Sarrubbo: «Kafka racconta le nostre paure»
Bolzano, lo spettacolo da domani nel bunker di via Fago
La tana (Der Bau) è uno degli ultimi racconti scritti da Franz Kafka, uno dei più intensi e importanti, probabilmente ancor più della citatissima Metamorfosi. Flora Sarrubbo ha deciso di rappresentarlo teatralmente avvalendosi della regia di Christian Mair e del sound design di Tiziano Popoli. Uno spettacolo che sarà allestito in un ambiente perfettamente idoneo, il bunker di via Fago 14 a Bolzano, dal 15 al 17 novembre (ore 20.30).
«È un luogo non solo molto suggestivo, ma perfetto per La Tana — spiega Flora Sarrubbo — . Lo abbiamo scelto solo dopo aver preso la decisione di portare in scena questo testo. Prima non ci ero mai entrata, ma, non appena visitato, ho compreso che era il luogo giusto in cui ambientarlo, nonostante le difficoltà. Così ci siamo dotati di un generatore per le luci e abbiamo cambiato i movimenti che erano pensati per una sala normale. Infine, non nego che l’idea di portare il teatro in un luogo di guerra mi piaccia parecchio».
Come tutti i veri classici, La tana è, e resterà, sempre «attuale», ma le decisioni prese dal protagonista per combattere le proprie ansie trasformatesi in paranoie sono davvero le stesse che oggi vengono spacciate come soluzioni. Perché «la tana offre molta sicurezza da innumerevoli nemici invisibili, ma questa non è mai abbastanza», perché la solitudine finisce inevitabilmente per far affiorare apprensioni sempre nuove e diverse. D’altra parte, come si può valutare l’effettivo pericolo esterno se ci si rintana in una tana profonda e fin troppo confortevole? «Potrei restare soffocato dalla mie stesse provviste e talvolta riesco a salvarmi dalle loro masse urgenti solo divorando e bevendo» ammette il protagonista del racconto.
Il taglio scelto da Sarrubbo e Mair non fornisce, però, interpretazioni univoche: «È un testo — spiega l’attrice bolzanina — che racconta le paure interne a ognuno di noi. Quelle contro cui combattiamo ogni giorno ma che restano dentro di noi. Per questo il titolo in tedesco, Der Bau, che rimanda all’atto del costruire, ci sembra più adatto di quello italiano che, invece, fa pensare a qualcosa di definito e completato. Poi, ogni spettatore vedrà in quali paure riconoscersi confrontandosi con il proprio vissuto, da questo punto di vista mi è risultato molto utile l’attività di laboratorio teatrale con i giovani. Quando ho chiesto quale era la loro maggiore angoscia mi hanno risposto: quella di non sapere bene di cosa avere paura». Chiarite le straordinarie suggestioni del testo e del luogo dello spettacolo che debutterà domani sera, resta da comprenderne come lo si è trasformato in teatro. «Non è stato semplice, è stato fondamentale l’apporto sonoro di Tiziano Popoli. Un lavoro sul suono e sul silenzio assoluto del bunker, sull’eco della mia voce e sul fischio che inquieta il protagonista e inevitabilmente anche il pubblico». All’interno del bunker la temperatura varia tra i 14 e i 16 gradi, si raccomandano, quindi, un abbigliamento adeguato, scarpe comode e cellulari dotati di applicazione «torcia». Biglietto sei euro.
Sarrubbo Ogni spettatore vedrà in quali timori riconoscersi L’attrice La maggior angoscia dei giovani è non saper bene di cosa avere paura