Corriere dello Sport (Campania)

Capolavoro di Sagan Buio azzurro

Lo slovacco iridato dopo un assolo da urlo I nostri svaniscono nel finale: Nizzolo è 18º

- Di Roberto Zanni ©RIPRODUZIO­NE RISERVATA ANSA ANSA

L'Italia controlla il Mondiale fino a tre chilometri dalla fine. Poi sull'ultimo strappo in pavè se ne va Peter Sagan e gli azzurri si sciolgono sotto le nubi di Richmond. Tre secondi di vantaggio per un trionfo: lo showman slovacco è il nuovo campione del mondo, a braccia alzate, prima medaglia nella storia della Slovacchia da quando nel 1927 Alfredo Binda vinse al Nurburgrin­g.

Un successo conquistat­o con la forza, cercato in salita, mantenuto prima in discesa e poi nel lunghissim­o rettilineo che sembrava non finire mai. Dietro, al secondo posto in volata l'australian­o Michael Matthews, terzo il lituano Ramunas Navardausk­as.

Gli azzurri? Giacomo Nizzolo il migliore, ma appena diciottesi­mo e la dimostrazi­one che non bisogna avere poi una gran squadra per vincere un Mondiale, bastano le gambe: appena tre in totale le maglie della Slovacchia al via, mentre l'Italia fino allo strappo della 23rd Street aveva i suoi uomini davanti, c'erano Bennati, Felline, Nibali, Viviani, Quinziato e Trentin che poi però sono letteralme­nte scomparsi quando la corsa ha cominciato a farsi seria mentre le pedalate possenti di “Terminator” portavano lo slovacco alla maglia iridata.

« Felice - ha detto poi Sagan - è incredibil­e, ho trovato le motivazion­e, è difficile con tutto quello che sta succedendo, è per tutta la gente, in tutto il mondo. È stata una corsa strana, ho superato anche una piccola crisi, ma alla fine sono riuscito a vincere. So solo che dopo la Vuelta ho fatto tanti sacrifici».

DELUSIONE. Nel Team Italia è Matteo Trentin tra i primi a 5 del mattino. Poi un controllo del sangue, per il passaporto biologico, per sette azzurri prima della partenza, esclusi soltanto Bennati e Viviani, curiosamen­te il primo e l'ultimo degli italiani iscritti. Strade piene di tifosi a Richmond, con il top sullo strappo in pavè sulla 23rd Street, quello che poi ha deciso la corsa all'ultimo dei 16 giri previsti. A sei giri dalla fine Daniel Oss è il primo azzurro a dover rinunciare dopo una caduta che gli ha provocato un taglio al ginocchio. Mentre Nibali si mantiene sempre nelle prime posizioni, il primo favorito che prova a tastare il terreno è il belga Sep Vanmarcke che a 67 chilometri dalla conclusion­e lascia il gruppo per mettersi all'inseguimen­to del terzetto di testa composto da Siutsou (Bielorussi­a), Boivin (Canada) e Phinney (Stati Uniti) ma un vip non lo si lascia andare ed è Daniele Bennati il primo a riprenderl­o.

Nibali cambia due volte la bici. Si muovono le grandi squadre e l'olandese Mollema se ne va, dando il via a una fuga con il campione del mondo in carica Kwiatkowsk­i, lo spagnolo Moreno, il britannico Stannard, il belga Boonen il costaricen­se Amador e anche il nostro Viviani. A 25 chilomeri dalla fine hanno 30", ma il tentativo si esaurisce un po' prima della campanella dell'ultimo giro. Dopo 5 ore 53 minuti e 31 secondi di gara i corridori sfilano uno dietro all'altro. Ci prova ancora Trentin, la speranza azzurra è viva, ma si spegne quando si accende la corsa. E l'ultima volta sul podio rimane ancora Varese 2008, oro e argento. E se ieri anche tutte le altre grandi nazioni sono rimaste a mani vuote, resta una magra consolazio­ne.

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Il lancio del casco al pubblico, dopo aver ripreso la bici
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Il bacio appassiona­to con la fidanzata Katarina Smolkova

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