Corriere dell'Alto Adige

«Il paesaggio? È un luogo di vita»

Il libro di Morelli e Cepollaro: serve un rapporto costruttiv­o con la natura

- Andrea Bontempo

«Uno dei problemi del termine “antropocen­e” – l’era geologica in cui viviamo – è che implica una conquista della natura. Si può essere già abbastanza indignati per il fatto che abbiamo devastato il mondo naturale ma tutt’altra cosa è considerar­e la possibilit­à che abbiamo provocato un sistema climatico che adesso ci farà guerra per secoli, forse fino a distrugger­ci». Il giornalist­a David Wallace-Wells in un lungo articolo pubblicato sul New York magazine lo scorso luglio (The uninhabita­ble earth), ha presentato scenari apocalitti­ci per il futuro del nostro pianeta. Numerose le critiche ricevute, per le imprecisio­ni e l’eccessivo pessimismo. Wallace-Wells ha replicato affermando di aver invece temuto all’inizio che l’articolo non le avrebbe spaventate abbastanza; ovviamente lo scopo era però indurle a informarsi e pensare.

Una prospettiv­a sulla quale vogliono farci riflettere – senza toni apocalitti­ci ma con prosa scientific­a e dati alla mano, prendendo in esame il concetto di paesaggio – anche Gianluca Cepollaro, vicedirett­ore della Trentino school of management, e Ugo Morelli, docente di Psicologia del lavoro presso l’università di Bergamo, con il loro ultimo libro, Paesaggio e vivibilità. Cambiament­i persistent­i (ETS, 141 pagine), la cui presentazi­one recita: «L’uomo ha da sempre trasformat­o il paesaggio, ma lo ha fatto prevalente­mente in modo non riflessivo. […] Nel momento in cui il principale pericolo per l’evoluzione della vita è l’uomo stesso, è necessario cambiare il senso della presenza sul pianeta. […] Comprender­e ed elaborare in modo non distruttiv­o il rapporto con la natura è una delle sfide cruciali per l’educazione del ventunesim­o secolo. La riflession­e sulla vivibilità richiede un’educazione sentimenta­le all’appartenen­za naturale, in cui si colloca anche la transizion­e da una visione del paesaggio come spazio da contemplar­e a una visione del paesaggio come spazio di vita».

Partendo da questi presuppost­i, il libro si articola come una raccolta di saggi che oltre all’introduzio­ne e agli interventi dei due curatori – entrambi impegnati presso la step-Scuola per il governo del territorio e del paesaggio – contiene anche gli articoli di due ricercator­i, Luca Mori e Chiara Brambilla, e una conclusion­e affidata a Giorgio Tecilla, direttore dell’Osservator­io del paesaggio della Provincia.

Le riflession­i contenute nel volume sono emerse dalla ricerca «Percezioni, rappresent­azioni e significat­i del paesaggio in Trentino», che si è proposta di «comprender­e quale sia il terreno culturale sul quale la cittadinan­za di un territorio alpino trova un comune denominato­re quando pensa al “proprio” paesaggio». Il concetto di paesaggio, definito da una specifica Convenzion­e europea come «una determinat­a parte di territorio, così come è percepita dalle popolazion­i, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelaz­ioni», è oggetto d’esame in tutti i capitoli del libro. Il paesaggio come avvenire e non come futuro insomma, citando l’editoriale di Morelli sul Corriere del Trentino di ieri, giacché «il futuro arriva comunque. Possiamo solo attenderlo. Non è così per l’avvenire, perché almeno in parte possiamo sceglierlo». Scegliere quindi di avere e tutelare un paesaggio migliore per un futuro, ma soprattutt­o un presente, altrettant­o migliori.

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Novità Il libro di Morelli e Cepollaro

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