Corriere dello Sport (Campania)

Il Tyson britannico nomade “scorretto”

- Di Lorenzo Scalia di Gabriele Marcotti

Di Michael Jordan ne nasce uno ogni cent’anni: il suo patrimonio non ha confini, da leggenda del basket planetario è passato in un lampo a dirigere da presidente la franchigia Charlotte Hornets nel post carriera. Lo stesso vale in ambito femminile, dove Maria Sharapova si può permettere il lusso di produrre caramelle girando i circuiti con la racchetta in mano, da Montecarlo a New York. Esempi che stonano con la realtà: perché la maggior parte degli atleti non sa cosa fare quando arrivano i titoli di coda sulla vita sportiva, quando accanto al loro nome si inserisce la parola “ex”. Tanto corta quanto brutta.

Per questo motivo è stato lanciato il progetto “EduCare Sport” da Bnl Gruppo BNP Paribas, in collaboraz­ione con il Coni (insieme dall’Olimpiade di Roma 1960, da oltre 50 anni). Il programma prevede una serie d’incontri gratuiti su temi legati al “dopo carriera” (andranno in scena da gennaio in poi tra Milano, Treviso, Bologna, Formia e Roma) per formare gli atleti su argomenti economico-finanziari e motivazion­ali. Si parlerà di possibili formule di credito, microcredi­to e strumenti a sostegno dell’imprendito­ria (info su educare.bnl.it). Insomma, servono idee, progetti e voglia di imporsi fuori da un campo, una piscina o un tatami.

CONI E BNL. «Questa è la giusta direzione, ci sono già molte aziende che investono nello sport a livello di corporate. Questo progetto è diverso e concreto. Il tema è: cosa si deve fare da grandi? In questa direzione Bnl mette in condizione gli atleti di affrontare il futuro in maniera efficace e ottimistic­a. Molti potranno giocarsi la carta di un’attività imprendito­riale, accompagna­ti in maniera pratica. Siamo in fase di star up, sono certo però che se ne parlerà a livello internazio­nale. Sembra quasi ovvio, scontato, invece è innovativo al massimo», ha detto in apertura Giovanni Malagò, padrone di casa nel Salone d’Onore del Coni.

Sulla stessa lunghezza le parole di Luigi Abete, presidente di Bnl: «L’obiettivo è quello di entrare nel mondo dello sport offrendo un’opportunit­à a chi ha un problema da affrontare a livello di prospettiv­a futura. Faremo quello che deve fare un’impresa: fare progetti intorno alla persona, con un’identità forte».

DENTRO LA MENTE. Alla presentazi­one, una sorta di talk show diretto da Antonello Piroso, ha preso la parola anche la psicologa Marisa Muzio: «Il patrimonio di competenze è inconsapev­ole per chi fa sport agonistico: coraggio, responsabi­lità, decisioni e saper lavorare per obiettivi sono le caratteris­tiche di un top manager. Caratteris­tiche che non si devono disperdere, che si possono incanalare in altre direzioni. Inoltre lo sport impone un continuo momento di conoscenza con te stesso».

ESEMPI VINCENTI. In Italia c’è chi si è già creato una seconda vita. Cambiando abitudini, ritmi, misurandos­i con clienti, fornitori e numeri. Jury Chechi, dopo aver dominato agli anelli (due medaglie olimpiche), ha aperto un agriturism­o vicino Ascoli, dove produce vino. La scalata più impression­ate è quella di Alberto Nobis: nel 1990 alzava una Coppa Campioni di pallavolo a Modena, oggi è a.d. di Dhl e in passato ha lavorato come “finance controller” per Heinz.

Dalle mete alla cucina: è il percorso di Fabio Ongaro e Salvatore Perugini, due carriere vissute in mischia, che hanno lanciato il marchio “UnoDue” (i numeri di maglia di quando giocavano a rugby) nel ramo della ristorazio­ne. Tutti insieme hanno portato sotto i riflettori le loro esperienze extrasport­ive dimostrand­o che le luci della ribalta posso continuare a brillare anche da imprendito­ri o manager di successo. Descrivere la sua esistenza come "colorita" è persino riduttivo. Non basterebbe aggiungere "controvers­a, combattuta, imprevedib­ile, sofferta, pericolosa". Dusseldorf è il classico crocevia nella vita di Tyson Fury, nuovo campione del mondo. La sua vittoria, sorprenden­te per quanto inattesa, su Wladimir Klitschko ha regalato al "Guerriero Gipsy" (anche se lui per la precisione fa parte dei "Pavee", un popolo nomade di origine irlandese) una nuova notorietà. Planetaria, internazio­nale. Che ha fatto dire ad un altro ex campione del mondo, Lennox Lewis, che ora Fury "dovrà imparare a comportars­i".

Perché non mancano gli inciampi, gli errori, gli scatti di ira e la violenza nei 27 anni del nuovo campione. Centrale nella sua crescita ma soprattutt­o nella passione per la boxe, suo padre John Fury, un nomade che nei primi anni '80 si dilettava come pugile amatoriale, fino a sfiorare l'appuntamen­to per il titolo britannico. Il nome, Tyson, è un omaggio a Mike Tyson, di cui suo padre, oggi anche allenatore, era un tifoso accanito. Nato nel 1988 prematuro di tre mesi, pesava poco più di un chilo. Eppure è riuscito a sopravvive­re come gli altri tre fratelli, nonostante sua madre fosse rimasta incinta ben 14 volte.

Conosce presto la boxe, Tyson, così come quella che diventerà la sua futura moglie. IncontraPa­risquandoe­ntrambi hanno 15 anni, in occasione del matrimonio di un comune amico. L'anno dopo si è fidanzato, nel 2009 c'è l'altare. La stessa donna alla quale Tyson, neo-campione del mondo, ha voluto dedicare una serenata in mondo-visione con ancora i guantoni addosso. Come da tradizione per i Pavee, Tyson non ha mai dormito con la sua futura moglie prima delle nozze. Oggi hanno due bambini, Venezuela (cinque anni) e Prince (tre) che Tyson avrebbe voluto però chiamare Gesù. Solo la ferma opposizion­e della moglie ha scongiurat­o quella che sarebbe potuta essere una blasfemia.

LAGAFFE. Nel 2013 la prima gaffe a causa delle sue idee ultrareazi­onarie: viene multato dalla Federazion­e Boxe per tremila sterline per aver definito "amanti gay" David Price e Tony Bellew. Non sembra aver imparato la lezione. Prima dell'incontro con Klitschko ha paragonato l'omosessual­ità alla pedofilia. "Chi avrebbe mai pensato negli anni '50 che l'omosessual­ità e l'aborto sarebbero stati legalizzat­i. E magari in futuro legalizzer­anno anche la pedofilia".

Lo scorso anno la sua abitazione è stata assalita da piromani ma fortunatam­ente nessuno si è fatto male: tutta la famiglia si trovava in Francia dove Fury si stava allenando. I suoi idoli, stranament­e, non sono però dei pugili, ma due stelle del Manchester United, Roy Keane ed Eric Cantona, entrambi famosi per il loro temperamen­to irriducibi­le. Ha anche sofferto Tyson di depression­e, ma quando è sul ring - giura - non potrebbe Da dilettante Tyson FURY ha rappresent­ato sia l’Irlanda (da dove proviene la sua famiglia) che l’Inghilterr­a (dove è nato, a Manchester, il 12 agosto 1988). Nel luglio 2011 è passato tra i pro’: esordio con vittoria ai punti su Dereck Chisora. Due anni più tardi è sbarcato negli Stati Uniti, e ha vinto per ko contro l’ex iridato Steve Cunningham. Nel frattempo ha scalato le classifich­e. Il preludio alla notte di Dusseldorf sono stati i due incontri, vinti, nell’ultimo anno: contro Chisora e Christian Hammer. Infine è toccato a Klitschko: la 25ª vittoria tra i pro’ (18 ko). essere più felice. Sempre più attivo coi social network, è diventato ormai virale il video in cui mangia un melone dopo averlo aperto in due con una testata. Nel 2011 suo padre è stato arrestato per aver cavato un occhio ad un uomo durante una rissa. Ma in Germania c'era, a bordo ring, come domenica quando nella conferenza stampa del dopo incontro ha conquistat­o la scena urlando tutta la sua gioia per la vittoria del figlio: «Sono il padre più orgoglioso al mondo».

IL RITORNO. Il giorno dopo l'impresa, Tyson, nonostante gli oltre 5 milioni di euro vinti, ha scelto di tornare a casa esattament­e come era venuto: nessun jet privato, in auto fino a Rotterdam, battello per Hull, quindi arrivo a Manchester dopo una notte in viaggio. Ai giornalist­i che lo aspettavan­o davanti a casa si è presentato in abito sartoriale ma ai piedi calzini bianchi e infradito. «Ho sempre detto che vincere il titolo mondiale, essere davanti ai riflettori, non mi avrebbe cambiato», ha sorriso d'orgoglio. Sembra voler essere di parola.

Malagò: «Sembra scontato, invece è un’idea innovativa» Abete: «Si progetta sulle persone» Il padre gli ha dato il nome in onore di Super Mike. Lui voleva chiamare il figlio Gesù

Ce l’ha con i gay e con l’aborto, Keane e Cantona i suoi idoli. Ha sofferto di depression­e

 ??  ?? Un pugno di Tyson Fury, 27 anni, va a segno sul volto di Klitschko, 39
Un pugno di Tyson Fury, 27 anni, va a segno sul volto di Klitschko, 39
 ??  ?? Luigi Abete con Giovanni Malago e, sopra, i presidenti di Bnl e Coni assieme agli ex atleti
Luigi Abete con Giovanni Malago e, sopra, i presidenti di Bnl e Coni assieme agli ex atleti
 ??  ?? Tyson Fury, 27, con la maglietta celebrativ­a del titolo mondiale
Tyson Fury, 27, con la maglietta celebrativ­a del titolo mondiale
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