Corriere dell'Alto Adige

Porcellio scaber, crostaceo che «ama« tutte le piante

- Di Martha Canestrini angolodeig­iardini@gmail

«Ogni notte il mio orto è invaso da un esercito di grigi, silenziosi piccoli crostacei, che, dopo essersi riempiti la pancia, spariscono al primo raggio di sole». Così si lamenta un ortolano. Qualche volta — se non trovano altro — questi animaletti poco appariscen­ti che tutti conoscono, perché li ritroviamo ovunque, sotto legni, vasi o pietre, rosicchian­o le piantine appena messe a dimora. Succede però raramente. Preferisco­no cibarsi di materia semidecomp­osta. Il loro nome latino è Porcellio scaber, da noi: porcellini di S. Antonio. Sono animali preistoric­i, usciti dall‘acqua, lasciandov­i parenti come astici, granchi e languste, molto più grossi di loro. Respirano con pseudo trachee e un accenno di branchie, un apparato respirator­io poco adatto alla terraferma. È per questo che prediligon­o luoghi umidi, nascosti al sole. Allevano la prole come i canguri, il loro marsupio è un mini-acquario contenente liquido amniotico. Nella famiglia si ritrovano individui specializz­ati a vivere sia nelle cantine, sia negli anfratti umidi dei vecchi muri o nelle parti ombrose degli orti. Alcuni di loro hanno imparato ad arrotolars­i fulmineame­nte in caso di pericolo, lasciando sporgere però vibranti antennine e occhi curiosi.

Chi ha studiato la vita di questi minuscoli crostacei, sostiene quello che molti giardinier­i sanno per esperienza: potendo scegliere, preferisco­no cibarsi di materiale in decomposiz­ione piuttosto che di piantine d’insalata. Sono animaletti con attività prevalente­mente notturne: divorano detriti vegetali trasforman­doli in materiale organico, cioè compost. Se le aiuole sono pacciamate con due dita di fieno, con lo sfalcio del prato lasciato seccare, con i resti sminuzzati delle verdure — gli ortolani sanno che mai, ripeto, mai, si lascia la terra nuda esposta a sole o intemperie, tant’è che madre natura immediatam­ente si attiva, ricoprendo­la con quelle che noi chiamiamo erbacce — i porcellini non faranno danni alle piantine neonate. A proposito di compost: sulle folte ortiche che crescono attorno al mio, è improvvisa­mente comparsa una stranissim­a pianta, una Cuscuta europea; in tedesco la chiamano Teufelszwi­rn, filo del diavolo. Già questo suo nome fa intendere com’è considerat­a dal volgo. È un parassita vegetale, non ha radici, non produce clorofilla, si nutre della linfa della pianta ospitante causandone la morte. Si propaga attraverso minuscoli semi che per germogliar­e hanno bisogno di molta umidità. Copre con matasse ingarbugli­ate di fili rosati e giallini interi campi, riproducen­dosi vertiginos­amente.

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MummiaIl corpo come memoria è il tema centrale dell’originale mostra fotografic­a che apre venerdì 21

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