Stockner, i morsi sono di volpe «Anomalo, servono più esami»
I risultati dei test del dna. Maistri (Wwf): «Forse un esemplare con la rabbia»
I cinque campioni prelevati dagli indumenti che Albert Stockner aveva indosso, quando è stato ritrovato in stato di ipotermia, con ferite da morso su collo, braccia e addome, sono compatibili con il dna di volpe rossa (Vulpes vulpes). È arrivato ieri il verdetto della Fondazione Edmund Mach di San Michele alla quale la Procura aveva commissionato i test, nell’indagine per omicidio colposo aperto per far luce sulla morte del settantatreenne di Velturno.
L’uomo era uscito dalla casa di riposo del suo paese per una passeggiata, domenica pomeriggio, e non era più tornato. A trovarlo era stata, il giorno dopo, una donna uscita per una passeggiata con il cane: Stockner, ancora cosciente, tanto da riuscire a scambiare con lei qualche parola, era stato trovato in un prato nella frazione di Pinzago. Portato in ospedale a Bolzano, era morto nel pomeriggio. Sul caso il pm Igor Secco aveva aperto un’indagine per omicidio colposo: alla luce delle ferite riscontrate sul corpo dell’uomo, compatibili con i morsi di un «canide», si era pensato fosse morto a causa dell’aggressione di un animale. Ipotesi sfumata poi con l’autopsia, eseguita mercoledì dal medico legale Dario Raniero, che aveva stabilito che Stockner era morto assiderato: al momento del ritrovamento, la temperatura corporea era di appena 22 gradi. «Superficiali» le ferite da morso, pur avendo causato «una certa perdita ematica per lesione di vasi periferici», non sufficiente tuttavia per determinare «uno shock emorragico».
Ora, i risultati sul dna rinvenuto sui vestiti di Stockner, stabiliscono che l’uomo è stato aggredito «da una o più volpi», mettendo la parola «fine» alla discussione rimbalzata sui media sulla presunta aggressione mortale da parte di un lupo. Discussione che Roberto Maistri, del Wwf di Bolzano, non ha ancora mandato già. «È assurdo — afferma —, considerato che un animale come il lupo, che ha alle spalle millenni di persecuzione, dall’uomo non si fa neanche vedere. L’unico problema che può rappresentare è di tipo economico: considera il nostro bestiame cibo di buona qualità, come lo consideriamo noi». Discorso che vale, a maggior ragione, per un piccolo predatore come la volpe. «Come tutti i canidi, ha un odorato eccezionale — continua —. Se sente l’odore dell’uomo, se ne tiene alla larga. Certo, è una grande opportunista: d’inverno sfrutta tutte le risorse alimentari, nutrendosi anche di carcasse. Arriva anche in città, per cercare cibo tra i rifiuti. Ma è strano che arrivi al punto di trovare e mordere un uomo, per quanto immobile e assiderato».
Un comportamento «anomalo», sostiene l’esperto, che ipotizza un’infezione da rabbia. «Per quanto sia quasi scomparsa con l’uso dei vaccini nascosti nei bocconi seminati nei boschi. Sarebbe interessante che i test non si esaurissero con quello sul dna — è il suo appello —: da un campione di saliva, si potrebbe capire se l’esemplare è affetto da qualche patologia».