Goggia cantante, Maldini mattatore
Il Festival regala ancora sorprese. E oggi Guardiola, Sacchi, Ancelotti, Pellegrini
TRENTO Le note della chitarra di Francesca Michielin accompagnano gli appassionati di sport agli ultimi appuntamenti della giornata, lo spettacolo di Gianfelice Facchetti al Muse, «A night in Kinshasa» al teatro Sociale, il film di Luc Besson al Supercinema Vittoria. Si conclude dunque in bellezza un’altra giornata densa di appuntamenti, ma soprattutto di calore e partecipazione.
È la giornata dell’invasione quella di ieri al Festival dello sport: se l’Inter del Triplete aveva fornito un assaggio, lunghe attese e sveglie all’alba per mettersi in coda e accaparrarsi un biglietto sono state il leitmotiv dall’alba al tramonto. Posti esauriti per Steve Nash, Paolo Maldini, Sofia Goggia e Michielin, nessun sedile libero nemmeno per tre fra le più forti atlete paralimpiche al mondo,
Bebe Vio, Francesca Porcellato e Martina Caironi. È davvero un «live mai visto» quello organizzato ieri sera all’Auditorium Santa Chiara: Sofia Goggia che canticchia le canzoni di Francesca Michielin è un inedito per gli oltre 800 spettatori accorsi per acclamare la prima donna dello sci azzurro a vincere la medaglia d’oro in discesa alle Olimpiadi e la cantautrice veneta che tifava Vicenza, ha scritto una canzone per Fernando Alonso e ha concluso il suo tour, ieri, proprio dove, dice, ha «cantato i Led Zeppelin davanti ai giudici che stavano lì» (quelli di X Factor, che ha vinto nel 2011).
Prima si scrutavano a distanza, attraverso i social, poi si sono conosciute sul set di un servizio fotografico per «Fuorigioco», il domenicale de La Gazzetta dello sport che le ha fatte diventare amiche e portate sul palco ieri. Goggia ha ripercorso la genesi dell’aneddoto sulla «Befanona» evocata al traguardo della discesa che le ha consegnato l’oro olimpico e diventata anche topic trend su Twitter: «Mi sono ritrovata venticinquesima nel ranking mondiale, ho fatto davvero fatica a livello tecnico e l’8 gennaio sono risalita sul podio – ricorda – era il giorno dell’epifania e con l’addetto stampa ci siamo detti chi mai ci aveva portato quel podio: la befana». Ma l’Auditorium in mattinata ha ospitato anche la risposta dei rossoneri al tifo e al calore dei cugini nerazzurri di venerdì: levatacce all’alba di molti per aggiudicarsi un biglietto per seguire dal vivo Paolo Maldini, uomo dei record ed esempio di comportamento dentro e fuori dal campo. Dall’oratorio alle giovanili del Milan a dieci anni dopo aver comprato gli scarpini nuovi con la mamma in corso Buenos Aires, dal rapporto con maestri come Liedholm, Sacchi («il più pressante, ho ancora gli incubi»), Capello e Ancelotti, fino alla nuova avventura da direttore sviluppo strategico dell’area sport rossonera nell’ufficio di Casa Milan che divide con Leonardo. «Gattuso? Ha un grande senso di appartenenza alla società – rivela Maldini – e nei comportamenti, nella gestione del gruppo, nelle capacità tecnicotattiche ha fatto un salto di qualità enorme. Ha conoscenza calcistica e sa ascoltare».
L’ex difensore del Milan e della Nazionale si dice «sorpreso, tanto» dal ritorno al calcio di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani con l’acquisto del Monza, «ma la trovo una cosa bellissima – commenta – è un’operazione fantastica, farò sicuramente un po’di tifo per loro almeno fino a quando non arriveranno in serie A». E Paquetà? «Un giovane di gran talento, non ancora formato al 100%, ma che può far sognare». E se il calcio sarà protagonista anche oggi (proprio due dei maestri di Maldini, Sacchi e Ancelotti, condivideranno il palco con Pep Guardiola), ieri c’è stato spazio anche per il grande volley femminile, con un’icona come Francesca Piccinini che ha annunciato il suo ritiro dopo 26 anni fra campo e palestra, ma pure per il basket, con Steve Nash a cui sono voluti due anni per capire che la sua vita era cambiata dopo la decisione di lasciare i campi di pallacanestro che ha potuto calcare fino a 40 anni. Ma file lunghissime si sono formate anche per Reinhold Messner, le campionesse paralimpiche, le stelle del fioretto.
Paolo Maldini
Sacchi? È stato l’allenatore più pressane, ho ancora gli incubi. Gattuso invece ha un grande senso di appartenenza alla società e nelle capacità tecnico-tattiche ha fatto enormi passi avanti