«Auto incendiata su commissione», due condanne
Un anno al presunto mandante. Pena severa per l’autore dell’incendio. Gli screzi tra vicini e il rogo
Un regolamento di conti, ci sarebbe questo, secondo la tesi dell’accusa, dietro all’incendio di un’auto divampato a gennaio del 2019. Una ricostruzione che ha convinto la giudice Greta Mancini anche se il presunto mandante è stato condannato a un anno di reclusione per il danneggiamento del parabrezza e dei finestrini della Hyunday i30 blu del vicino di casa e contro di lui ci sarebbero solo le dichiarazioni di un minorenne, poi sparito, e giudicato dal Tribunale dei minori.
Tutto questo, però, non è bastato a convincere la giudice ad assolvere l’uomo, assistito dall’avvocato Andrea Stefenelli,
che dovrà anche pagare in solido 8.00 euro di danni al proprietario della Hyunday. Al presunto autore dell’incendio, difeso dall’avvocata Nadia Ianes, non è andata meglio: è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per incendio doloso. Così ha deciso lunedì il Tribunale. Le difese hanno già annunciato l’appello.
L’episodio risale alla sera del 14 gennaio 2019. Erano le 23.30. Un violento botto aveva risvegliato la quiete cittadina. A lanciare l’allarme era stato il questore Giuseppe Garramone che aveva udito il boato. Era bastato un breve sopralluogo per scoprire il rogo. L’auto era stata incendiata utilizzando alcuni giornali e un accendino. Gli agenti della squadra volante si erano subito messi al lavoro e poco dopo avevano rintracciato i due presunti autori, un ventiseienne e un diciassettenne. Addosso a uno di loro era stata trovata la chiave inglese utilizzata per infrangere il vetro dell’auto e gettare all’interno dell’auto i giornali. Messo alle strette davanti ai poliziotti uno dei due ragazzi aveva poi ammesso di aver appiccato il fuoco. Ma dietro all’incendio c’era molto di più: uno scenario ben più inquietante che appartiene poco alla realtà trentina. Le indagini della polizia hanno infatti svelato che l’incendio era stato ordinato dal vicino del proprietario dell’auto. I due ragazzi sarebbero stati ingaggiati per incendiare la Hyundai di proprietà di un cinquantaduenne trentino. L’incendio, secondo l’accusa, era l’ultimo atto di una lunga sequela di liti tra vicini di casa, una specie di regolamento di conti dopo anni di screzi. Sarebbe stato proprio il diciassettenne a confermare alla polizia che dietro al rogo c’era un mandante, ossia il vicino dell’uomo che, però, ha sempre negato. Da qui il processo e lunedì le due condanne.
Il fatto L’episodio a gennaio del 2019, un boato aveva risvegliato la città