Piazza Matteotti Casapound mette radici
In 200 per Di Stefano. Il Psi: scelta del luogo, pessimo gusto. La replica: guardiamo al presente
Erano in 200 al comizio di Di Stefano in piazza Matteotti. Allarme bomba per un marsupio vicino alla sede.
BOLZANO Si apre con un falso allarme bomba la giornata che Casapound ha dedicato alla festa pre-elettorale con ospite il segretario nazionale, Simone Di Stefano. È bastato un marsupio vuoto dimenticato sulla ringhiera della sede bolzanina, in via Cesare Battisti, per far scattare l’allerta: gli artificieri della questura hanno fatto brillare il potenziale ordigno e la situazione è tornata sotto controllo in meno di mezzora. Premure eccessive? Forse, ma solo otto ore prima una vera bomba carta aveva mandato in frantumi la vetrata della sede di Ala della Lega. Qualcuno poteva aver preso di mira anche il partito considerato di estrema destra, già nell’occhio del ciclone per i manifesti con lo slogan «Ripulire l’Alto Adige» oggetto di un esposto del presidente Kompatscher.
«Un atto dovuto», lo bolla il capolista alle Provinciali Maurizio Puglisi Ghizzi. «Io sono il committente del manifesto, è solo dialettica politica. Ci accusano di razzismo ma se c’è un partito che difende tutti siamo noi, non come la Svp che guarda alle lobby». Nell’ultimo weekend prima della chiamata alle urne, alla sede di via Cesare Battisti arriva anche il leader nazionale Simone Di Stefano che, poche ore più tardi, parla al suo elettorato radunato in piazza Matteotti con musica e birra alla spina. «Noi siamo il movimento che più di ogni altro ama il confronto, rispettiamo tutte le regole e se ci danno un posto in Consiglio combattiamo fino alla morte, ma se non ce lo danno aspettiamo la prossima volta» precisa.
Duecento persone lo acclamano a gran voce circondate dalle forze dell’ordine. Molti tatuaggi, camicie nere, bandiere tricolori e di Casapound. «Ci indicano come il nemico pubblico, mostri, pazzi, criminali, assassini, ma nei nostri occhi c’è la pulizia di cui parliamo sui manifesti e che vogliamo portare nella politica — prosegue Di Stefano —. Non è ammissibile che sul territorio ci siano persone che non hanno casa, lavoro, modo di mantenersi: non possiamo farcene carico noi. Siamo qui per rappresentare la rabbia sacrosanta degli italiani stufi di essere presi in giro». Stufi sono anche i rappresentanti del partito socialista, esterrefatti dalla scelta di organizzare il comizio proprio in piazza Matteotti. «Lo trovo di cattivo gusto -—sbotta Ardelio Michielli —. Si dovrebbero vergognare. Cpi è erede di quelli che Matteotti lo hanno ucciso. Una cosa indegna». Accusa che Di Stefano aveva ampiamente previsto e anticipato nel suo comizio: «Ma di cosa volete accusarci? Sono eventi avvenuti 80 anni fa. Andiamo avanti e pensiamo al territorio, ai problemi veri della gente». Gli fa eco il consigliere comunale Andrea Bonazza: «Questa è una festa ma dobbiamo agire. Ora dobbiamo entrare in Provincia per cambiare il modo di fare politica, a Palazzo Widmann come abbiamo fatto nella città di Bolzano».