Quici, processo d’appello L’accusa chiede 24 anni
Il pm Marchesini: nessuna attenuante per l’imputata, ha usato i suoi figli
BOLZANO «Ester Quici è colpevole di omicidio volontario e va condannata a 24 anni di reclusione, non riconoscendole le attenuanti generiche»: è questa la richiesta avanzata ieri dalla procura generale a conclusione del processo d’appello ad Ester Quici, la bolzanina che un anno fa venne condannata a 14 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
Secondo i giudici di primo grado, Ester Quici non avrebbe avuto intenzione di uccidere il suo compagno convivente Alessandro Heuschreck, nella loro abitazione di Corso Libertà la sera del 21 marzo 2015, proprio nel giorno del loro anniversario di fidanzamento. Secondo i giudici di primo grado Ester Quici avrebbe inferto al compagno «almeno sei coltellate». Una condotta «non sorretta da dolo omicidiario», ma con una volontarietà «fuori discussione». In seguito a quella sentenza, avevano presentato appello sia la procura che la difesa. Il processo di secondo grado è ora alle battute finali. Ieri il pubblico ministero Donatella Marchesini ha ribadito la stessa richiesta di condanna, cioè a 24 anni di reclusione, che era stata avanzata in primo grado dall’accusa. La procura generale è convinta che non si trattò di un omicidio preterintenzionale, ma di un delitto volontario, sostenendo che Ester Quici, dopo aver colpito il convivente con un coltello, lo avrebbe lasciato morire dissanguato prima di chiedere l’intervento dei soccorritori. Non solo, ma è stato anche ridimensionato l’episodio di un presunto tentato suicidio che Heuschreck avrebbe messo in pratica in precedenza con un temperino, episodio che era stato indicato dalla difesa come un emblematico precedente specifico: secondo la difesa, infatti, anche quel 21 marzo 2015 l’uomo si sarebbe ferito da solo. Ora però l’accusa ha rivelato che in realtà in quel precedente Heuschreck si sarebbe sì intenzionalmente ferito, ma solo in maniera leggera, con un unico colpo all’altezza del ginocchio. Un episodio che sarebbe quindi poco significativo della presunta volontà suicida dell’uomo. Infine, il pm Marchesini ha chiesto che vengano negate le attenuanti generiche, anche perché Ester Quici avrebbe «manipolato i suoi figli, facendoli mentire: il bambino più piccolo nell’immediatezza del fatto, e inducendo la figlia più grande a venire a testimoniare a questo processo, con grande sofferenza».
La deposizione della ragazzina minorenne, che all’epoca dei fatti si trovava nell’appartamento di Corso Libertà, è stata ritenuta dall’accusa poco utile. «La sua deposizione — spiega il procuratore generale — non rimette in discussione le ipotesi dell’impianto accusatorio».
Oggi il processo riprende con le arringhe degli avvocati difensori, Beniamino Migliucci ed Enrico Lofoco. La sentenza potrebbe arrivare già nel pomeriggio.