Corriere dell'Alto Adige

La mozione anti-Bizzo imbarazza la Volksparte­i

La mozione di sfiducia presentata dalle opposizion­i contro Bizzo crea dubbi nell’Svp.

- Di Marco Angelucci

BOLZANO Un dubbio amletico occupa l’Svp. Ora che tutte le opposizion­i hanno presentato la mozione di sfiducia nei confronti del presidente Roberto Bizzo, la Stella Alpina deve decidere se salvarlo o darlo in pasto alle minoranze. Con ogni probabilit­à alla fine prevarrà il realismo anche se, in seno alla Volksparte­i, in tanti vorrebbero veder rotolare la testa di Bizzo. Il ricordo del suo atteggiame­nto sulla toponomast­ica è ancora vivo e non si può escluvissu­to dere che in aula spunti qualche franco tiratore. «Per fortuna non tocca a me salvarlo» chiosa il senatore Karl Zeller, vice Obmann della Svp che con Bizzo ha avuto scontri furibondi quando in Commission­e dei Sei si discuteva della norma sulla toponomast­ica.

Bizzo è finito nel mirino dell’opposizion­e per non aver ancora nominato la Commission­e d’inchiesta sulla Cassa di risparmio. Il consiglier­e Paul Köllensper­ger ha raccolto, non senza fatica, le firme necessarie per chiedere la nomina di una commission­e d’inchiesta che indaghi sulle perdite milionarie della Cassa di risparmio. Di fronte alle resistenze della Volksparte­i — secondo cui il consiglio non ha competenza sulle banche e dunque non può indagare su Carispa — Bizzo ha deciso di prendere tempo e ha incaricato il professore bolognese Giuseppe Caia di sciogliere il dilemma. Una decisione che l’opposizion­e ha come un tentativo di prendere tempo. Dunque è partita la mozione di sfiducia. «I diritti dell’opposizion­e non sono sindacabil­i dal presidente» ha detto il grillino Paul Köllensper­ger.

La mozione di sfiducia riporta la patata bollente nel campo della Volksparte­i. Votare la sfiducia sarebbe come ammettere che la commission­e va nominata, e nessuno vuole inimicarsi i vertici dell’istituto di credito e lasciare un posto strategico come la presidenza all’opposizion­e. Gli unici papabili — per Statuto la carica deve andare a un italiano — sarebbero infatti Elena Artioli, Riccardo Dello Sbarba e Alessandro Urzì. Tuttavia in diversi, specialmen­te dopo la rottura sulla norma per la toponomast­ica, vorrebbero liberarsi di Bizzo. Dunque occhio ai franchi tiratori.

«Sicurament­e nel gruppo ci sono opinioni diverse e dovremo discuterne. Ma — sorride il consiglier­e Oswald Schiefer evitando di sbilanciar­si ma ammettendo il problema — c’è ancora un po’ di tempo. La sfiducia non è un piatto che si mangia appena è cotto».

La mozione infatti potrebbe essere calendariz­zata nella sessione di gennaio. Per allora si sarà capito chi comanda nel Pd esarà pronto anche il parere di Caia. Se il professore dovesse dire che la commission­e non si può fare l’Svp avrebbe gioco facile. Non si tratterebb­e più di sostenere Bizzo, ma sempliceme­nte di ratificare la decisione di un tecnico come Caia.

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Nel mirino Roberto Bizzo

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