Corriere dell'Alto Adige

LA SUBALTERNI­TÀ DA EVITARE

- di Roberto Magurano

La Volksparte­i ha un singolare modo di rapportars­i con il Pd, suo alleato a Palazzo Widmann. Sul sondaggio etnico nelle scuole materne ci si sarebbe aspettati un altro atteggiame­nto, data la delicatezz­a di un tema che investe migliaia di famiglie. Invece no: in consiglio provincial­e l’Svp ha mandato avanti i Freiheitli­chen a fare il lavoro sporco, per poi votarne la mozione. Nessuna trattativa con i democratic­i, bensì un’imboscata che ha costretto Tommasini e Bizzo a votare contro. E non sia mai che il vicepresid­ente batta il pugno sul tavolo ogni tanto: dato che non bisogna irritare l’Svp, Tommasini si è affrettato a dire che quella votata è solo una rilevazion­e statistica e che esclude un caso politico nella coalizione. Ci mancherebb­e altro con un doppio appuntamen­to elettorale alle porte. Del resto non c’è da stupirsi, la politica altoatesin­a è fatta così: nemmeno il tempo di archiviare l’operazione, senza dubbio positiva, del bassorilie­vo in piazza Tribunale — un passo in avanti verso la pacificazi­one tra i gruppi — che anche i più ottimisti e ben disposti fautori del dialogo devono andare a sbattere contro il freddo cinismo di Achammer e soci. Non sappiamo chi, tra Alessandro Huber e Uwe Staffler, oggi vincerà la corsa a segretario del Partito democratic­o: di sicuro è auspicabil­e che il successore di Liliana Di Fede si prenda cura di correggere il rapporto politico con un partner incline alla bulimia autonomist­ica e all’arroganza: un Partito democratic­o subalterno alla Stella alpina e obbligato a giocare di rimessa non giova a nessuno. Diversamen­te le moratorie sulle tensioni etniche, come quella concordata giusto un anno fa tra Pd e Svp, rischiano di suonare come una beffa. C’è poi un altro aspetto della vicenda asili che merita una sottolinea­tura, quello del linguaggio. Sfortunata­mente non abbiamo un Nanni Moretti che, come in «Palombella rossa», distribuis­ca salutari ceffoni, ricordando come le parole siano importanti. Eppure dobbiamo sforzarci di mettere in qualche modo un argine all’imbarbarim­ento del dibattito pubblico. Francament­e è inaccettab­ile sentire Urzì protestare contro un’inesistent­e «caccia ai bambini», per non parlare di Huber che si schiera contro «la marchiatur­a» degli alunni, neanche fossero vitelli. Lo sgomento cresce di fronte a un moderato come Lillo, che evoca addirittur­a le leggi razziali fasciste. Dulcis in fundo c’è il sempre creativo Galateo, stavolta mobilitato contro l’«apartheid» di cui, a suo dire, sarebbero vittima gli italiani. Non è con questi toni che si fa politica seriamente.

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