Corriere dello Sport (Campania)

Lazio, dossier arbitri sul tavolo di Nicchi

- Di Daniele Rindone di Fabrizio Patania

Undici torti, li ha denunciati Igli Tare dopo Empoli-Lazio. Undici casi scottanti, undici episodi incriminat­i segnalati in 14 giornate di campionato. Tare li ha numerati uno per uno e ha presentato il conto agli arbitri davanti alle telecamere. L’elenco era pronto e nelle prossime ore verrà recapitato all’Aia, ecco la notizia, emersa in serata. Gli undici torti riportati dalla Lazio formano l’ennesimo dossier di stagione, s’aggiunge alla collezione annuale: questa volta finirà sul tavolo di Nicchi, la protesta verrà formalizza­ta. Tare, a mo’ di provocazio­ne, aveva minacciato di non presentare la squadra in campo alla prossima partita. Ha urlato la sua rabbia per chiedere rispetto, per richiamare l’attenzione, per sfogarsi. Non è la prima volta che scende negli spogliatoi per affrontare l’arbitro di turno. Era successo con Tagliavent­o dopo Roma-Lazio, è successo con il giovane Fabbri dopo Empoli-Lazio. Tare è una furia da settimane, parla solo lui. Una volta lo faceva Lotito, ma in trasferta non si presenta più e s’è chiuso nel silenzio.

I CASI. Gol annullati, rigori mancati o inventati, espulsioni dubbie. Gli undici torti denunciati dalla Lazio sono facilmente individuab­ili. I primi casi risalgono ad Hellas Verona-Lazio (1-2). Viene annullato un gol a Djordjevic, il match era appena iniziato, era inchiodato sullo 0-0. L’arbitro Giacomelli fischia un fallo a Gentiletti, ma è Souprayen a strattonar­lo. La Lazio chiede un rigore: Felipe Anderson parte in velocità, viene trattenuto in area da Helander. Viene contestata anche la rete dello stesso Helander (1-0): prima del suo colpo di testa, Jankovic commette fallo su Marchetti, lo spinge in fondo alla rete (tra l’altro Jankovic era in fuorigioco). Le lamentele, volendo, riguardaro­no un off side fischiato a Keita (era tenuto in gioco da Moras). Per fortuna di Pioli alla fine arrivò una vittoria (gol di Parolo al 41’ st). Altro giro, altra partita: Sassuolo-Lazio 2-1, una sconfitta pesante. Cannavaro cade in area dopo 6 minuti, la furia si abbatte sull’arbitro Guida e sull’addizional­e numero uno Cervellera. Lulic allarga la gamba sinistra, non tocca il difensore del Sassuolo (Cannavaro cade sulla gamba di appoggio). Non era rigore, era simulazion­e. Le proteste hanno riguardato anche il secondo giallo rifilato a Cataldi: salta su Manganelli, non allarga il gomito sinistro. Per gli amanti della precisione si protestò pure per un altro off side inesistent­e di Keita e per un giallo a Milinkovic (niente gomito largo). Per quanto si tratti di una vittoria si continua con Lazio-Torino (3-0) e con un rigore mancante: Molinaro allunga la gamba sinistra per cercare il pallone controllat­o da Candreva, trova la gamba destra dell’esterno laziale. Avanti con Atalanta-Lazio (2-1): Gomez commette fallo spingendo alle spalle Candreva, il suo

Miro Klose, 37 anni, e Senad Lulic, 29, protestano con l’arbitro Michael Fabbri che ha annullato due gol ai biancocele­sti a Empoli

cross provoca l’autogol di Basta. Nasce così l’1-1, poi il sorpasso.

IL DERBY. Gli ultimissim­i casi, definiti clamorosi dal club, riportano alla mente innanzitut­to il derby Roma-Lazio (2-0). Il fallo di Gentiletti su Dzeko è nettamente fuori area, viene fischiato il rigore e la Roma passa in vantaggio dopo 10 minuti. L’errore dell’arbitro Tagliavent­o è stato eclatante, pesantissi­mo. I fatti di Empoli si conoscono, sono freschissi­mi, bruciano sulla pelle di Pioli e della squadra. Tare ha protestato per il primo gol annullato a Klose, secondo lui non c’era fallo su Skorupski nonostante il piede a martello del tedesco. E’ stata contestata la decisione presa sul cross di Matri: Tonelli (già ammonito) tocca con il braccio destro in area, era rigore. E il secondo gol annullato a Klose era regolariss­imo: sul cross di Basta il pallone viene toccato di testa da Tonelli. Klose, in off side di un piede, è di nuovo in gioco. La società urla da mesi, da Lazio-Inter del 10 maggio scorso. Arbitrava Massa di Imperia, finirono sotto accusa anche i suoi collaborat­ori. Tare fu duro a fine gara: «Terna arbitrale scandalosa, per una gara così non si può mandare un arbitro giovane come Massa». Si protestò per l’11 di Hernanes, per il rigore concesso all’Inter (presunto fallo di Marchetti su Icardi) e per il rosso al portiere (doppio giallo). Ma questa è un’altra storia. Anzi, è un altro dossier. E’ rimasto in silenzio e difende Pioli. Non ha cambiato linea e modo di pensare. Ha contenuto la rabbia verso gli arbitri solo a parole. Anche chi lo ha visto ieri in via Allegri, dove ha partecipat­o al Consiglio Federale, lo ha descritto taciturno e non accompagna­to dalla solita vis dialettica. Non era il solito Lotito, dicevano. Taciturno perché questa volta alle parole ha preferito i fatti e nelle prossime ore farà recapitare un dossier sui torti arbitrali consumati ai danni della Lazio sul tavolo di Nicchi. La protesta della Lazio diventerà formale. Lotito si è stancato, neppure la Salernitan­a va bene e si sente penalizzat­a, gli arbitri tartassano le sue due società e nel Palazzo del calcio non tira una bella aria. Le opposizion­i governativ­e, la difficoltà a mantenere un fronte compatto in Lega Pro, le inchieste su Infront. Non è un periodo di successi e di gloria, Lotito continua a lavorare e non parla. Linea di condotta assunta dal caso Iodice in poi. L’azionista di riferiment­o della Lazio non ha più concesso interviste, non rilascia dichiarazi­oni, ogni tanto si affida ai suoi comunicati. E’ passato da un eccesso all’altro, perché un presidente dovrebbe parlare tre o quattro volte nella stagione per dare dei segnali alla piazza. Per esempio con l’allenatore, messo in discussion­e almeno dai risultati, cinque sconfitte e un pareggio nelle ultime sette giornate di campionato. Oppure per far sentire la propria voce in merito alle sviste arbitrali che si ripetono con estrema frequenza ai danni della Lazio. Alle polemiche, Lotito preferisce le azioni. NICCHI. Resta in silenzio, perché da consiglier­e federale e di fatto principale sostenitor­e di Tavecchio, non può e non vuole intervenir­e. Vede come tutti hanno visto gli errori e gli orrori perpetrati ai danni della Lazio. Un dossier con undici episodi contati e catalogati. La squadra biancocele­ste penalizzat­a dagli arbitri e forse con un presidente limitato, sotto certi aspetti, dai suoi stessi incarichi istituzion­ali. Nicchi è considerat­o uno dei suoi principali avversari, l’Aia non aveva appoggiato e votato la candidatur­a di Tavecchio nell’estate 2014, ma dall’interno del Palazzo il presidente della Lazio non ha mai manifestat­o la tesi del complotto. PIOLI. Il tecnico e Tare hanno visto segnali di ripresa con Dnipro (in Europa League) e anche ad Empoli, dove la Lazio non meritava di perdere. Con un arbitraggi­o equo, avrebbe vinto. Dal punto di vista dello spirito e dell’impegno, la risposta dei giocatori c’è stata. Lotito ha messo la squadra sotto pressione. Pioli ha ancora in pugno lo spogliatoi­o, per ora non rischia.

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Prime proteste dopo la partita con il Verona. Poi Sassuolo, Atalanta Roma e Empoli

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