Deposito Fs, Pd duro: basta rinvii Mitterer: la mano di Negrelli c’è
BOLZANO All’indomani della discussione in commissione edilizia sulla questione dell’attribuzione o meno al celebre ingegnere Luigi Negrelli del deposito ferroviario di via Renon, arrivano le reazioni da entrambi i fronti. Immagini alla mano, infatti, in commissione era emerso che l’edificio odierno sarebbe molto diverso da come lo aveva disegnato il progettista del Canale di Suez, frutto di una ricostruzione successiva ai bombardamenti bellici.
Contro i protezionisti si scaglia il Pd. «È emblematico come si sia risolta in un nulla di fatto una battaglia portata avanti tanto strenuamente dal Curatorium per i beni tecnici e culturali e dal Dachverband — commenta Carlo Bassetti — con un presunto edificio storico che, alla fine, si è dimostrato essere una «patacca». Sono stati commessi errori storici documentali clamorosi, non accettabili da parte di associazioni nate col preciso scopo di studiare la documentazione dell’assetto della nostra città». Una colpa che, secondo Bassetti, sarebbe condivisa anche dalla Sovrintendenza. «In questo caso, però, la situazione è aggravata dal fatto che si tratta di un’istituzione il cui fine sarebbe quello di eseguire studi storici documentali affidabili. Invece, quello a cui assistiamo, è un errore clamoroso: è stato posto un vincolo su un edificio in ragione del suo presunto valore storico, smentito da una semplice verifica all’Archivio storico. Sotto quelle che vengono sbandierate come battaglie culturali mi pare di intravedere solo dei banali tentativi di disturbo a un progetto di riqualificazione di un quartiere, per altro ormai avviato e con l’approvazione da parte della popolazione (che così si era espressa in occasione del referendum)».
Non ci sta, invece, Wittfrida Mitterer del Curatorium. «Al momento della discussione mi trovavo a Roma — dichiara infatti — ma non ci vedo nulla di clamoroso. Si sapeva benissimo che i bombardamenti avevano danneggiato una parte dell’edificio, poi ricostruita in muratura». Una modifica ben visibile anche da un occhio inesperto, secondo Mitterer. «Noi lo abbiamo sempre evidenziato, per altro proponendo (sulla base a un progetto degli studenti dell’università di Innsbruck) di abbatterla e collegare l’ala destra e quella sinistra dell’edificio (le parti prettamente storiche) con una tettoia in vetro, aggiungendo una rampa per gli autobus». Il fabbricato, insomma «è di Negrelli e le piante lo documentano. Se qualcuno avesse ulteriori dubbi può visitare la mostra esposta in stazione dal 2012».