Ricorso al Tar contro la bocciatura, i giudici danno ragione alla scuola
La famiglia dell’alunno: è stata esclusa la possibilità di recuperare a settembre
TRENTO Un caso di scuola, in tutti i sensi. Così si potrebbe sintetizzare la sentenza del Tar pubblicata il 14 settembre scorso e relativa ad un caso di bocciatura di uno studente di un liceo trentino, non ammesso alla frequenza del quarto anno di studi. Il tribunale amministrativo ha dato infatti ragione appieno alla decisione del consiglio scolastico, rigettando il ricorso promosso dai genitori dell’alunno. Lo ha fatto, sostanzialmente, ritenendo che le valutazioni effettuate dal collegio dei docenti fossero più che legittime e insindacabili.
La vicenda vede i genitori di un alunno di un liceo scientifico trentino rivolgersi al Tar subito dopo aver appreso della bocciatura del ragazzo. La famiglia contesta il fatto che l’alunno avesse l’insufficienza in sole due materie (matematica e informatica) e che sia stato respinto senza invece avere la possibilità di seguire i corsi estivi, studiare individualmente ed effettuare le prove «riparatorie» a settembre. La famiglia, inoltre, ha lamentato la mancata informazione sull’andamento del ragazzo, sostenendo che non era stata messa al corrente del fatto che le due insufficienze lo avrebbero esposto al rischio di bocciatura. La legge provinciale, peraltro, prevede che si possa non ammettere un alunno all’anno successivo anche con sole due materie al di sotto del «6». Per il Tar, però, anche volendo dare per buono un deficit informativo, questo non può costituire motivo di illegittimità di un provvedimento del genere, anche perché, fa notare la giudice Antonia Tassinari nella sua sentenza, «le criticità nella preparazione e nell’impegno erano evincibili nel registro elettronico consultabile dalla famiglia». La famiglia ha poi contestato il giudizio espresso dal consiglio dei docenti: i professori, infatti, hanno ritenuto che un’estate di studio e i corsi integrativi non sarebbero stati sufficienti per l’alunno a colmare le lacune. I genitori hanno però sostenuto che il ragazzo, già nel corso dell’anno, avrebbe progressivamente ripianato le insufficienze in altre tre materie, recuperando qualcosa anche nelle altre due discipline «sotto accusa». Anche su questo, però, il tribunale ha ritenuto che il provvedimento della scuola non fosse nè illogico nè irragionevole ma, anzi, avrebbe «debitamente considerato aspetti della personalità dello studente attinenti alla regolarità e sistematicità dello studio».