Vinitaly, l’Alto Adige offre gusti «top level» Sorpresa: Waldboth sta lasciando il Consorzio
Werner Waldboth, direttore del Consorzio Vini dell’Alto Adige, ha dato le dimissioni.
La notizia, che sta facendo il giro degli stand di Vinitaly — il Salone del vino in corso fino a domani a Verona — è confermata dal vicepresidente del consorzio, Martin Foradori Hofstätter, che chiarisce: «Finirà il suo incarico con il 30 aprile e già in questi giorni inizieremo a valutare nuove figure».
Nonostante questo, in Alto Adige c’è molto fermento. La compagine vinicola sudtirolese è scesa in campo a Verona con 79 aziende presenti nel padiglione istituzionale, il numero 6.
Nell’info-point centrale — stand C2/D2 — si può accedere a un ricco calendario di degustazioni libere che permetteranno di scoprire, ogni giorno, una selezione rappresentativa di 20 diversi vini del territorio.
Particolare risalto, quest’anno è dato a due vitigni internazionali che in provincia di Bolzano sono ormai di casa: il Pinot Bianco e il Pinot Nero.
Cantina Kaltern, ad esempio, presenta la nuova linea Premium Quintessenz, 120.000 bottiglie top level (su un totale prodotto dai 450 ettari di 650 soci della cantina di 3,5 milioni di pezzi all’anno) che punta a valorizzare cinque varietà autoctone tra cui una novità, il Pinot Bianco.
«Per il resto — fa sapere il direttore Tobias Zinferle — puntiamo al consolidamento del nostro consorzio, che nasce dalla fusione di cinque realtà».
Cantina di Cortaccia, fondata a inizio Novecento e rinata negli anni Ottanta, ha scelto in Vintaly per lanciare invece il Graun Riserva 2013, un super Mueller Thurgau prodotto da vigneti a 800 metri: «Sono mille bottiglie, in confezione di legno. Sullo scaffale costerà circa 18 euro. Con questa etichetta vogliamo dimostrare le potenzialità e la longevità di un vitigno solitamente non utilizzato per l’invecchiamento», fa sapere Andreas Kofler, il più giovane presidente di cantina in Alto Adige, 35 anni e già al suo secondo mandato alla guida di Kellerei Kurtatsch, che produce in totale 1,3 milioni di bottiglie per un fatturato di 8 milioni di euro.
«Puntiamo sulla valorizzazione del territorio e la sostenibilità — spiega Kofler — i cambiamenti climatici chiaramente condizionano anche le nostre strategie produttive. A fondo valle ora puntiamo su Merlot e Cabernet».
A Tenuta J. Hofstätter, invece, debutta il Barthenau Rosè, mille bottiglie di metodo classico 100% Pinot Nero, 70 mesi sui lieviti, prodotte solo in formato magnum, che costeranno al pubblico 80 euro a bottiglia.
«Il progetto è quello di abbandonare l’etichetta Hofstatter Brut e concentrarci — fa sapere Martin Foradori — sulla produzione di Trentodoc con l’ultima azienda che abbiamo acquistato, Maso Michei».
Il progetto trentino del numero uno di Tenuta Hofstätter è ambizioso.
«L’anno prossimo metà dei vigneti di Maso Michei, quattro ettari, saranno reimpiantati: innesteremo Sauvignon, Chardonnay e Kerner. Sicuramente, ad affiancare il Trentodoc, faremo un grande gru di Mueller Thurgau».
Infine, alcuni vignaioli altoatesini hanno preferito al padiglione 6 il numero 8 con lo spazio collettivo della FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti) e per celebrare i 10 anni di attività della federazione domani alle 11 in Sala Iris (Palaexpo, ingresso A1, piano -1) ci sarà una speciale degustazione organizzata con Slow Food e dedicata ai primi vignaioli che hanno creduto nell’associazione tra cui gli altoatesini Manni Nössing, che sarà in degustazione con il suo Kerner 2016, e Peter Dipoli con il suo Voglar 2014.
L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti, che vanno prenotati scrivendo a s.ricciardelli@slowfood.