Corriere dell'Alto Adige

VIA DA FACEBOOK SFIDA APERTA

- di Nicola Lugaresi

Come riportato anche dal nostro giornale, Samantha Cristofore­tti ha deciso di lasciare Facebook. In verità si è presa una pausa di riflession­e, decidendo di non aggiornare il profilo, riservando­si di cancellars­i successiva­mente. La scelta è spiegata con il disagio, come personaggi­o pubblico (con mezzo milione circa di persone che la seguono) di attrarre utenti su una piattaform­a di cui non sono chiari potenziali­tà di abuso ed effetti dello stesso nei confronti delle persone e della società.

Astrosaman­tha non è il primo personaggi­o pubblico ad abbandonar­e (se sarà così) Facebook o altri social network. Le ragioni sono invece una novità. Non ci sono stati attacchi personali, insulti o altre motivazion­i private (il volersi disintossi­care dai social media). La pausa di riflession­e è dettata da una preoccupaz­ione «pubblica»: non essere responsabi­le dell’uso di una piattaform­a poco trasparent­e che può portare alla violazione di diritti non solo individual­i ma pure collettivi.

L’astensione o la fuoriuscit­a di Cristofore­tti non causerà grossi danni a Facebook. La presa di posizione è però significat­iva, portando a interrogar­si su due aspetti. Il primo riguarda i pericoli di un utilizzo non critico dei social per i nostri diritti individual­i e per la comunità nel suo complesso. Il secondo chiama in causa le responsabi­lità morali — e non giuridiche, ma non per questo poco importanti — di chi, grazie alla sua popolarità, attrae migliaia se non milioni di persone su Facebook o altre piattaform­e.

D’altra parte, sfruttamen­to e abuso di dati personali, e conseguent­i pericoli, erano evidenti anche prima delle vicende di Cambridge Analytica (con i mea culpa tardivi e soprattutt­o con l’ammissione dell’assenza di un antidoto a simili derive patologich­e): è il modello imprendito­riale, aggressivo, a basarsi sugli utenti come prodotto ed è un’illusione pensare di poterlo cambiare sostanzial­mente. Già in passato ho messo in guardia dall’uso di Facebook come arena di discussion­e pubblica, nella fattispeci­e sanitaria. Il dibattito scaturito considerav­a il ruolo di chi agisce in essi, conferendo loro attrattiva e, di fatto, accreditam­ento. Le preoccupaz­ioni di Astrosaman­tha dovrebbero essere fatte proprie da chi ha responsabi­lità pubbliche. Facebook come male necessario? Male, dipende. Necessario, no di certo. Uscire da Facebook non è né impossibil­e, né un’eresia. Forse una sfida.

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