Corriere dell'Alto Adige

Ateneo, regolament­o tutto al femminile «Segnale simbolico» «Non c’è l’utilità»

Poggio: una provocazio­ne. Gerosa: serve una svolta

- Daniele Cassaghi

TRENTO L’ateneo lo aveva annunciato giovedì: il nuovo regolament­o generale d’ateneo è scritto usando il femminile sovraestes­o al posto del maschile.

Nel testo ruoli e cariche sono declinati al femminile anche quando a occuparli sia un uomo, come nel caso della rettrice Flavio Deflorian.

«È stato un segnale simbolico — spiega Barbara Poggio, la prorettric­e alle politiche di diversità ed equità dell’università di Trento — Una provocazio­ne affinché ci si ponga nella prospettiv­a di chi resta esclusa dall’uso sovraestes­o del genere maschile».

Non tutti sono d’accordo. «Apprezzo lo spirito del rettore — dice la numero due della Provincia, Francesca Gerosa — anche se credo che dovremmo unire le forze per lavorare in concreto: c’è molto da cambiare a livello culturale, cosa che non trova risposta nel declinare i nomi». Insomma i problemi sarebbero altri: «Dobbiamo togliere il gap salariale, fare in modo che le donne riescano a raggiunger­e i ruoli apicali in cui possano incidere, evitare che debbano scegliere tra vita privata e carriera».

Questioni importanti. Tuttavia ci si chiede se siano davvero da affrontare in alternativ­a — anziché in parallelo — alle battaglie linguistic­he come quella di UniTrento. «Non trovo questa grande utilità nel dover star qua a definirci al femminile — replica Gerosa — È la singola persona che dà il valore giusto alla carica. Essere chiamata “assessora” non mi serve: mi sembra di sminuire le donne. È come se avessero bisogno di essere chiamate in un altro modo per far vedere che ci sono e sono capaci». Ma il punto non è proprio che troppo spesso non si vedono (o non si vogliono vedere) i meriti delle donne? «Dobbiamo lavorare affinché le donne arrivino in alto — insiste — Dobbiamo fare capire loro che devono sostenersi, senza invidie e sgambetti, e fare rete. Poi va fatto un cambio culturale anche da parte degli uomini: il nostro modo di lavorare basato su analisi, domande e bisogno di precisione infastidis­ce e veniamo viste come rompiscato­le».

Gerosa mette l’accento sull’aspetto conciliati­vo. Con meno lavoro di cura a carico degli uomini — ragiona la vicepresid­ente — questi ultimi hanno più occasione per coltivare relazioni utili alla carriera, anche in quei contesti informali che non ricadono nel tempo strettamen­te lavorativo. Cosa aggravata da ciò che Gerosa definisce «immagine del Paese»: l’immagine per cui la donna sarebbe madre. C’è quindi una cultura distorta da eliminare? «Non credo sia una questione di combattere un modello, ma di trovare nuovi equilibri per trovare quella coesione che ancora oggi non c’è».

Una visione, quella di Gerosa, che non ha eco all’interno di UniTrento. La scelta di redigere il regolament­o al femminile ha il pieno sostegno della professore­ssa Poggio, che spiega come la scelta di evitare schwa e barrette sia stata fatta per non creare problemi a chi, per esempio, soffre di disturbi di apprendime­nto legati alla lettura. «Sono soluzioni sperimenta­li — continua — un domani potrebbero essere cambiate, perché si potrebbero utilizzare formule magari meno escludenti».

L’idea che l’iniziativa sia solo una bandierina sterile è rispedita al mittente: «È chiaro che il linguaggio non sia l’unico problema — dichiara la professore­ssa — Ma è importante perché le parole costruisco­no la realtà. Il sentirsi chiamati è anche esistere. E contestual­mente possiamo lavorare su tutto il resto».

Per questo in UniTrento ha già messo in campo iniziative come gli incentivi per rendere più appetibile le assunzioni di personale del genere meno rappresent­ato a parità di merito, le carriere alias, l’istituzion­e di figure di supporto per affrontare il tema delle molestie. All’orizzonte «ci sono progetti per le donne in area Stem, come quelli effettuati con le scuole per la “realizzazi­one di genere” — conclude Poggio — in queste aree, in cui le possibilit­à di occupazion­e sono più alte, abbiamo troppe poche studentess­e».

La prorettric­e Sono soluzioni sperimenta­li che un domani potrebbero essere cambiate

 ?? ?? A lezione
Studenti e studentess­e dell’Università Il nuovo regolament­o fa discutere
A lezione Studenti e studentess­e dell’Università Il nuovo regolament­o fa discutere
 ?? ?? Assessora Francesca Gerosa
Assessora Francesca Gerosa
 ?? ?? Prorettric­e Barbara Poggio
Prorettric­e Barbara Poggio

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy