La dottoressa cerca le analisi dell’ex marito: scatta l’esposto
C’è proprio da dire: «Quando il diavolo fa le pentole ma non i coperchi» Se, infatti, nel 2014, fu proprio la scoperta di un caso di Aids, scoppiato in seguito ad un accesso abusivo al sistema Medarchiver, ad attivare il Garante della privacy e costringere l’Asl ad «oscurare» il programma di gestione dei dati sanitari utilizzato a Bolzano e Merano. Ora la stessa sorte rischia di toccare a Ikis, il software realizzato con consistenti investimenti economici, dalle allora autonome Unità sanitarie locali di Brunico e Bressanone. Anche a dieci anni di distanza è stato un caso analogo a richiamare l’attenzione dell’Ufficio di protezione dei dati personali sulle negligenze dell’Asl in fatto di protocolli di accesso ai suoi sistemi informatici. A spiegarlo è proprio il provvedimento del garante che ricostruisce tutta la vicenda.
«L’accesso è stato effettuato da parte di una dipendente, professionista sanitaria, al dossier sanitario di un paziente, suo coniuge, non in cura presso la stessa nel periodo intercorrente i fatti. Attraverso tali e ripetuti accessi la predetta professionista ha visionato esami di laboratorio del marito (oggi ex-marito) al di fuori del suo percorso di cura ed a sua insaputa». Secondo quanto dichiarato dalla stessa Azienda sanitaria è stato avviato un procedimento disciplinare nei confronti della dottoressa non appena l’abuso è risultato palese. Tuttavia, successivamente, come afferma l’Asl, il procedimento è stato sospeso poiché l’interessata ha informato la commissione disciplinare della presentazione a suo carico di formale denuncia/querela in relazione all’ipotesi di reato di cui all’articolo 615 ter del Codice Penale. Così tutto si è fermato in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Intanto La curiosità (o l’interesse?) di una ormai ex moglie che è finita col costare cara all’intera struttura provinciale.