«Minority SafePack», raccolte ottantamila firme
L’onorevole Alfreider oggi a Roma: «La nostra autonomia sia di esempio per la Catalogna»
Sono 80.739 le firme raccolte in Italia a sostegno del «Minority SafePack». L’iniziativa popolare, che nel nostro Paese ha quasi doppiato il quorum minimo (di 54.750) necessario per la presentazione in sede istituzionale, era stata avviata quattro anni fa dalla Fuen, l’Unione federalistica delle Nazionalità europee, per promuovere misure di tutela delle minoranze linguistiche regionali in Europa. Capofila in Alto-Adige, l’onorevole uscente in quota Svp Daniel Alfreider, che ieri ha illustrato il traguardo raggiunto nel working-space dell’Eurac davanti a cittadini e personalità: dal presidente Kompatscher all’assessore Stocker, dal vicepresidente del consiglio Widmann all’assessore regionale Detomas, all’ex Landeshauptmann, Durnwalder, in qualità di semplice membro del comitato cittadino europeo promotore della raccolta firme.
Alfreider, che oggi sarà a Roma per consegnare i formulari al ministero degli Interni, è orgoglioso del traguardo raggiunto. «Delle 40 raccolte firme avviate in Europa dall’ultimo statuto, solo cinque hanno raggiunto il quorum e la nostra è una di queste: l’Italia, grazie alla campagna promossa per lo più da Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia, è uno degli 11 Stati in cui la sottoscrizione ha avuto successo». Il tema ha visto esporsi in prima persona ben 1, 2 milioni di cittadini europei, con un boom di firme in Ungheria e Romania che, da sole, sfondano quota 900mila.
«Ora il Ministero ha tre mesi per la validazione - prosegue il parlamentare altoatesino -, quindi le firme verranno portate a Bruxelles in Commissione Europea e saranno avviate le consultazioni con il nostro comitato per poter spiegare le ragioni dell’iniziativa: ovvero la volontà di trasformare le idee di tutela delle minoranze linguistiche in politiche reali, per dare una scossa a questa Unione europea e portarla a diventare l’Europa dei popoli, delle culture, delle diversità, non una mera rappresentanza di interessi internazionali».
Il pensiero di Alfreider va alla Catalogna. «Quello che vediamo succedere in Spagna è allarmante. L’Italia ha gestito con lungimiranza, 70 anni fa, una situazione critica e spesso noi altoatesini dimentichiamo che grazie a un partner come l’Italia è stata possibile l’evoluzione di una storia di successo come quella della nostra autonomia. Non lontano da noi, Catalogna e Romania non hanno la stessa fortuna, e credo che l’Italia debba testimoniare che si possono trovare delle soluzioni». L’ultima nota, amara, è dedicata al recente sondaggio commissionato dalla Provincia: «Leggiamo che nel resto del Paese l’autonomia viene vista come un privilegio di quattro tedeschi e quattro ladini e mi dispiace - conclude Alfreider -. È vero, i soldi rimangono qua: ma anche i servizi o i disservizi, se vengono gestiti male, e qui sappiamo a chi chiederne conto. Dobbiamo riportare la responsabilità al singolo cittadino perché questo vuol dire valorizzarlo. E lo stesso vale per i territori».