Ateneo, regolamento tutto al femminile «Segnale simbolico» «Non c’è l’utilità»
Poggio: una provocazione. Gerosa: serve una svolta
TRENTO L’ateneo lo aveva annunciato giovedì: il nuovo regolamento generale d’ateneo è scritto usando il femminile sovraesteso al posto del maschile.
Nel testo ruoli e cariche sono declinati al femminile anche quando a occuparli sia un uomo, come nel caso della rettrice Flavio Deflorian.
«È stato un segnale simbolico — spiega Barbara Poggio, la prorettrice alle politiche di diversità ed equità dell’università di Trento — Una provocazione affinché ci si ponga nella prospettiva di chi resta esclusa dall’uso sovraesteso del genere maschile».
Non tutti sono d’accordo. «Apprezzo lo spirito del rettore — dice la numero due della Provincia, Francesca Gerosa — anche se credo che dovremmo unire le forze per lavorare in concreto: c’è molto da cambiare a livello culturale, cosa che non trova risposta nel declinare i nomi». Insomma i problemi sarebbero altri: «Dobbiamo togliere il gap salariale, fare in modo che le donne riescano a raggiungere i ruoli apicali in cui possano incidere, evitare che debbano scegliere tra vita privata e carriera».
Questioni importanti. Tuttavia ci si chiede se siano davvero da affrontare in alternativa — anziché in parallelo — alle battaglie linguistiche come quella di UniTrento. «Non trovo questa grande utilità nel dover star qua a definirci al femminile — replica Gerosa — È la singola persona che dà il valore giusto alla carica. Essere chiamata “assessora” non mi serve: mi sembra di sminuire le donne. È come se avessero bisogno di essere chiamate in un altro modo per far vedere che ci sono e sono capaci». Ma il punto non è proprio che troppo spesso non si vedono (o non si vogliono vedere) i meriti delle donne? «Dobbiamo lavorare affinché le donne arrivino in alto — insiste — Dobbiamo fare capire loro che devono sostenersi, senza invidie e sgambetti, e fare rete. Poi va fatto un cambio culturale anche da parte degli uomini: il nostro modo di lavorare basato su analisi, domande e bisogno di precisione infastidisce e veniamo viste come rompiscatole».
Gerosa mette l’accento sull’aspetto conciliativo. Con meno lavoro di cura a carico degli uomini — ragiona la vicepresidente — questi ultimi hanno più occasione per coltivare relazioni utili alla carriera, anche in quei contesti informali che non ricadono nel tempo strettamente lavorativo. Cosa aggravata da ciò che Gerosa definisce «immagine del Paese»: l’immagine per cui la donna sarebbe madre. C’è quindi una cultura distorta da eliminare? «Non credo sia una questione di combattere un modello, ma di trovare nuovi equilibri per trovare quella coesione che ancora oggi non c’è».
Una visione, quella di Gerosa, che non ha eco all’interno di UniTrento. La scelta di redigere il regolamento al femminile ha il pieno sostegno della professoressa Poggio, che spiega come la scelta di evitare schwa e barrette sia stata fatta per non creare problemi a chi, per esempio, soffre di disturbi di apprendimento legati alla lettura. «Sono soluzioni sperimentali — continua — un domani potrebbero essere cambiate, perché si potrebbero utilizzare formule magari meno escludenti».
L’idea che l’iniziativa sia solo una bandierina sterile è rispedita al mittente: «È chiaro che il linguaggio non sia l’unico problema — dichiara la professoressa — Ma è importante perché le parole costruiscono la realtà. Il sentirsi chiamati è anche esistere. E contestualmente possiamo lavorare su tutto il resto».
Per questo in UniTrento ha già messo in campo iniziative come gli incentivi per rendere più appetibile le assunzioni di personale del genere meno rappresentato a parità di merito, le carriere alias, l’istituzione di figure di supporto per affrontare il tema delle molestie. All’orizzonte «ci sono progetti per le donne in area Stem, come quelli effettuati con le scuole per la “realizzazione di genere” — conclude Poggio — in queste aree, in cui le possibilità di occupazione sono più alte, abbiamo troppe poche studentesse».
La prorettrice Sono soluzioni sperimentali che un domani potrebbero essere cambiate