LA SUBALTERNITÀ DA EVITARE
La Volkspartei ha un singolare modo di rapportarsi con il Pd, suo alleato a Palazzo Widmann. Sul sondaggio etnico nelle scuole materne ci si sarebbe aspettati un altro atteggiamento, data la delicatezza di un tema che investe migliaia di famiglie. Invece no: in consiglio provinciale l’Svp ha mandato avanti i Freiheitlichen a fare il lavoro sporco, per poi votarne la mozione. Nessuna trattativa con i democratici, bensì un’imboscata che ha costretto Tommasini e Bizzo a votare contro. E non sia mai che il vicepresidente batta il pugno sul tavolo ogni tanto: dato che non bisogna irritare l’Svp, Tommasini si è affrettato a dire che quella votata è solo una rilevazione statistica e che esclude un caso politico nella coalizione. Ci mancherebbe altro con un doppio appuntamento elettorale alle porte. Del resto non c’è da stupirsi, la politica altoatesina è fatta così: nemmeno il tempo di archiviare l’operazione, senza dubbio positiva, del bassorilievo in piazza Tribunale — un passo in avanti verso la pacificazione tra i gruppi — che anche i più ottimisti e ben disposti fautori del dialogo devono andare a sbattere contro il freddo cinismo di Achammer e soci. Non sappiamo chi, tra Alessandro Huber e Uwe Staffler, oggi vincerà la corsa a segretario del Partito democratico: di sicuro è auspicabile che il successore di Liliana Di Fede si prenda cura di correggere il rapporto politico con un partner incline alla bulimia autonomistica e all’arroganza: un Partito democratico subalterno alla Stella alpina e obbligato a giocare di rimessa non giova a nessuno. Diversamente le moratorie sulle tensioni etniche, come quella concordata giusto un anno fa tra Pd e Svp, rischiano di suonare come una beffa. C’è poi un altro aspetto della vicenda asili che merita una sottolineatura, quello del linguaggio. Sfortunatamente non abbiamo un Nanni Moretti che, come in «Palombella rossa», distribuisca salutari ceffoni, ricordando come le parole siano importanti. Eppure dobbiamo sforzarci di mettere in qualche modo un argine all’imbarbarimento del dibattito pubblico. Francamente è inaccettabile sentire Urzì protestare contro un’inesistente «caccia ai bambini», per non parlare di Huber che si schiera contro «la marchiatura» degli alunni, neanche fossero vitelli. Lo sgomento cresce di fronte a un moderato come Lillo, che evoca addirittura le leggi razziali fasciste. Dulcis in fundo c’è il sempre creativo Galateo, stavolta mobilitato contro l’«apartheid» di cui, a suo dire, sarebbero vittima gli italiani. Non è con questi toni che si fa politica seriamente.