IL DIRITTO DI OBBEDIRE
L’installazione realizzata in piazza Tribunale nel capoluogo porta un’onda di luce su quelli che sono stati un’ideologia e un periodo cupi.
I doveri La convivenza civile va fondata sul ritrarsi per fare spazio anche agli altri
L’installazione realizzata sull’altorilievo del Duce in piazza Tribunale a Bolzano mi piace per diversi motivi. Anzitutto è leggera, non troppo invasiva verso un monumentodocumento del passato. Porta poi un’onda di luce su quelli che sono stati un periodo e un’ideologia cupi. E infine anche il messaggio proposto mi trova d’accordo: «Nessuno ha il diritto di obbedire». Le parole sono riprese da un’intervista che Hannah Arendt concesse dopo aver assistito al processo del gerarca Eichmann a Gerusalemme. La filosofa era scandalizzata del fatto che l’accusato si dicesse meritevole di un premio, non di una condanna, in quanto aveva fedelmente eseguito gli ordini ricevuti. Ecco allora la sentenza lapidaria che la Arendt riprendeva dal pensiero di Immanuel Kant.
La frase, già esposta da alcuni anni nella cripta del monumento alla Vittoria, dà molto da pensare. Il discrimine tra diritti e doveri, infatti, non è sempre così chiaro come si potrebbe ritenere. E la bilancia non deve necessariamente sempre pendere a favore dei primi. Se ancora cento anni or sono prevaleva ampiamente il senso del dovere, ovvero la funzionalità della singola persona alle collettività in cui viveva, nel Novecento si è sviluppata la coscienza dei diritti del singolo. All’origine della svolta sta di sicuro il pensiero di matrice greco-cristiana che, fecondato dall’Illuminismo, è culminato nella Costituzione americana del 1787, in cui si afferma l’uguaglianza di tutti gli uomini nonché il loro diritto alla libertà e alla ricerca della felicità. Il principio pare buono, ma già la Costituzione redatta in Francia a seguito della Rivoluzione del 1789, afferma che tali diritti competono alla persona e al cittadino, ovvero all’essere umano non preso come a se stante, ma in quanto interagisce in un contesto di cui è corresponsabile. La precisazione aiuta a non isolare la prospettiva dei legittimi diritti da quella dei corrispondenti doveri. Se si enfatizza solo il «diritto ai diritti» si arriva infatti agli eccessivi di individualismo, consumismo e indifferenza che sono una patologia del nostro tempo. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo promulgata nel 1948 dall’Onu recita al primo capitolo: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Proprio questo spirito di fratellanza per molti pensatori viene più messo in crisi che non promosso se si enfatizza la logica del diritto. Simone Weil in un suo testo sulla materia afferma perciò: «La nozione di obbligo sovrasta quella di diritto, che le è relativa e subordinata». Accampare dei diritti può infatti far nascere rivendicazioni di sottomissione o di esclusione. Porre invece l’accento sui doveri di umanità e solidarietà libera dalle pastoie dell’individualismo e dalle tensioni che possono portare a conflittualità o vere e proprie guerre. La convivenza civile va fondata non sulla violenza a volte insita nell’esercizio a tutti i costi dei propri diritti, bensì sulla giustizia e sull’amore; non sull’allargarsi e affermarsi, quanto sul ritrarsi per fare spazio anche agli altri, come afferma sempre la Weil. Nel 1993 ben 34 Paesi asiatici redassero la Dichiarazione di Bangkok, che rispondeva a quella dell’Onu, parlando dei «valori asiatici», i quali partono dalla prospettiva opposta, ovvero dalla valorizzazione della dimensione comunitaria e degli obblighi che insistono sul singolo nei confronti della stessa. Forse anche su stimolo di un dialogo mondiale che si fa sempre più serrato sul tema, vi sono proposte di redigere una «Dichiarazione universale sui doveri dell’uomo». Direi che ce n’è davvero bisogno. Uno dei primi consulenti qualificati potrebbe essere papa Francesco che ci invita sempre di nuovo a essere responsabili del mondo intero, del buon andamento della casa comune e non solo del nostro stomaco.