Contratti somministrati, decreto dignità sotto tiro
Silvestrin: «Alle aziende converrà non rinnovare i contratti»
Sarà uno dei grandi TRENTO problemi dell’immediato futuro. Gabriele Silvestrin, segretario generale uscente del Nidil del Trentino, la definisce la «patologia della discontinuità». È la tematica dei lavoratori precari.
La sezione Nuove Identità Lavorative è la struttura sindacale della Cgil che dal 1998 rappresenta i lavoratori in somministrazione (ex interinali) e i lavoratori atipici, e che oggi si riunisce per il secondo congresso della sezione locale, durante il quale verrà eletto il nuovo comitato direttivo. «La Nidil non riguarda il precario “puro” come per esempio può essere chi ha un contratto a tempo determinato — spiega Silvestrin — ma tutti coloro hanno una precarietà strutturale e si muovono tra contratti a chiamata, finte partita Iva e lavori in somministrazione. Li accomunano le paghe misere, l’assenza di tutele e la bassa età. Sono in gran parte giovani con livelli di istruzione molto alti, che arrivano anche al dottorato universitario».
Molto critica la posizione soprattutto nei confronti della somministrazione. «Di per sé non si tratta di un cattivo strumento per entrare nel mondo professionale, ma ha ricadute profondamente negative quando il lavoratore non arriva mai alle dirette dipendenze del datore di lavoro. Il decreto Dignità ha acuito il problema. Rinnovare un dipendente dopo 12 mesi di lavoro continuativo costa all’azienda lo 0,4% in più e tale spesa dev’essere giustificata. La maggior parte delle realtà assume quindi una persona diversa per spendere meno». Invitabile il riferimento alla vicenda che ha visto il Muse di Trento rinnovare 80 lavoratori attraverso contratti di somministrazione tramite cooperative. Una manovra che, secondo Silvestrin, porterà il Muse a perdere professionisti di alto livello e di grande qualità.
E anche nel ricco Trentino la situazione è critica. Qualche anno fa si contavano 8mila «somministrati» e 15mila lavoratori con contratti atipici e finte partite Iva. Si tratta di numeri che nei vent’anni di vita del NIdiL non hanno fatto altro che crescere.
C’è poi il tema delle pensioni. Silvestrin non usa mezzi termini: «Siamo seduti su una bomba a orologeria. Questa tipologia di contratti non garantisce alcun futuro e non è sostenibile da nessun tipo di vista. Moltissimi lavoratori sanno il venerdì sera, attraverso un sms, se il lunedì mattina potranno lavorare ancora. Gli stessi hanno magari famiglia e figli, che mantengono grazie alla solidarietà familiare, erodendo i risparmi dei genitori».
Quale che sia il risultato che emergerà dalle urne del 21 ottobre, l’argomento va affrontato al più presto. “Chiunque sarà il presidente gli sottoporranno la questione con urgenza. Dieci anni fa la CGIL raccolse decine migliaia di firme che vennero portate in Parlamento a Roma per sostenere la causa, ma senza alcun effetto.”
L’esempio
Con il decreto Di Maio il Muse perderà personale
Pensione Questi contratti non la garantiscono. Non c’è futuro