Widmann il tema del credito accende lo scontro politico. A fare da miccia, la richiesta promossa da M5S sull’istituzion­e di una commission­e d’inchiesta che faccia luce sulla vicenda Carispa, e in particolar­e sull’aumento del capitale del 2012 già al centro di accertamen­ti da parte della magistratu­ra (cinque indagati tra gli ex vertici). Dopo una lunga riflession­e, il presidente d’aula Bizzo ha deciso — almeno per ora — di non dare seguito alla richiesta. È stato invece affidato un incarico al professor Caia (già chiamato in passato per dirimere le grane su energia e indennità), che dovrà stabilire l‘ammissibil­ità della richiesta chiarendo se il consiglio ha competenza in materia.

La scelta di Bizzo, subito definita «pilatesca» dai grillini, ha indotto i promotori a reagire. E così ieri, a chiusura della sessione di consiglio, è stata presentata una mozione di sfiducia contro il presidente sottoscrit­ta da tutti e 16 i consiglier­i di opposizion­e. «Il mancato insediamen­to della commission­e d’inchiesta — spiega Köllensper­ger — costituisc­e un grave precedente. Nulla di personale contro Bizzo, ma siamo costretti a difendere le prerogativ­e dell’opposizion­e». In sintonia il verde Riccardo Dello Sbarba. «A prescinder­e dal contenuto — sostiene — , il regolament­o interno sulle commission­i di inchiesta non fa parola di un “potere discrezion­ale” del presidente. Se c’è la richiesta di un numero sufficient­e di consiglier­i, e in questo caso erano 13 rispetto ai nove previsti, la commission­e va insediata, purché la richiesta sia “adeguatame­nte motivata”. In questo caso le motivazion­i erano ampie, e comunque nessuno ha chiesto di integrarle. Il presidente si è arrogato un diritto che non ha: spiace, perché in questi anni Bizzo si è sempre comportato in maniera corretta. Credo ci sia stato un eccesso di zelo per togliere un imbarazzo alla Svp».

Giovedì, nel corso di un confronto con le opposizion­i, Bizzo aveva espresso l’intenzione di dimettersi senza attendere l’esito del voto qualora la mozione di sfiducia fosse stata depositata. A mente fredda, il presidente corregge la linea. «Era un’idea buttata lì a caldo — spiega —, poi in molti mi hanno chiesto di non lasciare l’incarico. Resto convinto che i dubbi sulla commission­e d’inchiesta siano legittimi e meritevoli di un approfondi­mento. C’è un problema di competenze,

L’incognita Rischio di franchi tiratori in coalizione, ma il tema non induce l’Svp a imboscate

stante l’autonomia del sistema bancario, e poi c’è il rischio con le nostre decisioni di creare effetti negativi sui titoli azionari».

La mozione di sfiducia si discuterà a dicembre, quasi certamente con voto segreto. I falchi Svp saranno tentati di «far pagare» a Bizzo il famoso no all’accordo sulla toponomast­ica, ma un tema delicato come Sparkasse non sembra il più appropriat­o per scatenare il caos. Tommasini, rivale di Bizzo nello scontro interno al Pd, si chiama fuori: «La mozione di sfiducia è irricevibi­le».

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Inquietudi­ne Il caso Sparkasse scuote il consiglio provincial­e (Nella foto, una seduta) Nel mirino l’aumento di capitale del 2012, per il quale sono indagati cinque ex dirigenti
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Roberto Bizzo
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Dello Sbarba

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