UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ
Si spendono soldi pubblici per fare l’analisi del Dna ai cani e punire chi non raccoglie le loro deiezioni. Le amministrazioni si interroghino sulle priorità.
Talvolta leggendo le notizie relative alla nostra terra non sappiamo se ridere o piangere. Finalmente (sob) si è deciso di sottoporre ad esame di Dna tutti i cani, al fine di risalire ai proprietari che non ne rimuovono le deiezioni. Si sentiva proprio il bisogno di una simile misura, in un’epoca in cui sempre più persone fanno fatica a pagare l’affitto degli alloggi sociali in cui vivono.
Ma come, dirà qualcuno: l’Astat (l’ufficio di statistica provinciale) ha appena diffuso la lieta novella che da noi c’è la «piena occupazione»? In realtà tale espressione va riportata tra virgolette, in quanto si tratta di una formulazione tipica del linguaggio della statistica. Essendo il nostro tasso di disoccupazione al 2,9%, la teoria dichiara in questo caso lo stato di «piena occupazione». Le 8.600 persone in cerca di lavoro vengono ignorate, in base a tale costrutto, ma costituiscono comunque un problema per famiglie e società.
Altra questione di rilevanza — almeno apparente — è quella del doppio passaporto. In un’Europa in crisi ma che merita un rilancio del suo ideale, ecco la proposta di ricostruire alcune patrie, in gran parte fittizie, dove sentirsi privilegiati e protetti. Quale sudtirolese sente la mancanza dei Tirolesi del Nord o dell’Est? Se poi da Innsbruck a Kufstein si chiede cosa pensino dell’Alto Adige, direi che condividono il titolo del volume di Klaus Gatterer: «Bella terra, brutta gente».
Non si può rincorrere il consenso di qualche percentuale di elettori, rischiando di acuire tensioni e fratture sociali di larga portata. Se la doppia cittadinanza venisse concessa solo ad altoatesini di etnia tedesca o ladina, sarebbe una vera e propria discriminazione. Quanti Welschtiroler (tirolesi trentini) hanno infatti combattuto con Andreas Hofer ed ancora per Francesco Giuseppe nella Prima Guerra Mondiale?
Sulla questione ha espresso parole chiare il vescovo Ivo Muser. Quella del doppio passaporto sarebbe una misura non necessaria e dannosa. Anche nel corso del recente convegno pastorale il presule ha preso posizione contro ogni forma di nazionalismo e di xenofobia.
Si deve cominciare dal linguaggio, che va purificato dagli slogan ed improntato a maggior riflessione. Bisogna poi prendersi il tempo per riflettere e per prendere decisioni che puntino a favorire il bene comune attuale ma anche delle generazioni future. Così spiegava il vescovo: «Espressioni come “prima noi” sono in contraddizione con il messaggio evangelico, ma anche con i valori fondanti dell’Unione europea: dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, diritti dell’uomo».
Muser ha poi evocato il clima degli anni Trenta del secolo scorso e come le parole violente e semplificatrici abbiano ottenuti ampi consensi alle sciagurate dittature del secolo breve. Ecco allora che si deve tornare a studiare — ma bene — la storia. Ad imparare da questa spesso ignorata ma saggia maestra. Si tratta allora di investire su valori come la scuola, il volontariato, le azioni sociali volte al bene comune, le iniziative culturali capaci di coinvolgere e far pensare la gente, le biblioteche. Allora perché, ad esempio, non dirottare i soldi previsti per l’esame Dna dei cani ad implementare l’opera delle biblioteche, cui invece la Provincia sta radicalmente tagliando i fondi?
Nell’agire culturale, politico e sociale si devono porre delle priorità. E queste non sono di certo il doppio passaporto ed il censimento genetico dei cani.