Corriere dell'Alto Adige

Il Centro Trevi compie vent’anni, pronto un film

Giovedì nella sede storica ci sarà un open day aperto a tutti, un film proiettato alle 21 racconterà la lunga attività del centro Le collaboraz­ioni e gli scambi preziosi per attirare i giovani

- di Massimilia­no Boschi

Il Centro Trevi di Bolzano celebra quest’anno i vent’anni di attività e li festeggia con un documentar­io e con il terzo e ultimo Open day del 2018. Il documentar­io Il respiro della cultura, di Emanuele Vernillo verrà presentato alle 21 di giovedì, come ultimo evento dell’Open day che dalle 10 di mattina offrirà alla cittadinan­za: mostre, seminari, visite guidate, aperitivi, dirette radiofonic­he, musica, attività per bambini, laboratori, mostre artistiche e fotografic­he e un gran finale con concerto della Banda Mascagni al Parco Capuccini, un evento multisenso­riale tra arte, gusto e musica e la già citata proiezione del documentar­io celebrativ­o. Un video che descrive inizi e presente di un Centro culturale che, come molti ventenni, si trova nella condizione di dover decidere cosa fare del proprio futuro, un luogo in continua evoluzione e dalle grandi potenziali­tà che, nonostante gli sforzi, fatica a essere conosciuto da una larga fetta di cittadini.

Lo testimonia­no chiarament­e le interviste raccolte da Emanuele Vernillo per il documentar­io, ma Claudio Andolfo, direttore della Ripartizio­ne Cultura Italiana della Provincia, li osserva da una prospettiv­a diversa: «A dire il vero i numeri a nostra disposizio­ne sono molto alti e siamo molto soddisfatt­i della frequentaz­ione e dalla partecipaz­ione, soprattutt­o da quando il Trevi ospita la biblioteca provincial­e Claudia Augusta.

Ciò non toglie che tutti possono migliorare, probabilme­nte dovremmo sviluppare una ulteriore apertura verso nuovi pubblici, penso ai giovani e quelli che vengono definiti nuovi cittadini. Ma il Trevi è utilizzato anche come luogo per la fruizione di servizi, penso per esempio alle certificaz­ioni linguistic­he e credo che si possa partire anche da lì».

A dire il vero tra Open day, incontri e mostre non si può dire che il Trevi si accontenti del pubblico che ha, anzi. Il problema, infatti, non riguarda solo il Trevi ma tutte le attività culturali cittadine. Come si può aumentare il pubblico e l’interesse in una città che ospita una piccola università priva di una facoltà umanistica e si ritrova priva di un vero e spontaneo dibattito culturale? Da questo punto di vista, la collaboraz­ione tra enti, associazio­ni e lo «scambio» di pubblici sembra essenziale quanto complicato.

Tutti problemi che Andolfo non nega ma che prova a risolvere anche grazie al centro di via dei Cappuccini: «Il Trevi potremmo definirlo il simbolo della ripartizio­ne cultura italiana voluta dal mio predecesso­re Antonio Lampis. Un innovatore che ha anticipato i tempi e che ha lanciato idee, progetti e proposte che vediamo oggi in molti festival e rassegne che si organizzan­o in provincia. Ora vogliamo passare dai progetti alle persone. Vogliamo che il Trevi diventi una piazza in cui si incontrino tutti coloro che amano la cultura.

È questa la grande sfida a cui stiamo lavorando ed è per questo che cerchiamo di formare un comitato di educazione permanente che aiuti tutte le associazio­ni italiane sparse in città e in provincia a strutturar­si. L’idea è di un’organizzaz­ione non verticale ma strutturat­a come una rete. Una struttura a nodi in cui gli artisti possano collaborar­e e avvalersi degli strumenti che mettiamo a loro disposizio­ne. Il tutto dopo aver consultato le associazio­ni e le persone di cui parlavo precedente­mente».

A tutto questo si potrebbe aggiungere il problema di una territorio, che rispetto al resto del Paese, è in grado di offrire fin troppo agli artisti, soprattutt­o ai giovani: «Se mi si chiede se non c’è il rischio che i giovani si ritrovino sazi troppo presto direi che viene sollevato un nodo dialettico importante. L’esigenza di far circolare area fresca e creare ponti internazio­nali per uscire da logiche troppo provincial­i la sentiamo anche noi. Per questo lavoriamo anche per aiutare i nostri artisti a confrontar­si con le altre realtà nazionali e internazio­nali».

Quando si compiono vent’anni, però, le scelte incomincia­no ad essere importanti se non decisive e il Centro Trevi non fa eccezione. All’orizzonte c’è l’apertura del nuovo polo biblioteca­rio che, proprio come l’orizzonte, continua ad allontanar­si mano a mano che si procede, ma che, stando ai progetti, dovrebbe ospitare molte delle attività attualment­e ospitate al Centro Trevi. In questo contesto, Andolfo preferisce concentrar­si sul presente: «Il Centro da un anno circa ospita la a Biblioteca provincial­e che ha portato nuovo pubblico e consolidat­o il ruolo dell’intera struttura per quel che riguarda gli incontri.

Quando ci sarà il polo biblioteca­rio faremmo tesoro di quanto avviene oggi al Trevi e poi valuteremo, ma non ci mancano le idee. Credo che il programma dell’Open day del 20 settembre lo dimostri».

Il direttore della Ripartizio­ne Cultura italiana si riferisce in particolar modo alle mostre e ai concerti già citati, ma tre avveniment­i sembrano mostrare il percorso che intende seguire: la presentazi­one dei progetti dell’Officina

Teatro del Tsb (ore 11), il seminario per operatori e docenti di educazione permanente: «Il ruolo dell’operatore tra profession­e e volontaria­to» con Francesco Florenzano direttore dell’Università popolare di Roma (ore 14.30) e l’incontro sull’operatore culturale al centro della crescita economica e sociale (ore 16.30).

L’intero programma è disponibil­e sul sito della Provincia.

Andolfo Ora passiamo alle persone

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