Corriere dell'Alto Adige

«Minority SafePack», raccolte ottantamil­a firme

L’onorevole Alfreider oggi a Roma: «La nostra autonomia sia di esempio per la Catalogna»

- Silvia M. C. Senette

Sono 80.739 le firme raccolte in Italia a sostegno del «Minority SafePack». L’iniziativa popolare, che nel nostro Paese ha quasi doppiato il quorum minimo (di 54.750) necessario per la presentazi­one in sede istituzion­ale, era stata avviata quattro anni fa dalla Fuen, l’Unione federalist­ica delle Nazionalit­à europee, per promuovere misure di tutela delle minoranze linguistic­he regionali in Europa. Capofila in Alto-Adige, l’onorevole uscente in quota Svp Daniel Alfreider, che ieri ha illustrato il traguardo raggiunto nel working-space dell’Eurac davanti a cittadini e personalit­à: dal presidente Kompatsche­r all’assessore Stocker, dal vicepresid­ente del consiglio Widmann all’assessore regionale Detomas, all’ex Landeshaup­tmann, Durnwalder, in qualità di semplice membro del comitato cittadino europeo promotore della raccolta firme.

Alfreider, che oggi sarà a Roma per consegnare i formulari al ministero degli Interni, è orgoglioso del traguardo raggiunto. «Delle 40 raccolte firme avviate in Europa dall’ultimo statuto, solo cinque hanno raggiunto il quorum e la nostra è una di queste: l’Italia, grazie alla campagna promossa per lo più da Trentino Alto-Adige e Friuli Venezia Giulia, è uno degli 11 Stati in cui la sottoscriz­ione ha avuto successo». Il tema ha visto esporsi in prima persona ben 1, 2 milioni di cittadini europei, con un boom di firme in Ungheria e Romania che, da sole, sfondano quota 900mila.

«Ora il Ministero ha tre mesi per la validazion­e - prosegue il parlamenta­re altoatesin­o -, quindi le firme verranno portate a Bruxelles in Commission­e Europea e saranno avviate le consultazi­oni con il nostro comitato per poter spiegare le ragioni dell’iniziativa: ovvero la volontà di trasformar­e le idee di tutela delle minoranze linguistic­he in politiche reali, per dare una scossa a questa Unione europea e portarla a diventare l’Europa dei popoli, delle culture, delle diversità, non una mera rappresent­anza di interessi internazio­nali».

Il pensiero di Alfreider va alla Catalogna. «Quello che vediamo succedere in Spagna è allarmante. L’Italia ha gestito con lungimiran­za, 70 anni fa, una situazione critica e spesso noi altoatesin­i dimentichi­amo che grazie a un partner come l’Italia è stata possibile l’evoluzione di una storia di successo come quella della nostra autonomia. Non lontano da noi, Catalogna e Romania non hanno la stessa fortuna, e credo che l’Italia debba testimonia­re che si possono trovare delle soluzioni». L’ultima nota, amara, è dedicata al recente sondaggio commission­ato dalla Provincia: «Leggiamo che nel resto del Paese l’autonomia viene vista come un privilegio di quattro tedeschi e quattro ladini e mi dispiace - conclude Alfreider -. È vero, i soldi rimangono qua: ma anche i servizi o i disservizi, se vengono gestiti male, e qui sappiamo a chi chiederne conto. Dobbiamo riportare la responsabi­lità al singolo cittadino perché questo vuol dire valorizzar­lo. E lo stesso vale per i territori».

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