Corriere dell'Alto Adige

IL GIORNALIST­A PRESO A TESTATE È IL SEGNALE DI UN CLIMA PESANTE

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Sono rimasta attonita davanti alla naturalezz­a della reazione di Roberto Spada che, senza porsi troppi problemi, pur sapendo di essere ripreso da una telecamera, ha aggredito a testate un giornalist­a Rai e il suo collega videomaker. Denota, a mio avviso, il clima generale di impunità che si respira non solo a Ostia, ma un po’ in tutto il Paese. Non solo: credo che, in particolar­e nei confronti dei giornalist­i, si sia sprigionat­a, negli ultimi anni, una scarica di violenza verbale (quando non fisica) di notevole portata, che un po’ tutti tendiamo a sottovalut­are derubrican­dola a semplice vox populi o alla singola iniziativa di qualche utente Facebook un po’ troppo su di giri. Su questo credo che invece andrebbe fatta una ricognizio­ne seria: passare dall’insulto libero all’aggression­e per futili motivi è meno difficile di quanto si creda. Sul punto penso che dovrebbero riflettere anche tanti politici che nel corso degli anni hanno alimentato una caccia alle streghe contro la stampa e non solo, pur di guadagnare ogni voto possibile. Quello di Spada è stato un attacco deliberato, con metodi fascisti, e sicurament­e non è paragonabi­le a qualche volgarità sui social network, ma il clima in cui quell’aggression­e è stata compiuta, su due piedi e pensando che non ci sarebbero state chissà quali conseguenz­e, è il medesimo in cui ogni giorno si susseguono insulti e attacchi di ogni genere nei confronti della stampa. Marilena Bortolotti, BOLZANO

Gentile signora Bortolotti,

C’è sempre un clima particolar­e a far maturare — e a volte a far scoppiare — i comportame­nti umani. Per quanto riguarda i fatti di Ostia e il lavoro giornalist­ico, abbiamo sullo sfondo una subcultura dell’impunità e della mancanza di responsabi­lità personale per cui la colpa è sempre e solo degli altri. Tra questi «altri» si mettono pure i giornalist­i, ritenuti rei di raccontare quello che succede e presentati come parte di una mega-congiura internazio­nale al servizio di chissà quale oscuro potere. Non le faccio il purtroppo lungo elenco di chi nel nostro Paese dipinge l’informazio­ne in tal modo, creando un clima che lascia spazio alle teste più calde e più vuote. Da parte nostra — cioè del sistema informativ­o — bisogna anche avere scatti di orgoglio, smascheran­do ed evitando confusioni tra chi informa e chi fa solo spettacolo e, a sua volta, alimenta così un clima che è, innanzi tutto, di sfiducia.

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