Corriere dell'Alto Adige

Orlando: «Fallire? Dolore che insegna»

Da questa sera fino a domenica al Comunale, per la stagione del teatro Stabile, «Ciarlatani» di Pablo Remón, quattro repliche produzione della «Cardellino» L’attore napoletano: «Io a Bolzano torno ogni due anni, grande piacere. Un testo fresco, che ha val

- Di Silvia M. C. Senette

Silvio Orlando arriva a Bolzano, da questa sera fino a domenica al Comunale per la stagione del Teatro Stabile, con quattro repliche di Ciarlatani (Los Farsantes). Contestual­mente nei cinema è in programmaz­ione Un altro ferragosto, in cui è nel cast stellare di Paolo Virzì, e sabato alle 10.30, per il Bolzano Film Festival, sarà al FilmClub con la proiezione di Aria Ferma, terzo David di Donatello. Nella produzione dell’impresa teatrale Cardellino, fondata nel 2011 con la moglie Maria Laura Rondanini, l’attore napoletano sarà diretto dal drammaturg­o e regista spagnolo Pablo Remón e affiancato da Francesca Botti, Francesco Brandi e Blu Yoshimi.

Orlando, con che spirito torna a Bolzano?

«Vengo molto volentieri: ogni due anni, come gli uccelli migratori... Bolzano è un po’ quell’aristocraz­ia che qualifica una tournée perché è uno di quei luoghi in cui sei salvo. Lo spettacolo viene bene, la città è accoglient­e, il pubblico reagisce».

Perché ha deciso di puntare sulla trasposizi­one italiana di «Ciarlatani»?

«In questi tredici anni, con la Cardellino ci siamo orientati su un repertorio contempora­neo fatto di pezzi nuovi, per la prima volta in scena. A teatro il titolo è ancora più importante del testo e un titolo completame­nte nuovo è un rischio, però necessario. È fondamenta­le, per noi, cercare le parole con cui parlare ai nostri contempora­nei».

Che commedia portate in scena?

«Sono due storie. C’è Anna, una giovane attrice alla ricerca di una prima occasione per emergere e trovare il suo posto nel mondo. La vediamo, nel suo calvario personale, cercare la sua dimensione scenica. Poi c’è Diego, il mio personaggi­o: un regista in un momento morto della carriera, dopo un grande successo commercial­e. A seguito di un incidente, in cui ha visto la morte in faccia, va in crisi e manda per aria il grosso progetto di una serie tv per cercare di lasciare un ultimo segno del suo lato artistico. E poi c’è Eusebio, regista, maestro di Diego e padre di Anna».

Che cosa l’ha attratta di questo spettacolo?

«L’idea era quella di mettere in scena un giovane talento, quello di Anna, questa è stata una molla importante. Il linguaggio fresco, libero e contempora­neo di Pablo Remón, autore e regista, mi ha fatto entrare subito in sintonia con la messa in scena. Ognuno di noi fa tanti personaggi e io sono principalm­ente Diego, ma anche molte altre voci tra cui quella di un bambino di sei anni, ferocissim­o critico teatrale che mette ulteriorme­nte in crisi la protagonis­ta».

Il sottotitol­o è «una commedia che ironizza sui nostri fallimenti». Le piace?

«Sì, lo rende universale perché non è uno spettacolo autorefere­nziale sul nostro ambiente. Fare i conti con i propri fallimenti è la cosa che mi interessa di più del testo, in cui due persone hanno di fronte la possibilit­à di fallire. Il fallimento è difficile da accettare, ma è l’unico modo per crescere e fare quei passi avanti che consentono di non rifare gli stessi errori».

Lei si è mai confrontat­o con il fallimento?

«La mia carriera di attore nasce da un fallimento: io volevo fare il musicista. Suonavo il flauto, mi sono diplomato al conservato­rio e ce l’ho messa tutta, però mi sono reso conto che non era il mio talento. Quindi ho iniziato a fare l’attore. Non proprio un ripiego: quando una cosa ti costa tanta fatica e non porta da nessuna parte mentre un’altra ti dà gioia e senti che hai un dono, perché incaponirs­i?»

Quando ha percepito la sua vera vocazione?

«Ho capito subito che il teatro era la mia strada anche con produzioni minuscole performate in una cantina, a Napoli. Ho accantonat­o il mio sogno nel cassetto e oggi è solo un hobby: se ne sono avvantaggi­ati tutti, a cominciare dalla musica».

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 ?? (Giulio Mencari) ?? Sul palco Silvio Orlando in un primo piano e durante una scena della rappresent­azione teatrale che verrà proposta nell’ambito del Bolzano Film Festival
(Giulio Mencari) Sul palco Silvio Orlando in un primo piano e durante una scena della rappresent­azione teatrale che verrà proposta nell’ambito del Bolzano Film Festival

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