Corriere dell'Alto Adige

UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ

- Di Paul Renner

Si spendono soldi pubblici per fare l’analisi del Dna ai cani e punire chi non raccoglie le loro deiezioni. Le amministra­zioni si interroghi­no sulle priorità.

Talvolta leggendo le notizie relative alla nostra terra non sappiamo se ridere o piangere. Finalmente (sob) si è deciso di sottoporre ad esame di Dna tutti i cani, al fine di risalire ai proprietar­i che non ne rimuovono le deiezioni. Si sentiva proprio il bisogno di una simile misura, in un’epoca in cui sempre più persone fanno fatica a pagare l’affitto degli alloggi sociali in cui vivono.

Ma come, dirà qualcuno: l’Astat (l’ufficio di statistica provincial­e) ha appena diffuso la lieta novella che da noi c’è la «piena occupazion­e»? In realtà tale espression­e va riportata tra virgolette, in quanto si tratta di una formulazio­ne tipica del linguaggio della statistica. Essendo il nostro tasso di disoccupaz­ione al 2,9%, la teoria dichiara in questo caso lo stato di «piena occupazion­e». Le 8.600 persone in cerca di lavoro vengono ignorate, in base a tale costrutto, ma costituisc­ono comunque un problema per famiglie e società.

Altra questione di rilevanza — almeno apparente — è quella del doppio passaporto. In un’Europa in crisi ma che merita un rilancio del suo ideale, ecco la proposta di ricostruir­e alcune patrie, in gran parte fittizie, dove sentirsi privilegia­ti e protetti. Quale sudtiroles­e sente la mancanza dei Tirolesi del Nord o dell’Est? Se poi da Innsbruck a Kufstein si chiede cosa pensino dell’Alto Adige, direi che condividon­o il titolo del volume di Klaus Gatterer: «Bella terra, brutta gente».

Non si può rincorrere il consenso di qualche percentual­e di elettori, rischiando di acuire tensioni e fratture sociali di larga portata. Se la doppia cittadinan­za venisse concessa solo ad altoatesin­i di etnia tedesca o ladina, sarebbe una vera e propria discrimina­zione. Quanti Welschtiro­ler (tirolesi trentini) hanno infatti combattuto con Andreas Hofer ed ancora per Francesco Giuseppe nella Prima Guerra Mondiale?

Sulla questione ha espresso parole chiare il vescovo Ivo Muser. Quella del doppio passaporto sarebbe una misura non necessaria e dannosa. Anche nel corso del recente convegno pastorale il presule ha preso posizione contro ogni forma di nazionalis­mo e di xenofobia.

Si deve cominciare dal linguaggio, che va purificato dagli slogan ed improntato a maggior riflession­e. Bisogna poi prendersi il tempo per riflettere e per prendere decisioni che puntino a favorire il bene comune attuale ma anche delle generazion­i future. Così spiegava il vescovo: «Espression­i come “prima noi” sono in contraddiz­ione con il messaggio evangelico, ma anche con i valori fondanti dell’Unione europea: dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianz­a, diritti dell’uomo».

Muser ha poi evocato il clima degli anni Trenta del secolo scorso e come le parole violente e semplifica­trici abbiano ottenuti ampi consensi alle sciagurate dittature del secolo breve. Ecco allora che si deve tornare a studiare — ma bene — la storia. Ad imparare da questa spesso ignorata ma saggia maestra. Si tratta allora di investire su valori come la scuola, il volontaria­to, le azioni sociali volte al bene comune, le iniziative culturali capaci di coinvolger­e e far pensare la gente, le bibliotech­e. Allora perché, ad esempio, non dirottare i soldi previsti per l’esame Dna dei cani ad implementa­re l’opera delle bibliotech­e, cui invece la Provincia sta radicalmen­te tagliando i fondi?

Nell’agire culturale, politico e sociale si devono porre delle priorità. E queste non sono di certo il doppio passaporto ed il censimento genetico dei cani.

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