Corriere dello Sport (Campania)
Capolavoro di Sagan Buio azzurro
Lo slovacco iridato dopo un assolo da urlo I nostri svaniscono nel finale: Nizzolo è 18º
L'Italia controlla il Mondiale fino a tre chilometri dalla fine. Poi sull'ultimo strappo in pavè se ne va Peter Sagan e gli azzurri si sciolgono sotto le nubi di Richmond. Tre secondi di vantaggio per un trionfo: lo showman slovacco è il nuovo campione del mondo, a braccia alzate, prima medaglia nella storia della Slovacchia da quando nel 1927 Alfredo Binda vinse al Nurburgring.
Un successo conquistato con la forza, cercato in salita, mantenuto prima in discesa e poi nel lunghissimo rettilineo che sembrava non finire mai. Dietro, al secondo posto in volata l'australiano Michael Matthews, terzo il lituano Ramunas Navardauskas.
Gli azzurri? Giacomo Nizzolo il migliore, ma appena diciottesimo e la dimostrazione che non bisogna avere poi una gran squadra per vincere un Mondiale, bastano le gambe: appena tre in totale le maglie della Slovacchia al via, mentre l'Italia fino allo strappo della 23rd Street aveva i suoi uomini davanti, c'erano Bennati, Felline, Nibali, Viviani, Quinziato e Trentin che poi però sono letteralmente scomparsi quando la corsa ha cominciato a farsi seria mentre le pedalate possenti di “Terminator” portavano lo slovacco alla maglia iridata.
« Felice - ha detto poi Sagan - è incredibile, ho trovato le motivazione, è difficile con tutto quello che sta succedendo, è per tutta la gente, in tutto il mondo. È stata una corsa strana, ho superato anche una piccola crisi, ma alla fine sono riuscito a vincere. So solo che dopo la Vuelta ho fatto tanti sacrifici».
DELUSIONE. Nel Team Italia è Matteo Trentin tra i primi a 5 del mattino. Poi un controllo del sangue, per il passaporto biologico, per sette azzurri prima della partenza, esclusi soltanto Bennati e Viviani, curiosamente il primo e l'ultimo degli italiani iscritti. Strade piene di tifosi a Richmond, con il top sullo strappo in pavè sulla 23rd Street, quello che poi ha deciso la corsa all'ultimo dei 16 giri previsti. A sei giri dalla fine Daniel Oss è il primo azzurro a dover rinunciare dopo una caduta che gli ha provocato un taglio al ginocchio. Mentre Nibali si mantiene sempre nelle prime posizioni, il primo favorito che prova a tastare il terreno è il belga Sep Vanmarcke che a 67 chilometri dalla conclusione lascia il gruppo per mettersi all'inseguimento del terzetto di testa composto da Siutsou (Bielorussia), Boivin (Canada) e Phinney (Stati Uniti) ma un vip non lo si lascia andare ed è Daniele Bennati il primo a riprenderlo.
Nibali cambia due volte la bici. Si muovono le grandi squadre e l'olandese Mollema se ne va, dando il via a una fuga con il campione del mondo in carica Kwiatkowski, lo spagnolo Moreno, il britannico Stannard, il belga Boonen il costaricense Amador e anche il nostro Viviani. A 25 chilomeri dalla fine hanno 30", ma il tentativo si esaurisce un po' prima della campanella dell'ultimo giro. Dopo 5 ore 53 minuti e 31 secondi di gara i corridori sfilano uno dietro all'altro. Ci prova ancora Trentin, la speranza azzurra è viva, ma si spegne quando si accende la corsa. E l'ultima volta sul podio rimane ancora Varese 2008, oro e argento. E se ieri anche tutte le altre grandi nazioni sono rimaste a mani vuote, resta una magra consolazione.