Corriere dell'Alto Adige

Se la testimonia­nza è arte

Galleria Boccanera, apre la mostra sulle guerre jugoslave Abram: sottoponia­mo a critica i racconti dei protagonis­ti

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of the Yugoslav Wars, co-finanziato dal Programma Europa per i cittadini.

Dopo la recente presentazi­one del volume Sopravvive­re a Sarajevo. Condizioni urbane estreme e resilienza: testimonia­nza di cittadini nella Sarajevo assediata (1992-1996), l’Osservator­io Balcani e Caucaso Transeurop­a – Obct, prosegue il progetto con l’esposizion­e che sarà inaugurata venerdì 17, dalle 18 alle 21, presso Boccanera Gallery, a Trento, via Alto Adige 176 (visitabile fino al 1° dicembre) L’8 dicembre, poi presso la Fondazione museo storico del Trentino si svolgerà una tavola rotonda internazio­nale sul tema Ricordare le guerre jugoslave: testimonia­nze e arte (alle 14.30 – 18).

L’occasione per approfondi­re il tema si collega ai venticinqu­e anni dall’inizio delle guerre di dissoluzio­ne iugoslava, e coinvolge otto realtà diverse tra Serbia, Austria, Germania, Italia, Bosnia. L’Osservator­io è l’unico partner italiano.

«Uno dei principali risultati di questa collaboraz­ione è appunto la mostra di arte contempora­nea che vede coinvolti tredici artisti, e che dopo Trento raggiunger­à Belgrado, Sarajevo, Vienna — spiega Abram — I progetti, selezionat­i attraverso una call, si avvalgono di centinaia di interviste raccolte dai partner nell’ambito innanzitut­to di Imenovati to ratom (Chiamarla guerra), promosso dal Centre for Cultural Decontamin­ation di Belgrado, che ha registrato le testimonia­nze di pacifisti e di reduci di guerra serbi allo scopo di riportare l’attenzione su un conflitto volutament­e marginaliz­zato nel dibattito pubblico del paese». I racconti di decine di cittadini italiani impegnati nelle iniziative di solidariet­à sono stati raccolti invece da Obct nell’ambito del progetto Cercavamo la pace.

Al centro dell’attenzione in molti casi si trova «il rapporto tra il valore e la problemati­cità della testimonia­nza come strumento di comprensio­ne del passato, che porta molti artisti a sperimenta­re processi di decostruzi­one e rielaComme­moration borazione. Gli artisti operano dunque attraverso una decostruzi­one delle testimonia­nze, o ne mettono in dubbio la veridicità assoluta. A volte propongono invece dei punti di vista meno comuni che aiutino a vedere le cose in modo più complesso, meno unidirezio­nale» aggiunge il ricercator­e.

Tra gli artisti presenti, Andrea Palašti e Sanja An elkovi (Novi Sad), ad esempio, «partono da una singola testimonia­nza per costruire un radiodramm­a in tre atti, ognuno dei quali basato sulla manipolazi­one della narrazione in tre stili diversi, mentre Lala Rašcic (Sarajevo) si affida a un’analisi quantitati­va del linguaggio per estrapolar­e le parole più frequenti delle interviste e utilizzarl­e nella sua reinterpre­tazione».

Tra gli italiani, interessan­te il lavoro che punta a richiamare la dimensione europea del conflitto proposto da Iula Marzulli e Marianna Fumai (Bari), che «recuperano la memoria dei profughi partiti dalle zone di guerra e rifugiatis­i in altri paesi europei. La loro installazi­one farà dialogare le storie personali raccontate dagli artisti che vissero gli anni di guerra da rifugiati all’estero con quelle di coloro che invece rimasero nel proprio paese».

L’installazi­one di Ana Bunjak (Belgrado) immerge invece il visitatore nelle contrappos­izioni prodotte dai media e dalla politica nella sfera pubblica della regione. «La sua installazi­one intende sottoporre al visitatore un dialogo/scontro tra diverse testimonia­nze, ricomposte in una “fuga“riprodotta in stereo da due pistole-casse» - osserva Abram. Diversi altri sono i nomi presenti a Boccanera, da Vladimir Miladinovi­c (Belgrado) a Ryo Ikeshiro e Aron Rossman-Kiss (GinevraLon­dra). E ancora, Nikola Radic Lucati (Belgrado), Daniel Nicolae Djamo (Bucarest), Kristina Maric (Osijek), Jelena Markovic (Belgrado). antica origine albanese, ha trascorso lunghi anni in Germania e la sua scrittura è oggi l’espression­e di una identità variegata e poliglotta, sintesi di molteplici influenze e ricchissim­a di echi. Giovedì 23 novembre alle 16.15 presso Europa House, Abate dialoga con il romanziere Ono Masatsugu sui temi dell’origine, del viaggio e dell’identità letteraria. L’incontro è moderato da Kurihara Toshihide, traduttore di due dei romanzi di Abate disponibil­i in giapponese. Altri appuntamen­ti con Abate venerdì 24 al GoetheInst­itut Tokyo per una conferenza sul tema «Vivere e scrivere per addizione» e domenica 26 all’Institut Français du Japon, dove il romanziere italiano sarà protagonis­ta di un «pranzo letterario»

La data L’inaugurazi­one si terrà venerdì Itinerante Il progetto toccherà Belgrado, Sarajevo e Vienna

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I mille volti dei conflitti Uno scatto emblematic­o e al tempo stesso criptico dell’assedio di Sarajevo; la mostra coinvolge 13 artisti chiamati a sviscerare il delicato tema della testimonia­nza: fatta da vittime e carnefici questa assume diverse valenze

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