VIA DA FACEBOOK SFIDA APERTA
Come riportato anche dal nostro giornale, Samantha Cristoforetti ha deciso di lasciare Facebook. In verità si è presa una pausa di riflessione, decidendo di non aggiornare il profilo, riservandosi di cancellarsi successivamente. La scelta è spiegata con il disagio, come personaggio pubblico (con mezzo milione circa di persone che la seguono) di attrarre utenti su una piattaforma di cui non sono chiari potenzialità di abuso ed effetti dello stesso nei confronti delle persone e della società.
Astrosamantha non è il primo personaggio pubblico ad abbandonare (se sarà così) Facebook o altri social network. Le ragioni sono invece una novità. Non ci sono stati attacchi personali, insulti o altre motivazioni private (il volersi disintossicare dai social media). La pausa di riflessione è dettata da una preoccupazione «pubblica»: non essere responsabile dell’uso di una piattaforma poco trasparente che può portare alla violazione di diritti non solo individuali ma pure collettivi.
L’astensione o la fuoriuscita di Cristoforetti non causerà grossi danni a Facebook. La presa di posizione è però significativa, portando a interrogarsi su due aspetti. Il primo riguarda i pericoli di un utilizzo non critico dei social per i nostri diritti individuali e per la comunità nel suo complesso. Il secondo chiama in causa le responsabilità morali — e non giuridiche, ma non per questo poco importanti — di chi, grazie alla sua popolarità, attrae migliaia se non milioni di persone su Facebook o altre piattaforme.
D’altra parte, sfruttamento e abuso di dati personali, e conseguenti pericoli, erano evidenti anche prima delle vicende di Cambridge Analytica (con i mea culpa tardivi e soprattutto con l’ammissione dell’assenza di un antidoto a simili derive patologiche): è il modello imprenditoriale, aggressivo, a basarsi sugli utenti come prodotto ed è un’illusione pensare di poterlo cambiare sostanzialmente. Già in passato ho messo in guardia dall’uso di Facebook come arena di discussione pubblica, nella fattispecie sanitaria. Il dibattito scaturito considerava il ruolo di chi agisce in essi, conferendo loro attrattiva e, di fatto, accreditamento. Le preoccupazioni di Astrosamantha dovrebbero essere fatte proprie da chi ha responsabilità pubbliche. Facebook come male necessario? Male, dipende. Necessario, no di certo. Uscire da Facebook non è né impossibile, né un’eresia. Forse una sfida.