Corriere dello Sport (Campania)
Adesso chiamatelo il “Pipita Stadium”
Higuain da sei mesi va sempre a segno al San Paolo una lunga carrellata di magie dalla Lazio all’Udinese
Benvenuti al « Pipita Stadium», un gol per ogni partita, l’autografo che sfila in calce agli appuntamenti in calendario dal 31 maggio scorso sino all’ultima esibizione (con l’Udinese). Stasera quasi cinquantacinquemila tifosi, record di spettatori e di incasso stagionale: benvenuti al San Paolo, che un po’ è casa-Higuain, perché c’è un momento per chiunque, per se stesso, per la propria gente, per quel sogno da vivere (assieme) ed una favola da scrivere ad oltranza.
IL PRIMO. E’ una serie pirotecnica che nasce nella malinconia, mentre intorno è festa e si stanno creando le premesse per una rimonta «impossibile»: Napoli-Lazio è 0-2 quando si sveglia Sua Maestà, che provvede con la doppietta a riequilibrare il conto, prima di andare sul dischetto e passare dall’estasi della qualificazione in Champions al tormento d’una sconfitta che matura nel momento in cui il rigore finisce tra le stelle.
IL SECONDO. Il Pipita risistema almeno l’umore nel debutto dell’anno nuovo che certifica una vita vecchia: segna di nuovo lui con la Sampdoria, ancora due volte, però è pareggio.
IL TERZO. Nella goleada con la Lazio, Higuain allunga lo score contro la propria vitti- ma sacrificale, che vede ancora «doppio», provvede ad allargare il solco d’una partita che segna la rivoluzione tattica (in campionato), esalta il tridente e conferma di vivere come immerso in una magìa.
IL QUARTO. Alla Juventus è la zampata che chiude la partita, la mette in cassaforte dopo che l’ha aperta Insigne e potrebbe riaprirla Lemina.
IL QUINTO. Quando oramai il campo ha detto che Napoli-Fiorentina è diventata una gara scorbutica, esce dal mucchio Higuain e ci pensa lui: va a rubare la palla a Ilicic, va a chiedere l’uno-due a Mertens e poi consegna tre punti che inducono a lasciarsi andare, perché «la viola» ha fatto paura, e tanto, per un tempo, e questa è l’ennesimo esame di maturità.
IL SESTO. Prima che si faccia difficile con il Palermo, quasi come una prova di forza, Higuain stavolta sceglie la sua autorità ed anche l’autorevolezza, andando a scavare dal nulla, dal limite, il vantaggio, proseguendo la sua personale rincorsa.
IL SETTIMO. E quando biso- gna abbattere il muro che serve un uomo capace di avere strategie personali, da scovare nel personalissimo repertorio. L’Udinese vacilla ma non cade, fino a quando el Pipita non avvicina ancor di più Maradona - che ha segnato per nove gare consecutive in questo stadio lasciato poi in eredità al suo bomber preferito, incapace di fermarsi negli ultimi sei mesi e testardamente deciso a rappresentare l’icona del Terzo Millennio per quella gente che manda in delirio.
Stasera allo stadio in 55 mila: record di spettatori e di incasso stagionale
IL LEADER TECNICO. Higuain è la sintesi moderna dell’attaccante completo, per Sarri «il centravanti più forte del Mondo», è il simbolo di una evoluzione d’un club che per lui ha investito quaranta milioni di euro, i due terzi di quello che ha incassato dalla cessione di Cavani. Higuain è una regola fissa in questa Fuorigrotta che ondeggia ai suoi piedi, il valore aggiunto, la macchina da gol che in due anni ed uno spicciolo di stagione è già arrivatro a quota sessantacinque e che va a sfidare l’Inter da principe dei bomber: benvenuti nel «Pipita stadium».