Pro Loco, 20 mila volontari Ogni anno 10 nuove associate «Teniamo unita la comunità»
La ricerca della Federazione trentina: il 30% dei presidenti è donna
La ricerca è nata da una considerazione: «Se le Pro Loco sono, secondo la percezione collettiva, soggetti che si dedicano per lo più all’organizzazione di eventi e all’animazione turistica, perché non sono scomparse negli anni del Covid?». Monica Viola, presidente della Federazione trentina Pro Loco, riassume l’idea che ha motivato l’indagine «Volontariato e benessere», la prima in Italia a misurare l’impatto delle associazioni locali sulla qualità della vita. Lo studio, promosso dalla Federazione trentina e avviato nel 2022, non soltanto non ha registrato alcun calo delle associate nel triennio 2019-2021: la curva delle adesioni mostra che dal 2020 al 2023 c’è stata addirittura una crescita costante di dieci unità all’anno. «Abbiamo così verificato che le Pro Loco non si occupano soltanto di organizzare eventi — spiega Viola — ma fanno socialità». A favorire l’incremento delle associate sarebbero però stati anche altri due fattori: «La fusione dei Comuni — fa il punto Ivo Povinelli, direttore della Federazione trentina — che ha richiesto nuove forme di presidio territoriale, e la riforma del terzo settore, che ha spinto i vecchi comitati turistici locali a trasformarsi».
Le «occasioni di socialità e incontro» restano tuttavia l’obiettivo primario indicato da 93 presidenti di Pro Loco, a cui sono stati somministrati una cosiddetta intervista semistrutturata e un questionario per verificare le motivazioni e le direzioni di sviluppo delle associate. Un’analisi rivolta all’interno, insomma, che rappresenterebbe un unicum a livello nazionale: «In letteratura ci sono pochi lavori di questo livello — precisa Lea Ferrari, professoressa associata dell’Università di Padova che ha curato la ricerca — Con un approccio multidisciplinare partiamo dal benessere delle associazioni per rendere più effivincia. ciente l’impiego del capitale umano all’interno delle Pro Loco. Al centro di questo modello abbiamo messo la persona».
Ma, a fianco alle prospettive, i dati. Le Pro Loco associate alla Federazione trentina sono 213, hanno mediamente 90 soci ciascuna e impegnano in totale circa 20 mila volontari. Dieci persone compongono mediamente i direttivi e gli esborsi totali annui ammontano a 41 mila euro. Con i bilanci che nella maggior parte dei casi si chiudono in pareggio, i finanziamenti sono in media altrettanti e derivano per il 70% da incassi e sponsorizzazioni e per il 21% dai Comuni, mentre il restante 9% è coperto dalla ProFonti di entrate, queste, che confermano come la rete degli enti che collaborano con le Pro Loco sia fitta, dal mondo del volontariato alle istituzioni provinciali. Non è un caso, infatti, che ieri alla presentazione dei risultati della ricerca ci fossero tra gli ascoltatori anche i rappresentanti di Trentino Marketing e del Csv.
L’indagine riserva un focus anche sull’anagrafica dei presidenti delle Pro Loco, che in media hanno 42 anni. «Un mondo giovane — commenta Ivo Povinelli — che peraltro conta una grande rappresentanza femminile». In effetti le donne costituiscono il 30% del totale dei presidenti trentini, un dato superiore alla media nazionale, che secondo la «Rome business school» si ferma al 24%.
Balza poi all’occhio il dato sull’alto turnover ai livelli apicali: solo il 40% dei presidenti va oltre il primo mandato, perché spesso passano alla carriera nell’amministrazione locale. Le associate da questo punto di vista sarebbero un trampolino di lancio, soprattutto se si considera che circa il 90% dei consiglieri comunali viene dal volontariato e il 50% dei sindaci è stato presidente di Pro Loco.
Sotto la lente quindi turismo, che a detta di Povinelli «è cambiato come sono cambiate le Pro Loco». Le risposte date dai presidenti interrogati mostrerebbero che «il turismo ora è diventato il prodotto di un processo comunitario, che non fa differenza tra turisti e cittadini». In altri termini le Pro Loco, da «ambito prettamente funzionale al turismo», avrebbero assunto sempre di più l’incarico di «collante delle comunità». Nella loro nuova versione, le associate sembrano puntare sui progetti di sviluppo territoriale, impinguando l’agenda culturale dei Comuni e creando occasioni di socialità tutto l’anno. Con il vantaggio collaterale di contribuire alla destagionalizzazione.
La presidente «L’obiettivo non è più solo quello di organizzare eventi, ma di fare socialità»
Il direttore
«La fusione dei Comuni e la riforma del terzo settore hanno fatto nascere nuove Pro Loco»