Urzì: istituti italiani penalizzati Foppa: criteri ancora da chiarire
Critiche trasversali. Nel mirino le iscrizioni centralizzate
Le scelte di Achammer in materia di scuola dell’infanzia in lingua tedesca non convincono i consiglieri provinciali. O per lo meno non convincono Alessandro Urzì (L’Alto Adige nel cuore) e Brigitte Foppa (Verdi). «Forse da parte dell’assessore non c’è la volontà di farlo — sostiene il consigliere di centrodestra — ma le iscrizioni centralizzate si traducono in limitazioni alla libertà di scelta dei genitori. La cosa migliore da fare sarebbe concedere maggiori margini di manovra anche alla scuola italiana, così che entrambe possano dotarsi di un percorso plurilingue. Una proposta avanzata più volte ma che l’assessore sembra non voler sentire». Secondo Foppa «il nuovo sistema di iscrizioni è l’anello debole, dal momento che non è ancora chiaro con quali criteri venga data la precedenza ad alcuni bambini su altri nei casi in cui le domande, per la stessa scuola, siano troppe».
Urzì insiste sulla necessità di «garantire margini di manovra maggiori anche alla scuola italiana. L’ideale sarebbe che entrambe potessero dotarsi di un percorso plurilingue o che, almeno, si favorisse lo scambio dei docenti per l’insegnamento della seconda lingua, in modo da impartire i giusti elementi ai bambini e di soddisfare le richieste dei genitori». Allo stato attuale, infatti, il sistema scolastico italiano «è penalizzato. Vengono chiamati docenti di tedesco per potenziare l’apprendimento della lingua, ma così facendo vengono detratti posti di lavoro assegnati al gruppo italiano». Per Urzì gli altoatesini che iscrivono i figli negli asili in lingua tedesca «sbagliano, ma sono giustificati. La colpa è di u sistema di istruzione che non riesce a garantire l’insegnamento della seconda lingua. Il che preoccupa soprattutto il gruppo italiano».
Per Foppa «tutte le misure volte a sostenere i genitori (e quindi i corsi di lingua o i progetti di integrazione, ndr) vanno bene, a patto che siano facoltative e non diano diritti di precedenza su chi non vi partecipa. E positivo è anche il fatto di aver ridotto le dimensione delle sezioni, ma non sono chiari i criteri in base ai quali verranno trasferiti i bambini iscritti in strutture già piene. Non vorrei — puntualizza — c’entrassero questioni etniche o che si promuovesse una visione di bambini “più tedeschi” o “più integrati” di altri».