Si costituisce l’ultimo dei 9 indagati Operazione «Basil», l’ex poliziotto Vinante si è presentato venerdì sera dai carabinieri Emergono nuovi dettagli: installata una cimice nell’astuccio del compasso di un bambino
TRENTO Si è presentato di sua spontanea volontà venerdì sera presso il comando dei carabinieri di Cavalese, e subito è stata data esecuzione agli arresti domiciliari disposti dal gip Marco Laganga. Si tratta di Giuliano Vinante, classe 1964, in pensione e anche lui ex appartenente alla polizia di stato. È l’ultimo dei nove destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal tribunale di Trento su istanza della sostituta procuratrice Maria Colpani, titolare dell’indagine — condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Trento — relativa alla presunta vendita di dati riservati da parte di alcuni esponenti delle forze dell’ordine a dei detective privati. Nei guai, infatti, vi sono anche due carabinieri, un finanziere e una coppia di poliziotti, oltre al noto detective di Cavalese Mauro Delmarco, titolare di una delle più note agenzie di investigazione in Trentino. Secondo l’accusa, infatti, Delmarco, coadiuvato in diversi episodi da alcuni collaboratori — tra cui Vinante — avrebbe pagato le sue conoscenze all’interno delle forze dell’ordine in cambio di dati personali di alcuni soggetti indicati dai propri clienti, al fine di indagarne su redditi, frequentazioni, abitudini.
Intanto emergono nuovi dettagli dell’operazione «Basil». Tra le accuse mosse dalla Procura a Delmarco e Vinante, infatti, vi è anche quella di essersi procurati illecitamente alcune registrazioni (racchiuse in circa 200 file), riguardanti la vita privata di alcune persone. A quanto pare, infatti, sarebbe stata montata una cimice nell’astuccio del compasso di un minore: la microspia non è stata fisicamente trovata, ma gli investigatori avrebbero individuato alcune chat riferibili alla circostanza, oltre ad aver riscontrato che in diversi file audio si udivano chiaramente voci tipiche di un ambiente scolastico. Non è ancora chiaro in quale contesto si ascriva il fatto, anche se tutto farebbe pensare ad una controversia tra coniugi. I carabinieri stanno comunque passando al setaccio tutto il materiale posto sotto sequestro, proseguendo nel lavoro di verifica e accertamento: vanno infatti ricostruiti i singoli episodi e la documentazione da analizzare è consistente. Oltretutto, si punterà anche a ricostruire quanto esattamente quelle informazioni ottenute dalle conoscenze nelle forze dell’ordine abbiano poi fruttato a Delmarco a livello economico.
Intanto è stato fissato l’interrogatorio di garanzia, che si svolgerà a Trento venerdì 21 settembre per tutti e nove gli indagati. Ieri il legale Federico Fava, che difende Mauro Delmarco, i suoi collaboratori e la coppia bolzanina di poliziotti, ha incontrato i suoi assistiti Delmarco, e la coppia di poliziotti Rossana Romano (ora sospesa dal servizio) e Peppino Spagnuolo (in pensione da circa cinque anni). «L’ipotesi accusatoria è molto grave — commenta l’avvocato Fava — ma i miei assistiti mi sono sembrati relativamente sereni. Quello che posso già dire è che a nostro avviso non sussistono le esigenze cautelari: parliamo di cittadini italiani, incensurati, qualcuno delle forze dell’ordine e chi in servizio con una sospensione in atto. Non capisco come potrebbero reiterare il reato in una situazione del genere».
La data
Venerdì 21 settembre si terrà l’interrogatorio di garanzia per i nove coinvolti