Corriere dello Sport (Campania)
Dal Galles una lezione per ricostruire l’Italia
Squadre entrambe decimate, rendimento però agli antipodi. Questione di talento, ma anche di personalità
«C'è da far fare il salto di qualità a un'intera generazione. Ci vorrà del tempo». A dirlo non è un giornalista prevenuto o un tifoso disamorato. Sono parole di Quintin Geldenhuys, 34 anni, una delle colonne per esperienza e personalità dell'Italia che sabato ha balbettato rugby contro il Canada. Una vittoria è una vittoria, specie per una squadra che in due stagioni ne ha raccolte appena 4 in 27 partite, ma è il modo in cui è venuta a lasciare in bocca lo stesso sapore di una sconfitta. Perché il futuro oltre questa Coppa del Mondo ha contorni estremamente confusi e c'erano più promesse nella beffa pre-mondiale di Cardiff (19-23) che in questo stentato successo (23-18) contro gli entusiasti, aggressivi ma più modesti canadesi.
E le assenze non possono, non devono essere un alibi per una squadra del Sei Nazioni nel momento in cui affronta una Tier 2 che si ritrova assieme poche settimane l'anno. In questa Coppa del Mondo ci sono due squadre che stanno raschiando il fondo del barile: il Galles e l'Italia. Il XV di Gatland ha perso in un mese sette tre-quarti e un pilone. Contro l'Inghilterra, i due Williams (Liam e Scott) e Amos si sono infortunati nel giro di 4'! L'Italia ha cominciato a perdere i pezzi nei test pre-mondiali (ancora vivissimi complimenti a chi li ha pianificati): Benvenuti, Garcia (ora recuperati) Esposito, Morisi e il capitano Parisse. Poi ha salutato Masi e ora Ghiraldini. Bene: sabato il Galles ha vinto a Twickenham con l'Inghilterra e capottato il Mondiale. l'Italia è an- data ad una decisione (corretta) del TMO dal crollare con il Canada.
La differenza sta, certo, nel talento e nella profondità della scuola gallese, ma anche nella mancanza di carattere e personalità di parte del- la squadra azzurra. Il guaio, come dice Geldenhuys, è che una generazione di leader sta passando il testimone e fatica a trovare chi lo raccolga. E' bastato far entrare Mauro Bergamasco (7 placcaggi in 22') per registrare una scossa. E non è solo una questione d'età: Carlo Canna, 23 anni, ha sostitu- ito all'apertura per pochi minuti un discreto Allan, colpito alla testa, ha piazzato due deliziosi calcetti di spostamento e sfiorato una meta con una bella azione personale. Mentre un "federale" denuncia: «Ci sono ragazzi che escono dall'Accademia con il fuoco dentro e che poi ritroviamo due o tre anni dopo in Nazionale caratterialmente spenti». A conferma che qualche piano della piramide scricchiola.
Ora Brunel, esterrefatto come tutti per la controprova della squadra a Leeds («Personalità? I giocatori che erano in campo contro il Canada dovrebbero averla») dovrà costruire la squadra più sul carattere che sui nomi. Anche a costo di scelte dolorose. Perché «se giochi così contro l'Irlanda domenica, perdi e pure di tanto». E non l'ha detto solo lui.
Geldenhuys onesto «C’è un’intera generazione che deve fare il salto di qualità»